Formazione
Così rifarò la pelle al Coni
Una Camera bassa per lo sport, riservata agli enti di promozione. E più potere alle associazioni. Il Comitato volta pagina.
di Redazione
Più spazio ai movimenti di base, più potere agli enti di promozione sportiva e, soprattutto, una nuova legge che riconosca finalmente il ruolo e il valore sociale dell?associazionismo sportivo. Mario Pescante, presidente del Comitato olimpico nazionale, ha le idee chiare sul futuro ed è convinto che occorra rivoluzionare nel profondo la struttura dell?organizzazione per aprire davvero le porte allo sport per tutti. In questa intervista, Pescante anticipa a ?Vita? quale sarà il nuovo volto del Coni del Duemila, invita il governo ad avere più coraggio e ribatte alle accuse del vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni.
Presidente Pescante, in vista del congresso olimpico che si terrà in autunno, il Coni si appresta a cambiare, per meglio rispondere alle nuove esigenze dello sport professionistico e dilettantistico. Quali saranno le nuove linee guida, in particolare sul versante dello sport sociale?
Cambiamo pelle e anima. L?esigenza di mutare l?assetto istituzionale del Coni era avvertita da tempo, ma adesso siamo decisi a fare questo passo per una serie di motivi: il quadro politico è più stabile rispetto agli anni precedenti; il rapporto tra il Coni, gli enti di promozione sportiva e le Regioni è molto più chiaro. Si aggiunge un dato rilevante: su quattordici milioni di sportivi ben il 50% pratica lo sport di base. Al Consiglio nazionale dedicato interamente al Congresso Olimpico abbiamo dibattuto se non fosse opportuno per tutto il movimento sportivo italiano, affidare la gestione dello sport per tutti a chi opera da tanti anni in questo settore, cioè gli enti di promozione. La soluzione sarebbe quella di istituire una sorta di Camera Bassa dello sport, denominata Comitato Sport per tutti, costituito dalle principali federazioni sportive del Coni, gli Enti locali e gli enti di promozione sportiva, per favorire lo sviluppo dello sport per tutti. È una soluzione che ci consentirebbe di coinvolgere altri 6-7 milioni di italiani.
Il Comitato nazionale Sport per tutti, del quale fanno parte il Coni, le Regioni e gli enti di promozione sportiva, avrebbe dovuto costituire la vostra seconda gamba, quella che promuove lo sport sociale. Nonostante i buoni propositi, è rimasto tutto sulla carta. Quali sono i motivi?
Il Comitato è sorto su iniziativa del Coni. Successivamente il disegno di legge Veltroni sulle società dilettantistiche, ha riservato un apposito articolo alle funzioni e alle competenze del Comitato. La sua operatività avrebbe determinato alcuni problemi di rapporto con le Regioni e gli Enti locali, perciò abbiamo ritardato la sua azione per evitare contrasti. Presto l?attività riprenderà, in attesa che la legge vada in porto.
Il rapporto sullo sport che lei ha presentato all?inizio dell?anno riconosce l?operato del volontariato sportivo, espresso in circa 800mila operatori. Nel nostro Paese, però, l?associazionismo è lasciato a se stesso e non gode di alcuna tutela legislativa. Di chi sono le responsabilità?
Ottocentomila operatori e ottantamila società sportive rappresentano la più grande esperienza di volontariato esistente nel nostro Paese. È vero, però, che manca un provvedimento legislativo, che renda meno difficile la vita dell?associazionismo sportivo e dia soluzione ai mille intrugli di carattere fiscale, amministrativo, burocratico, visto che il Fisco considera le piccole società sportive soggetti d?imposta. Alcune società approfittano per mettere in atto operazioni speculative. Auspichiamo una legge che riconosca la funzione sociale dell?associazionismo e consenta al Coni di esercitare più attenti controllo riguardo alle attività e a finanziamenti degli enti di promozione.
