Non profit

Basta parole è l’ora dei fatti

Non e' la sperimentazione la frontiera della riforma

di Riccardo Bonacina

Raccontano che il Presidente del Consiglio Prodi e altri ministri si siano molto arrabbiati soffermandosi, tra le pagine della rassegna stampa mattutina, a leggere l?editoriale di Nicola Rossi su L?Unità del 12 giugno scorso. Eppure in quell?editoriale, significativamente intitolato ?Si sperimenta per non fare?, Nicola Rossi ha proprio azzeccato la definizione di una delle debolezze vere di questo governo, coraggiosissimo e quasi strafottente nell?occupare tutte le poltrone disponibili e così titubante nella sua azione riformatrice. Scrive Rossi: «Ai giovani prima o poi bisognerà guardare. E far seguire alle parole i fatti, e non solo le sperimentazioni. Sì, perché sembra questa la nuova parola magica: ?Sperimentazione?. Si sperimenta di tutto. Come se si temesse che il Paese, digiuno per decenni di riforme, potesse farne indigestione. Si sperimenta il reddito minimo di inserimento. Si sperimenta il sanitometro. Si sperimenta la riduzione dell?orario di lavoro. Si sperimenta il riordino degli enti operanti nel Mezzogiorno. In breve, si sperimenta tutto ciò che non si vuole fare o non si può fare. Con tutta la buona volontà, è difficile credere che sia la sperimentazione la nuova frontiera del riformismo». Sin qui l?acutissima osservazione di Nicola Rossi e, aggiungiamo noi, persino quando le riforme riescono a vedere la luce sembra poi che si faccia di tutto per svuotarle o non attuandole oppure varando decreti attuativi capaci di svuotarne ogni impeto riformatore. Pensiamo a quanto il pacchetto Treu sia rimasto lettera vuota dopo quasi due anni, o al bellissimo Piano minori della Turco rimasto ad oggi una bella intenzione quando non usato da assessori per operazioni di pura immagine, e pensiamo alla riforma fiscale per il Terzo settore smentita per metà dalle circolari attuative. Da due anni, poi, si parla di riforma del Welfare, sono state istituite commissioni con eminenti professori, tavoli di concertazione dai tempi infiniti con le parti sociali e sino ad oggi, oltre all?annuncio di una proposta di legge sull?assistenza e alla sperimentazione con budget 28 miliardi per il 1998 del reddito minimo, il risultato più certo è il giudizio del Fondo monetario internazionale che qualche giorno fa ha reso pubblico un documento interamente dedicato al ?fallimento dello Stato sociale in Italia?, giudicato oltre che oneroso e inefficiente anche profondamente ingiusto nei confronti delle fasce più deboli che istituzionalmente dovrebbe proteggere. Rileva il Fmi che: «per ogni lira spesa meno di un quarto viene destinata ad alleviare la povertà, mentre il resto viene utilizzato per sovvenzionare fasce di reddito ben al di sopra della soglia di bisogno». I dati rilanciati dal Fondo monetario sono da vergogna, viene infatti sottolineato come la percentuale di povertà in Italia sia di gran lunga superiore a quella degli altri Paesi europei: il 14,2% della popolazione italiana, rispetto al 9,1% della Germania che pur ha inglobato l?ex Germania est, e al 6,8% della Francia, Paese ad alta immigrazione. Insomma, se dalle parole e dalle intenzioni si passasse ai fatti? Certo occorre più coraggio.


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