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L’authority? Sui Navigli

L' hanno chiesto al governo 45 senatori di tutti i gruppi . E mentre continua la diatriba sulla sede , c'e' chi si chiede cosa fara' e con quali fondi

di Gabriella Meroni

Per l?authority a Milano scendono in campo anche i senatori. L?iniziativa è della scorsa settimana: una mozione, presentata nell?aula di Palazzo Madama, che ha messo d?accordo a sorpresa parlamentari di tutti i gruppi, convinti che la città che dovrà ospitare l?authority sul non profit dovrà essere Milano. Milano e non altre. Perché, si legge nella mozione del senatore Travaglia (Forza Italia), in cui è confluita anche quella del collega Besostri (Ulivo) «la città, in confronto ad altri centri urbani italiani, si qualifica come candidatura ideale, essendo che il numero delle associazioni senza scopo di lucro ivi presenti è incomparabilmente superiore alla media nazionale facendo così di Milano la capitale dell?economia civile in Europa». Una affermazione corredata di molte altre prove (la nascita a Milano della carta delle donazioni, l?editoria non profit, i manager di Sodalitas, la Fondazione Cariplo, i corsi non profit nelle università), e sostenuta da ben 45 senatori: 20 dell?opposizione, 18 della maggioranza, 4 della Lega e 3 del gruppo misto. Una convergenza rara. Ora il governo sarà costretto a prendere posizione sul tema, e lo farà tra una settimana. Dopo oltre sei mesi dalla scadenza prevista dalla legge per la costituzione della authority. Ma se l?authority si farà a Milano, che authority sarà? Sui poteri che la legge assegna a questo organismo di controllo, nessun dubbio: dovrà monitorare gli ambiti e la titolarità delle Onlus, stendere una relazione annuale al Parlamento e vigilare per evitare gli abusi nelle raccolte pubbliche di fondi. Ma se sui poteri non si discute, sui finanziamenti (per ora inesistenti) qualche margine di manovra ancora c?è. E vale la pena di tentarla: un?authority senza fondi, infatti, è un?authority a metà, poco più che una commissione tecnica. Ecco dunque l?idea: dirottare a suo favore il ricavato delle imposte che lo Stato incasserà tra poco, quando tutti gli enti non commerciali interessati alle agevolazioni fiscali dovranno registrare i loro statuti con un atto pubblico. Ora, calcolando che il modo più economico per farlo è rivolgersi al ufficio del Registro, e che gli enti coinvolti in Italia saranno circa 150 mila, si calcola (come ha fatto Luigi Bobba sul Sole 24 ore di qualche giorno fa) che l?erario incasserà più di 30 miliardi. Sufficienti a far funzionare l?authority per alcuni anni. Sempre che ci sia la volontà politica di farlo, con la prossima Finanziaria. ?


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