Leggi

Papà e mamma alla pari

Basta guerre e liti tra coniugi in Tribunale. Grazie all’affidamento congiunto e al mantenimento diretto dei figli.

di Giampaolo Cerri

Mai più genitori di serie ?B?e, soprattutto, basta con le guerre tra marito e moglie all?ultimo codice nelle aule dei Tribunali. È quanto promette l?imminente riforma del diritto di famiglia, laddove parla di mantenimento e cura dei figli in caso di separazione o divorzio. La commissione Giustizia della Camera ha elaborato un testo unico che riordina una decina di proposte sull?argomento, alcune delle quali giacciono in Parlamento da un paio di legislature.
A predisporre il testo è stato un comitato ristretto, affidato poi Marcella Lucidi (Cristiano sociali) e Vittorio Tarditi (Forza Italia). Diverse le novità: iI nuovo testo, per esempio, elimina l?affidamento esclusivo dei figli a un solo genitore, situazione che spesso genera una conflittualità senza fine fra gli ex-coniugi. Viene introdotto poi il mantenimento diretto dei figli, fino ad oggi consentito solo con l?assegno.
Ma le associazioni dei genitori separati non sono soddisfatte e parlano di soluzioni gattopardesche e cambiamenti solo nominalistici. «La stesura in questione ha ben poco a che vedere con le otto proposte che si rifacevano alla nostra posizione», avverte Marino Maglietta, presidente dell?Associazione ?Crescere insieme?, una delle prime in Italia a mobilitarsi su questo tema. Maglietta, che è vice-prisidente anche del Coordinamento nazionale per la tutela dei diritti dei minori, spiega che anche la parte ?innovativa? della proposta Lucidi-Tarditi presenta un vizio d?origine: «È stato rovesciato il principio base della nostra proposta», dice. «Noi partivamo dal diritto dei figli a essere educati e mantenuti da entrambi i genitori, piuttosto che un diritto-dovere di questi ultimi». Anche la scomparsa dell?affidamento esclusivo a un genitore, situazione contro cui le associazioni si battevano, è, secondo Maglietta, un?operazione di maquillage giuridico: «Secondo il testo elaborato», spiega, «il giudice nominerà il genitore convivente che, in pratica sarà né più né meno l?affidatario previsto dall?attuale ordinamento». Ma ciò che scontenta maggiormente il testo che presto andrà in Parlamento, riguarda il ?mantenimento diretto? dei figli.
?Crescere insieme? e le altre associazioni del settore ne avevano fatto il cardine della propria proposta, attraverso cui poteva realizzarsi concretamente l?affidamento a entrambi i genitori. Stabiliamo quali siano i compiti di mantenimento e cura dei figli, proponevano le associazioni, e ognuno dei due genitori se ne faccia carico, anche economicamente. Un modo di procedere che avrebbe permesso anche alla mamma o al papà non convivente, di mantenere una rapporto vivo con i propri figli. Questa figura, sino ad oggi, confinata nel lager affettivo del week-end alterno, avrebbe potuto accompagnare i figli a scuola e pagare le spese dei libri, delle gite, ecc. Oppure, seguirli nell?attività sportiva o, ancora, accompagnarli periodicamente dal pediatra. Insomma, momenti di condivisione della vita dei bambini, da cui normalmente i genitori non affidatari sono esclusi.
«Stando a questo testo, il mantenimento diretto è praticabile se i coniugi sono d?accordo», osserva Maglietta, «altrimenti decide il giudice. Tutto il resto è centrato sull?assegno di mantenimento, individuano una serie di provvedimenti cautelativi nel caso in cui ci sia inadempienza».
Le associazioni, per contro, propongono che il giudice quantifichi l?onere del mantenimento dei figli, attribuendone alcune parti, in base ai compiti di cura, a ogni genitore. «L?assegno di mantenimento dovrebbe essere usato per riequilibrare nei casi in cui i genitori abbiamo redditi e spese per i figli fortemente diversi». Un sistema del genere, dicono le associazioni, abbasserebbe la conflittualità intorno all?assegno. «Oggi solo nel 43 per cento dei casi viene pagato regolarmente», osserva. «Gli inadempienti sono spesso ex-coniugi che non sono disposti a pagare senza alcun controllo sulla destinazione del danaro».
?Crescere insieme? dunque non ci sta e forte di oltre diecimila firme raccolte con una petizione popolare e mozioni di sei fra Giunte e Consigli regionali (Toscana, Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata e Piemonte) darà battaglia chiedendo ai parlamentari di sostenere i propri emendamenti. ?

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.