Welfare

Welfare e sindacati ai ferri corti sulla vicenda dei subentri

Si é aperto un fronte di duro confonto in materia.

di Benedetta Verrini

Sul tema delle regolarizzazioni dei lavoratori extracomunitari si è aperto un fronte di duro confronto tra il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, e i sindacati. Il nodo riguarda la questione del subentro di un nuovo datore di lavoro (in seguito alla cessazione dell?originario rapporto) in corso di procedura di regolarizzazione. L?ammissibilità del subentro era stata concordata prima a Milano, il 25 marzo, in un accordo firmato tra prefettura e parti sociali, in cui si disponeva che il lavoratore extracomunitario rimasto senza occupazione dopo aver presentato la domanda di regolarizzazione, poteva essere assunto da un nuovo datore di lavoro e non perdeva, quindi, la possibilità di essere incluso nella sanatoria. Tutto risolto? No, perché il giorno successivo il ministero del Lavoro ha sospeso il protocollo di Milano “in via cautelativa”, per valutarne l?ammissibilità in relazione alla legge Bossi-Fini. Pochi giorni più tardi, il 3 aprile, con una circolare del ministero degli Interni (circ. n. 2), il governo ha dato via libera al subentro, recependo lo spirito di quel primo accordo. Nella circolare n. 2 si legge che “per venire incontro alle obiettive esigenze dei lavoratori stranieri licenziati o comunque rimasti senza lavoro, spesso facili preda della criminalità, d?intesa con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali si è ritenuto di stabilire specifiche modalità procedurali”. Tra queste, è richiesto al nuovo datore di lavoro di comunicare per iscritto l?assunzione alla prefettura competente, indicando il numero della cedola dell?assicurata postale relativa all?istanza presentata a suo tempo a favore dello stesso straniero. Quando sembrava tutto a posto, dunque, è arrivato un nuovo colpo di scena: il ministero del Welfare ha diffuso una nuova circolare (n. 13, 8 aprile 2003), con ?precisazioni? riguardanti il documento emanato dal Viminale. Secondo quanto puntualizza l?ufficio di Maroni, infatti, lo straniero che ha perso il lavoro potrà essere assunto da un nuovo datore di lavoro solo dopo la convocazione di questo da parte della prefettura. Così “si apre una fase buia in cui il rapporto con il nuovo datore di lavoro non sussiste” avverte la Cgil (e, sugli stessi toni, anche Cisl). “L?immigrato è, perciò, a rischio di espulsione o costretto a lavoro irregolare, e lo stesso nuovo datore di lavoro è a rischio di multe e penali”.


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