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Caro governo, fai la tua parte
Giorgio Fiorentini, Mimmo Lucà e Franco Passuello analizzano le ragioni di colpevoli lentezze.
di Redazione
Al non profit non bastano più le pacche sulle spalle. Il recinto dei buoni in cui molti vorrebbero collocarlo gli va stretto. Eppure proprio per questo sul suo cammino continua a trovare ostacoli di ogni tipo. Nonostante il patto sottoscritto a Padova dal presidente Romano Prodi, il Palazzo continua a essere in ritardo su questioni fondamentali. Abbiamo chiesto le ragioni di questi ritardi, e delle diffidenze registrate in questi mesi, ad alcuni protagonisti delle battaglie legislative e politiche del 1998.
«Gli ostacoli che il governo pone sul cammino della legge sulle associazioni di promozione sociale sono di natura economica» dice l?onorevole Mimmo Lucà dei Cristiano Sociali, estensore del testo di legge. «Il governo, inutile nasconderselo, ha paura di rimetterci riconoscendo sgravi fiscali e tariffe postali agevolate. Le associazioni di promozione sociale, come le Acli o l?Arci, sono circa 80 mila in Italia e quindi si parla di centinaia di miliardi di sconti. La questione della deducibilità delle donazioni, mette a nudo un altro nervo scoperto: la paura dell?evasione fiscale da parte di finte associazioni. Ma io non ci sto: non si capisce perché, se le chiese hanno l?8 per mille, e la legge sulle Onlus agevola Ong, cooperative e associazioni di volontariato, non si debbano dare gli stessi strumenti alle associazioni di promozione sociale. Sono quattro anni che mi batto per questa legge. Prodi lo ha promesso a Padova, Violante ha segnalato la legge ai gruppi parlamentari che sono tutti d?accordo. Cosa aspettiamo?»
Ancora contro la diffidenza che separa molte componenti politiche ed economiche dal mondo del non profit punta il dito il professor Giorgio Fiorentini, docente all?università Bocconi di Milano, nella sua analisi della legge sulle fondazioni. «Mi stupisce che non se ne sia venuti ancora a capo» dice. «Le resistenze da parte delle fondazioni che vendono le loro azioni si basano su una fiducia molto relativa nella capacità imprenditoriale del Terzo settore. Esse richiedono che ai buoni sentimenti si unisca anche un criterio di reddività. È una tesi che capisco: forse per la difficoltà di realizzare questo la legge non si sblocca. Ma la questione è troppo importante perché non si faccia uno sforzo da una parte e dall?altra. Quindi sì, ad esempio, al microcredito agevolato per le fasce deboli che non possono dare garanzie, ma studiando la partecipazione alle decisioni e alla gestione sia da parte dei beneficiari che dei beneficiati. Il Terzo settore, specie in alcune sue parti, è maturo per farlo. E le fondazioni?».
Ma per una legge che tutto sommato non sembra lontana, altri principi che potevano affermarsi hanno subito un improvviso stop. È il caso della sussidiarietà, per cui è in corso una petizione popolare. «È importante chiamare i cittadini ad esprimere la loro volontà riformatrice su un punto così qualificante» afferma Franco Passuello, presidente delle Acli. «La sussidiarietà non distrugge lo Stato, ma allarga la sua legittimazione sociale e ne rigenera il senso, perché punta a valorizzare la cittadinanza attiva e i suoi corpi intermedi. Ora noi speriamo che partiti e Parlamento riescano a salvare per altre vie il processo riformatore. Il modo c?è, ma occorre che ci sia anche la volontà politica. La nostra petizione è una spinta in questa direzione, uno stimolo a fare di più».
Lo stesso stimolo che ha lanciato la scorsa settimana Sergio D?Antoni, espressosi pubblicamente a favore della nascita di un Forum sociale «come luogo di incontro, dibattito e decisione per avviare un più ampio processo di autonomia e di protagonismo della società civile». Oggi il segretario della Cisl precisa a ?Vita?: «La Cisl è stata tra i primi a sostenere una alleanza strategica con il Terzo settore. Il mondo del non profit è decisivo per soddisfare il bisogno di servizi per i quali l?aiuto pubblico è insufficiente. Sono attività che meritano aiuto. Solo puntando alla responsabilità della comunità verso il singolo e del singolo verso la comunità si potrà uscire dalla marginalità. E l?impegno della Cisl va in questa direzione». ?
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