Il primo formaggio in memoria di Agitu, a forma di cuore, è stato prodotto la mattina di sabato 14 ottobre, a Muyinga, in Burundi. «È stato un momento emozionante, per noi che la conoscevamo bene e desideravamo trovare un modo concreto per ricordarla», racconta Mauro Dossi, il presidente dell’associazione di volontariato Il Melograno di Brentonico, in Trentino.
«Con questo progetto offriamo una nuova opportunità di lavoro e reddito a 450 allevatori e allevatrici della regione poverissima del Burundi, dove operiamo da oltre vent’anni. Il nostro progetto porta avanti proprio i temi cari ad Agitu: la difesa della terra e l’emancipazione femminile».
Sociologa-pastora-imprenditrice
Agitu Ideo Gudeta era nata nel 1978 ad Addis Abeba. Era venuta in Italia la prima volta per studiare. Dopo essersi laureata in Sociologia a Trento, aveva deciso di tornare in Etiopia e impegnarsi per la sua gente. Ma nel 2010 era stata costretta a fuggire, per essersi opposta all’accaparramento delle terre da parte di una multinazionale. Allora era tornata in Trentino, che considerava la sua seconda casa. Era diventata un’imprenditrice di successo, una pastora e produttrice di formaggio di capra di altissima qualità, premiato anche da Slow Food.
Tre anni fa, è stata uccisa brutalmente dal suo collaboratore, lasciando sotto shock la comunità trentina che l’aveva accolta. «Ho avuto un’infanzia stupenda», diceva Agitu. «Credo che la vita in Trentino, in un certo senso, sia la ricerca di quella vita in comunità, con i vicini, i parenti, i cugini, in oratorio. Sono cresciuta circondata da un calore umano inspiegabile».
Un sogno lungo due anni
I volontari dell’associazione Il Melograno hanno lavorato due anni per portare a termine l’ampliamento del caseificio sociale del consorzio e installarvi le attrezzature del caseificio di Agitu. Proprio in questi giorni il progetto si conclude con la formazione degli allevatori locali da parte di due casari di Brentonico, che si sono messi a disposizione per insegnare e rendere autonomi gli allevatori locali. «Ciascuno dei 450 soci del consorzio possiede al massimo tre vacche e, tutti insieme, producono in media 600 litri al giorno. Spesso non riescono a venderlo», spiega Dossi.
«Da qui è nata l’idea di realizzare un caseificio e abbiamo pensato subito alla possibilità di dare nuova vita alle attrezzature di Agitu. Abbiamo fatto un accordo con i ristoratori di Bujumbura, la capitale, per avere la garanzia di vendita del formaggio prodotto. Il ricavato va a integrare il reddito di oltre quattrocento famiglie».
Dal Trentino al Burundi. E ritorno
Nei prossimi mesi, i casari trentini torneranno in Burundi per accompagnare il perfezionamento degli allevatori burundesi. «Le persone hanno bisogno di opportunità di lavoro, per poter rimanere nella loro terra e con questo progetto cerchiamo di fare la nostra piccolissima parte, in un contesto economico disastroso. Con la guerra in Ucraina e l’aumento del prezzo del grano, in Burundi l’inflazione sta mettendo alla fame la popolazione. In più, viene loro portata via la terra per la produzione di riso che va a finire in Cina», conclude Dossi.
Quel tentativo in Etiopia
In Etiopia Agitu Ideo Gudeta, con l’aiuto del padre, aveva cercato di portare avanti un progetto molto simile a quello de Il Melograno, prima di dover fuggire. Diceva: «Per migliorare la vita nelle campagne, ero convinta, la ricetta era insegnare ai contadini ad organizzarsi, dare loro gli strumenti, i macchinari e una formazione per utilizzare le risorse a disposizione. Perché l’unione fa la forza. Volevamo creare una cooperativa di agricoltori, renderli protagonisti del cambiamento, superando la logica assistenzialista che avevo visto in tanti progetti e che non porta a niente». A Muyinga oggi lo spirito e le idee di Agitu sono vive nel lavoro dei casari trentini e burundesi.
Le foto di Agitu Ideo Gudeta in apertura e qui sopra sono gentilmente concesse da Davide Pettarini.
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