Cultura

Albacete, il caso Bush. “Un moralista, crede davvero di fare il bene “

L’editorialista del New York Times spiega il disagio dei cattolici di fronte a un presidente capo predicatore (di Stefano Zurlo).

di Redazione

Gli Stati Uniti sono un Paese molto religioso. Almeno a leggere i numeri: metà della popolazione la domenica va alla messa o alla funzione protestante (in Italia circa un quarto). E anche il presidente George Bush interpreta questa mentalità. Per questo monsignor Lorenzo Albacete invita a rivolgere gli occhi al cielo invece che ai pozzi di petrolio quando spiega le ragioni che hanno spinto l?America verso la guerra. Albacete ha origini portoricane ma vive a New York: insegna al seminario St. Joseph, ha buone frequentazioni alla Casa Bianca ed è editorialista del New York Times. Una conversazione con questo sacerdote cattolico può dunque essere utile per capire da vicino l?anima profonda dell?America in un momento cruciale. Vita: Monsignor Albacete, Bush è davvero convinto che Dio sia dalla sua parte? Lorenzo Albacete: Penso proprio di sì. Bush negli anni 80 ebbe problemi con l?alcol. E li superò avvicinandosi alla chiesa metodista. Da allora il presidente è convinto che Dio l?abbia illuminato e che stia con lui. Vita: Ragionamento tutto protestante. Albacete: Un ragionamento da non sottovalutare. Non dimentichiamo che il presidente degli Usa giura sulla Bibbia: “Gli Stati Uniti”, scriveva Chesterton, “sono una nazione con l?anima di una Chiesa”. E non dimentichiamo che l?America è cresciuta coniugando in un modo del tutto singolare i valori del razionalismo, espressi dai Padri fondatori, e quelli religiosi di marca protestante, portati dai Padri Pellegrini. Vita: In concreto questo cosa significa? Albacete: Almeno due cose. La prima, è difficile distinguere il sentimento patriottico da quello religioso. La seconda: in questa cultura la moralità, o se vogliamo il moralismo, è tutto. Gli Americani mettono in cima ai loro valori la libertà: bene, la libertà è autocontrollo, capacità personale di rispettare gli standard etici della Bibbia. Se Dio ti sceglie, allora tu devi fare di tutto per renderti meritevole. Vita: Dunque Bush vive il suo mandato come una sorta di missione? Albacete: In un certo senso, sì. Come ha raccontato Newsweek, al mattino, appena si sveglia, medita sulla Bibbia e legge passi di un predicatore scozzese dei primi del Novecento: Oswald Chambers. Attenzione: per il cattolico Dio, attraverso Cristo, è presente dentro la storia e cambia il mondo. Il protestante invece legge la realtà in modo più negativo, vorrei dire inforcando gli occhiali scuri del pessimismo. Il mondo è dominato dal male. Vita: E l?unica difesa è la morale? Albacete: Sì. Se Dio è con te, ti sceglie, tu devi poi dimostrare di essere con lui, di essere alla sua altezza. Devi essere coerente. La morale è un debito che l?uomo ha con Dio. Vita: Ma che c?entra questo con la guerra? Albacete: C?entra eccome. Intanto questo modo di ragionare divide il mondo, lo taglia in due, separando i buoni dai cattivi, i giusti dagli ingiusti. Bush considera la sfida all?Iraq in termini biblici e si ritiene obbligato a combattere per fede contro il male che Saddam Hussein incarna. Di più: il futuro degli Usa dipende, a suo avviso, dall?essere uno strumento di questa battaglia contro il male. Insomma, il Presidente è il predicatore-capo del suo Paese. Vita: è così dall?11 settembre… Albacete: Un fatto terribile. E Bush risponde con una crociata contro il male. Del resto ha messo insieme un?amministrazione che rende la sua presidenza un?impresa fondata, sostenuta e guidata dalla fiducia nel potere temporale e spirituale di Dio. Vita: Questo è il Bushpensiero. Ma la politica americana non è secolarizzata? Albacete: Non come pensate, superficialmente, in Europa. Il presidente è sostenuto dal movimento evangelico. Il movimento evangelico, radicato soprattutto al Sud, è ben presente nel mondo della politica: nei primi anni 80 ha preso il controllo del Partito Repubblicano. Vita: E i cattolici? Albacete: Molti ragionano in termini protestanti. Del resto la Chiesa cattolica è sempre stata considerata come il nemico numero uno della libertà. I cattolici conservatori si sono affrancati proprio legandosi agli evangelici nella battaglia comune contro la decadenza e la difesa dei valori: per esempio nella guerra dichiarata all?aborto e ai diritti dei gay. di Stefano Zurlo


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