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Il movimento in piazza. Pezzotta: “Non ammainate l’arcobaleno”

Il leader della Cisl lo tiene alla sua finestra e non ha nessuna intenzione di toglierlo."Questo movimento mi ha cambiato.E non è vero che la pace abbia perso".

di Giuseppe Frangi

Come sfilare contro la guerra quando la guerra ha ormai consumato il suo misfatto? Sabato 12 a Roma la pace chiama in piazza ancora i tantissimi che in questi mesi l?hanno sostenuta. E tra loro Savino Pezzotta che, detto per inciso, non ha nessuna intenzione di issare bandiera bianca. Una convinzione forte, che lo ha portato a discutere e sottoscrivere un documento comune con Cgil e Uil sulla necessità di continuare l?impegno per la pace e di aiutare l?azione umanitaria, attraverso una raccolta fondi tra gli iscritti da destinare agli aiuti per Bagdad.
Vita: Pezzotta, la pace però ha perso?
Savino Pezzotta: Ma chi lo dice? Ha perso chi ha scelto la guerra, perché la guerra è una sconfitta per chi la vuole, comunque vada. Questo è un punto fermo, nessuno e niente mi può disilludere. Al contrario, chi ha scelto la pace ha fatto una scelta di civiltà che mette in campo risorse socialmente sane per il nostro futuro.
Vita: Però la pace ha anche diviso. Guardi cosa è successo a sinistra…
Pezzotta: è innegabile. Ma non mi sento per nulla toccato da quei litigi, nel senso che non mi riguardano e non sono parte in causa. Inoltre, da queste divisioni si può trarre una lezione: che chi vuole mettere un cappello politico a un movimento come questo, alla fine la paga. Il movimento è un sentire di popolo, un?espressione assolutamente plurale alla quale occorre lasciare libertà. Perché questa libertà è l?aria che gli permette di crescere.
Vita: Ma lei che cosa ha imparato da questo movimento?
Pezzotta: Il valore dei comportamenti pacifici. La pace non è un valore astratto o lontano, ma inizia dai nostri gesti e dalla tolleranza che dimostriamo nei confronti della diversità degli altri. Per questo chi pretende di metterci un cappello politico fa un?operazione che rinnega l?anima stessa del movimento: fa un?operazione ?non pacifica?.
Vita: Cosa l?ha sorpresa del movimento?
Pezzotta: La capacità di far coesistere tanti soggetti così diversi. E anche una moderazione di fondo, che con il contesto di questi mesi non si poteva dare per scontata.
Vita: Quali sono le prossime priorità?
Pezzotta: Innanzitutto chiedere la fine immediata del conflitto. In secondo luogo, c?è la sfida che riguarda l?Onu, perché torni al più presto a giocare un ruolo decisivo come elemento riequilibratore. Poi c?è l?altra sfida, quella della ricostruzione dell?Iraq. Che secondo me deve essere civile, democratica e sociale.
Vita: Come giudica il nuovo attivismo di Blair sul fronte degli aiuti umanitari?
Pezzotta: Non voglio giudicare i singoli leader. Perché nessuno di loro esiste se non esiste anche un soggetto-Europa. Abbiamo invece bisogno di un?Europa che riconosca gli errori commessi e sia consapevole di rappresentare un?alternativa. Non è questione di essere contro a chicchessia. è questione di portare dei valori e una cultura diversi, dove il sociale s?intreccia con la politica e ha grande voce in capitolo. Di questo abbiamo bisogno e ne ha bisogno anche l?Iraq.
Vita: Pezzotta, e la bandiera della pace continua a sventolare dalla sua finestra?
Pezzotta: Certamente. Quella è una bandiera che non s?ammaina mai.

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