Volontariato
Bilanci sociali ecco chi ci prova
A alcuni resta un intenzione . Ora vi raccontiamo cosa si e' mosso negli ultimi anni .
Bilanci sociali. Un concetto da poco introdotto nel gergo delle compagnie italiane; e non in molte, a dire il vero. L?esempio proveniente da Paesi come Stati Uniti, Germania e Francia, ossia quello di stilare ?un documento che misura l?impatto esercitato da una determinata organizzazione nella società civile nel corso dello svolgimento della sua attività? (secondo la definizione dell?American accounting association), è stato recepito solo da alcune aziende nazionali.
È il caso di Eni, Fiat e Telecom, che hanno affiancato ai propri bilanci d?azienda una sorta di rapporto sulle proprie attività a favore della società. Come i progetti di sviluppo in Africa finanziati dall?Eni o il progetto Fare per il riciclaggio di vetture da rottamare di Fiat.
Società come Coop e Unipol si sono, invece, maggiormente orientate verso il rilievo sociale per i propri associati. Coop, per esempio, a vantaggio dei propri soci ha speso nel ?96 circa 194 miliardi, mentre per il consumatore, sotto forma di sicurezza e informazione, circa 24 miliardi; gli investimenti nella società civile, sotto diverse forme, sono stati di circa 235 miliardi.
Solo in alcuni casi ci si trova di fronte a delle vere e proprie rendicontazioni dell?impatto totale che l?azienda ha sulla società. È il caso di Zanussi, Credito Valtellinese, Banca Popolare di Lodi, Banco di Sardegna, Società Autostrade. L?idea comune, che si può rintracciare in ogni ?bilancio sociale? di queste aziende, è quella della possibilità di far viaggiare a braccetto la crescita economica dell?azienda con il benessere della società nella quale è inserita. L?esempio più illuminante di questa ?nuova via? viene dall?esperienza dello stabilimento della Zanussi a Mel, al confine tra il Veneto e l?Austria. Nella fabbrica del paese, un anno e mezzo fa, l?esigenza di aumentare la produzione aveva portato alla proposta di turni notturni; i sindacati e la comunità erano contrari. Una concertazione tra l?azienda e i rappresentanti della comunità ha portato quindi ad accordi che soddisfacevano entrambi. E così il valore aggiunto, ossia il contributo alla formazione del reddito nazionale, prodotto dallo stabilimento ha raggiunto la cifra di 148 miliardi, circa il 15% in più rispetto al ?94.
«La collettività ci era contro perché ignorava quali erano i nostri obiettivi produttivi, che, invece, la riguardavano da vicino», spiega l?amministratore delegato della Elettrolux Zanussi, Luigi de Puppi. «Abbiamo quindi voluto confrontarci col territorio, ed è così nato il nostro primo bilancio sociale. Ora tutte le potenzialità di questo strumento ci risultano più chiare, e lo valutiamo come elemento di primaria importanza per lo sviluppo degli affari, dell?azienda, ma non solo».
Un rapporto aperto e interattivo con il mercato, dunque, ottenuto tramite un diversa strategia di comunicazione dell?impresa. Iniziativa non nuova per certe società, come il Credito Valtellinese, la prima tra le aziende di credito a puntare alla sintesi quali-quantitativa tra Gruppo e società (il 2,1% del valore aggiunto, 7,4 miliardi, è quindi finito in diretti apporti al sociale). Oppure per la Società Autostrade, che nel ?97 sostiene di aver speso 123 miliardi sotto forma di investimenti diretti con finalità sociali.
Per altre aziende, invece, il bilancio sociale è, come detto, ancora una dichiarazione di intenti per il futuro. «Il gruppo Telecom Italia quest?anno ha voluto stilare un Rapporto di qualità sul proprio lavoro», spiega Aurora Bisogni Sansa, dell?Ufficio Not for Profit. «Ma si tratta ancora di una tendenza, anche se ormai consolidata, che vuole puntare a una sempre maggiore attenzione alla responsabilità sociale di chi produce». Un?attenzione che ha dato finora, per tutte le aziende citate, ottimi risultati sia a livello di immagine che, quindi, economici. ?
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