Mondo
Eritrea-Etiopia, ma non per gioco
Tra Etiopia ed Eritrea legame difficile
Nel Como d?Africa, i volontari delle ong italiane mantengono il positivo legame dell?ltalia con quella terra. Sono un po? ovunque: in Eritrea, in Etiopia, in Somalia. Della odierna crisi fra Etiopia ed Eritrea non si stupiscono più di tanto. Hanno appreso ?sul campo? che da quel 24 maggio 1993 non è più corso buon sangue fra il governo di Addis Abeba e di Asmara, quando cioè l?Eritrea, con un referendum plebiscitario, proclamò l?indipendenza divenendo il 52esimo Paese del continente africano. Il presidente dell?associazione di volontariato internazionale Cooperazione e Sviluppo (Cesvi) di Bergamo, Maurizio Carrara, ha un?idea precisa sulle ultime scaramucce di confine: «È l?Etiopia che sta creando problemi nella regione, poiché i suoi governanti non riescono davvero a rassegnarsi all?idea che l?Eritrea sia ormai uno Stato a sé».
Cesvi ha programmi di sviluppo sia in Eritrea sia in Etiopia. Ad Addis Abeba, in particolare, i volontari dell?ong bergamasca stanno gestendo laboratori di sartoria che permettono a ex prostitute di rifarsi un?esistenza. L?impegno economico (circa 30 milioni) non è dei più forti, ma è comunque significativo, tenendo conto dell?economia locale e di un?area lacerata da decenni di conflitto civile. Carrara aggiunge: «Il governo etiope crea dei problemi anche alle stesse organizzazioni umanitarie. Problemi, per esempio, di natura burocratica: prima che una ong possa iniziare a svolgere la sua attività in Etiopia, è possibile che passi anche un anno. In Eritrea invece è tutto più semplice, probabilmente c?è maggiore libertà». In quest?ultimo Paese, Cesvi ha realizzato una scuola per la formazione professionale in stretta collaborazione con l?Associazione eritrei bergamaschi, fondata da eritrei che trovarono rifugio in Italia quasi cinquanta anni fa e che successivamente diedero vita a una delle organizzazioni di immigrati fra le più radicate in Italia.
Paolo Giovannelli
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