Il disegno di legge Veltroni sullo sport dilettantistico giace in Parlamento, oggetto di ostruzionismo e giochi di partito. A parole tutti si dichiarano d?accordo, ma poi ne ostacolano l?iter legislativo. Perché in Italia è così difficile far decollare lo sport per tutti?
Tutti hanno responsabilità, compreso il Coni, e vanno distribuite equamente. Il governo, attraverso il progetto di legge Veltroni, parla di Autorità competente, e abbiamo temuto un tentativo di istituire un ministero dello Sport, di statalizzarlo proprio in un momento in cui si parla di privatizzazioni e di decentramento. Inoltre, il recente decreto legislativo che riguarda il riordino dei ministeri, prevede per quello dei Beni culturali anche un Dipartimento dello sport. Il vicepresidente del Consiglio ha chiarito che non si tratta di un provvedimento che lede l?autonomia del Coni. L?invito che rivolgo ai partiti è quello di non utilizzare la proposta di legge Veltroni sullo sport dilettantistico per fini ostruzionistici, ma di approvarlo per il bene dello sport.
Il vicepresidente del Consiglio Veltroni, che ha anche la delega allo Sport, recentemente ha invitato il Coni a prendere le distanze dai partiti politici. È paradossale che questo sollecito arrivi dal Palazzo. A chi si riferisce e che cosa intende dire?
È proprio paradossale che l?osservazione venga fatta dal Palazzo. Veltroni si riferisce a un parlamentare di Forza Italia e presidente di una Federazione sportiva del Coni (Aracu della federazione pattinaggio su ghiaccio). Anziché attaccare il Coni, il vicepresidente del Consiglio farebbe bene a dire che la carica di deputato e quella di presidente di una federazione sportiva non sono compatibili. Non vorrei che si fosse trattato di un attacco per non rimanere in difesa, come si usa fare nella scherma quando si è ai limiti dell?uscita del campo. Il Coni non è mai stato preda dei partiti. Quando Veltroni afferma che non si deve andare nelle segreterie dei partiti, rispondo che in trent?anni non ne ho mai visitata una.
Il protocollo d?intesa fra Coni e ministero della Pubblica istruzione dovrebbe sancire il decollo dello sport scolastico. Gli insegnanti di educazione fisica vi accusano di voler dare l?assalto ai bambini della scuola elementare e media, grazie alla presenza dei vostri istruttori, che hanno una formazione agonistico-selettiva in contrasto con gli intenti educativi e formativi dell?esperienza sportiva scolastica. Che ne pensa?
Il rapporto tra lo sport e la scuola rappresenta uno dei fallimenti della politica italiana. Registriamo un?arretratezza che non esiste in altro Paese europeo, visto che siamo gli unici a non promuovere l?attività motoria nella scuola elementare. Questo fa sì che i bambini diventino oggetto di iniziative speculative, come i corsi a pagamento di pseudoginnastica correttiva diretti da maneggioni, e politicizzate perché le palestre scolastiche aperte al territorio sono state date in gestione agli enti di promozione sportiva legati ai partiti che governano l?ente locale. Soldi e politica sono i binari sui quali si muovono molte società sportive. In passato vi sono state anche responsabilità del Coni per aver incoraggiato i bambini all?avviamento precoce dello sport, ma a questa età chi nuota secondo i tempi del cronometro si stufa e abbandona.
La convenzione tra Coni e ministero della Pubblica istruzione si propone di consentire ai bambini di fare sport a scuola, affidando la formazione ai maestri, coordinati dagli insegnanti di educazione fisica. Vogliamo sottrarli alla speculazione e far sì che sia la scuola a riappropriarsi degli alunni, senza appaltarli ad altri. Se non riusciremo in questo intento tutto il mondo dello sport subirà una cocente sconfitta. Investiremo nella scuola, perché è un luogo dove passano tutti. Altrimenti lo sport sarà seguito solo in televisione, ma in tal caso a perdere sarà l?altro sport. ?
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