Cultura

Che bella la raccolta di poesie di Wojtyla

Recensione del libro "Trittico Romano" del Papa (di Antonino Piazza).

di Redazione

In principio era il Verbo, non Babilonia o New York. Poi il Verbo s?è fatto carne, non chiacchiericcio o fasto dotto. “Com?è stupendo il Tuo silenzio/ in tutto quello che da ogni dove propaga/ un mondo reale che assieme al seno di bosco/ scende giù da ogni versante/ tutto ciò che con sé trascina/ l?argentata cascata del torrente,/ e che dal monte cade ritmato,/ trasportato dalla propria corrente/ dove trasportato?”, così una delle pagine fitte di poesie di Giovanni Paolo II. Un inedito, una summa della vena poetica del Santo Padre contenuto nel Trittico Romano (Libreria Editrice Vaticana, 15 euro). Scritto non in rima, il libro è diviso in tre parti che, apparentemente, sembrano slegate, ma alla fine costruiscono un insieme sulla fede umana. La prima è dedicata al rapporto con la Natura. La seconda meditazione ha come oggetto il capolavoro michelangiolesco della Cappella Sistina, il luogo in cui venne eletto Papa 25 anni fa. La terza parte parla della storia di Abramo ed è la parte più ?teologica?: 14 pagine scritte a mano che molti hanno già definito il testamento spirituale di Wojtyla, che si rivolge a quelli che altrove chiama figli privilegiati, ai ?vedenti? di tutti i tempi, a chi è chiamato ad affrontare, in un corpo a corpo col corpo, la vita per rendergliene la visione con un?affluente ricchezza di colori. Del resto cos?è l?arte se non il luogo privilegiato per riflettere sull?esistenza? di Antonino Piazza


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