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Napoli, due giorni per ridefinire la cooperazione sociale

Il 13 e il 14 ottobre nella città partenopea si terrà il convegno «Fare intraprese sociali», durante il quale si cercherà - dopo mesi di incontri e di riflessioni condivise - di chiarire e rifondare senso, valori e obiettivi dell'impresa sociale

di Veronica Rossi

Ridefinire il senso, la prospettiva e i contenuti dell’impresa sociale. È questo l’ambizioso obiettivo che si pone il convegno «Fare intraprese sociali» in programma per domani, venerdì 13, e sabato 14 ottobre a Napoli. L’evento, che si pone in continuità con l’incontro «Impresa/sociale», che si è tenuto l’anno scorso a Trieste, è organizzato dal comitato promotore della manifestazione del 2022 – persone e organizzazioni appartenenti al mondo basagliano – insieme al Forum disuguaglianze e diversità ed ha il patrocinio morale del Comune di Napoli.

«Bisogna stabilire quali sono i presupposti per ridefinire un “noi” collettivo», dice Andrea Morniroli, coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità e socio della cooperativa partenopea Dedalus. «Non c’è dubbio che un pezzo del nostro mondo abbia subito delle fortissime derive in questi anni, che sia stato schiacciato da politiche pubbliche che hanno dismesso non solo i fondi, ma anche l’attenzione politica sui temi del welfare. Ci sono state, però, anche derive interne che hanno fatto perdere un po’ equilibrio ad alcune cooperative, che sono scivolate in un’ottica di accettazione della delega pubblica, diventando colluse in forme di contenimento; da un lato, quindi, siamo orgogliosi della nostra tradizione, perché la cooperazione ha sempre rappresentato un luogo dove sperimentare forme democratiche di lavoro, in un’ottica di attenzione ai lavoratori e alle lavoratrici e di inserimento dei soggetti fragili, dall’altra c’è bisogno di ristabilire una cornice che ci riporti ad abitare una dimensione politico-culturale».

Il ragionamento sulla ridefinizione dei valori fondanti dell’impresa sociale parte da una spinta di Franco Rotelli, psichiatra collaboratore di Franco Basaglia, a lungo direttore dell’Azienda sanitaria di Trieste, che prima di morire nello scorso marzo ha lasciato uno scritto in cui, riprendendo le riflessioni nate dal convegno triestino, ha tracciato i cinque punti fondamentali dell’intrapresa sociale. Queste indicazioni richiamano la capacità di stringere legami tra persone e territori, di mettere al centro le potenzialità di tutti e tutte, cercando la bellezza, promuovendo alleanze tra il pubblico e il privato e creando economie. Il convegno, poi, parlerà di «intrapresa» e non di impresa, per una volontà precisa: allargare la riflessione e la discussione a chi si impegna ogni giorno per fronteggiare i sempre più numerosi bisogni sociali, creando uno spazi di vita, formazione, crescita e realizzazione per chi si trova in una condizione di maggiore fragilità.

«Alla fine dell’evento dell’anno scorso era stata rilanciata la necessità di incontrarsi», afferma Giovanna del Giudice, psichiatra e presidente della Conferenza salute mentale Franco Basaglia. «In questi mesi al gruppo promotore di Trieste si sono legate alcune esperienze di Napoli che fanno parte del Forum disuguaglianze e diversità; devo dire che è stato significativo essere stati capaci di lavorare per un anno vedendoci settimanalmente, allargando anche il cerchio del gruppo, a Legacoop Fvg, per esempio, ma anche ad altri soggetti culturali e intellettuali del nostro paese, che si sono impegnati sul tema del welfare».

Cinque persone sedute in un tavolo da relatori, sopra uno schermo con scritto "Impresa/sociale"

Nel corso dei mesi, sono stati organizzati anche degli incontri, in tutta la Penisola, che hanno contribuito alla formazione di un ragionamento critico e collettivo. «I cinque punti di Rotelli sono stati masticati quest’anno non solo dal gruppo di lavoro nazionale, ma anche in una quindicina di laboratori che si sono tenuti in varie parti d’Italia, dal Friuli Venezia Giulia, alla Sardegna, alla Calabria, al Veneto, alla Campania e all’Emilia Romagna », spiega Morniroli, «A oggi, più di 400 persone tra cooperatori, giovani imprenditori, rappresentanti delle istituzioni pubbliche, accademici ed educatori si sono interrogati su questi temi e li hanno messi in discussione». Si è ragionato sui territori, nei luoghi in cui le azioni vengono messe in campo, per analizzarle e ragionare sui valori della cooperazione sociale.

Uno sguardo critico, quindi, che non dimentica tuttavia quanto di bello è stato fatto – ed è ancora fatto – nel nostro Paese. «Abbiamo la consapevolezza che ci sono molti aspetti che stanno andando male, è un momento di crisi», continua Del Giudice, «ma abbiamo anche la convinzione che esistono in tutta Italia esperienze d’eccellenza, dove le persone costruiscono bene comune, salute, benessere, ricchezza sociale ed economica. Sono realtà che a volte si trovano in difficoltà a emergere, ma devono essere conosciute e riconosciute».

A Napoli, da dove l’intenzione è uscire con una Carta «aperta» dell’intrapresa sociale, parteciperanno rappresentanti della cooperazione sociale di tutta la Penisola; non sarà un punto di arrivo, ma un punto di partenza per validare e riconoscere i cinque punti di Rotelli e per sostenere il lavoro dei soggetti che, in Italia, hanno avviato e stanno avviando esperienze virtuose.

Le due giornate, oltre alle realtà organizzatrici, sono realizzate in collaborazione e con il sostegno di Legacoop Fvg, Consorzio di cooperative sociali Gesco, Consorzio Sale della terra, Dedalus cooperativa sociale, Circolo Ilva Bagnoli, Dipartimento di sociologia – Università Federico II di Napoli, associazione Officine gomitoli, Fondazione S. Gennaro, Coopfond, Salute mentale per tutti, Riprendiamoci i diritti.

L’evento è gratuito ma è necessaria la prenotazione attraverso un form online.

Le foto nell’articolo sono state fornite da Giovanna del Giudice e riguardano il convegno dello scorso anno


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