Mondo

Usa tomorrow. Casa Bianca, paese nero

Giulia Fossà intervista Lyndon LaRouche, candidato democratico.

di Redazione

Il vescovo di Bagdad dice: “Temiamo una nuova schiavitù”. In una chiesa armena della capitale irachena, immagini rubate dalla televisione francese, pregano cristiani e musulmani. Mentre sulla città fortezza assediata si abbatte l?ira delle bombe e per qualche tempo appare una bandiera a stelle e strisce su uno dei palazzi del raìs, da Washington il capo del Pentagono cerca di blandire la popolazione: la vita senza Saddam, dice Rumsfeld, non è un sogno lontano. Un messaggio inviato a quel popolo in fuga dalla paura, dalla minaccia del colera, da trent?anni di storia difficili da cancellare. I giornalisti rinchiusi nel perimetro dell?Hotel Palestine, bombardato dagli americani martedì 8, sembrano aver fretta, perfino più dei militari in guerra; quasi cerchino di archiviare tracce di ferite o prove di vergogna. Quando cadrà la città? Continuano a domandare dagli studi i conduttori ai loro colleghi inviati. Il mondo della diplomazia si rimette in moto a caccia di nuove legittimazioni: del resto le terribili armi di distruzione di massa finora non sono state trovate neanche dopo che le truppe d?assalto (o di liberazione!!!) hanno violato la linea rossa. Il generale Jay Garner è pronto ad assumere il ruolo di proconsole in uno scenario di equilibri regionali a rischio, con possibili inquietanti ricadute internazionali. Cerchiamo di approfondire questi temi con un senatore americano in visita in Italia. Lyndon H. LaRouche, ottant?anni, economista, molto apprezzato persino in Russia, è una delle voci più critiche del panorama politico statunitense. Non è un?anima candida, fu incaricato da Reagan di condurre i negoziati con l?Urss sul primo progetto di difesa antimissile. È convinto che il cosiddetto partito della guerra al potere negli Stati Uniti non sia invincibile. Gli domando come definisce la guerra in corso: “Come hanno detto con chiarezza il vicepresidente Cheney e il suo gruppo, siamo davanti a una guerra imperiale, di stampo hitleriano, per la conquista del mondo. Prima tappa: le nazioni dell?Asia”. Insisto: Bush e il suo gruppo dirigente sembrano aver corretto l?impostazione strategica iniziale. Merito dell?atteggiamento della stampa libera? “Ma quale stampa libera! Se si esclude il New York Times e altri giornali di rilievo regionale, che offrono interessanti osservazioni e anche obiezioni, gli altri media degli Usa, così come quelli inglesi, sono schiacciati su un profilo di propaganda militare, un po? come la macchina da guerra dei tempi di Goebbels. Stiamo assistendo a un progetto di vero colpo di Stato contro la Costituzione americana passo dopo passo. Effetto domino: c?è un pericolo? Dopo l?Iraq, la Siria e poi? Un ex capo della Cia, James Woosley ha detto che questa è la quarta guerra mondiale. Una profezia destinata ad avverarsi? Lyndon LaRouche non sembra avere dubbi: il suo radicalismo non lascia spazio a interpretazioni. “Certo, altri Paesi del Medio Oriente sono in gioco. E poi l?Iran, la Corea del Nord, più in generale le popolazioni musulmane fino alla Cina. Nelle attuali condizioni di collasso globale del mondo economico-finanziario, temiamo fortemente il rischio di una caduta libera in una nuova età buia dell?umanità. E non per poco tempo”. Del resto Bush a Tampa, fra mille ovazioni, aveva annunciato un tempo della guerra di dieci, forse quindici anni. Questo conflitto non rischia di accrescere la miscela esplosiva del Medio Oriente? “Aggiunge un incalcolabile livello di instabilità e fa crescere enormemente le dimensioni del rischio di guerra”. Il senatore democratico John Kerry accusa Bush: ha isolato gli Stati Uniti. Si dimetta. Che ne pensa? “Kerry è uno dei tre più forti aspiranti alla nomination come candidato democratico per le presidenziali del 2004, insieme al governatore Edwards e a me stesso. Nel panorama politico americano ci sono molte figure di rilievo che accusano l?amministrazione Bush. La mia sfida consiste nel fatto che io ho il coraggio di dire che l?attuale presidenza condurrà l?America a una involuzione democratica”. A Roma LaRouche intende presentare alcune valutazioni strategiche sulla situazione interna agli Usa e sulle problematiche della guerra: lo incontriamo in Campidoglio durante la presentazione del libro Dopo lo sviluppo sostenibile di Nino Galloni. LaRouche porta avanti un programma roosveltiano di ricostruzione economica e infrastrutturale mondiale. “Con l?assassinio di Kennedy”, mi spiega “si è chiuso il sogno dell?America della nuova frontiera”. A proposito delle presidenziali del 2004, mi conferma di aver dichiarato “se ci saranno”? “Se gli Stati Uniti continueranno a esistere con questa Costituzione, le chance per Bush di essere rieletto sono pari a zero. D?altra parte, l?11 settembre 2001 corrisponde all?incendio del Reichstag del 1933. E nessuno può sottovalutare l?attaccamento al potere di Bush”. Una profezia oscena come questa guerra, antologia di disgusto e terrore. In nome della Ricostruzione.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA