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Iraq: Marelli, la ricostruzione deve essere gestita dall’Onu

Le ong italiane non sono disposte a collaborare con i Paesi belligeranti, e chiedono che gli interventi umanitari siano coordinati dalle Nazioni unite

di Francesco Agresti

Protagoniste negli ultimi trenta anni dei processi di ricostruzione del tessuto sociale ed economico dei Paesi nelle fasi post-belliche, le ong italiane sono pronte a intervenire anche in Iraq. Sergio Marelli, presidente dell?Associazioni delle ong, spiega a ?Vita? quali sono i progetti dei cooperanti italiani

Vita: Cosa hanno in programma le ong italiane?
Sergio Marelli: Come associazione di ong italiana siamo tra i promotori del Tavolo di solidarietà con le popolazioni irachene, che comprende le associazioni attive in Iraq e nella regione mediorientale, costituito con il duplice obiettivo di coordinare gli interventi per evitare sprechi di risorse e di lanciare una grande campagna di raccolta fondi rivolgendo un appello ai cittadini italiani perché dimostrino ancora una volta la loro solidarietà.

Vita: Siete porti a collaborare con tutti?
Marelli: Condizione irrinunciabile del Tavolo è che non potrà esserci nessuna collaborazione con i Paesi che hanno impiegato forze militari nel conflitto. Chiediamo che questa fase di transizione passi immediatamente sotto la gestione delle Nazioni unite, sia per quanto riguarda il controllo e la gestione politica sia soprattutto quella degli aiuti militari.

Vita: Siete stati contattati dal Governo?
Marelli: No. Abbiamo preso atto della volontà di impiegare uomini e risorse, ci sembra il minimo che l?Italia possa fare. Chiediamo che qualsiasi intervento avvenga sotto l?egida dell?Onu. Non ci può essere unilateralità nella fornitura degli aiuti, né dovrà essere possibile mascherare da aiuti umanitari interventi finalizzati a coprire operazioni di interesse commerciale nel grande business della ricostruzione.

Vita: Se gli Usa decidessero di monopolizzare la gestione degli interventi umanitari cosa farete?
Marelli: Drammaticamente ci pare che abbiamo già iniziato, sono state già avviate le gare di appalto per assegnare i lavori di ricostruzione, dimostrando ancora una volta che l?esercizio del potere degli Usa si esprime al di fuori dei confini delineati dal diritto internazionale. Non è consentito agli Usa e a nessun altro di sostituirsi all?unica organizzazione che ha il diritto di gestire questa fase: le Nazioni unite.

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