Pena di morte: nessuna esecuzione per Amina

Nessuna condanna a morte emessa, nessuna esecuzione imminente per Amina Lawal, la donna processata in primo grado con l’accusa di adulterio in Nigeria, nello stato di Katsina, uno dei 12 stati nigeriani che negli ultimi anni hanno introdotto la sharia, la legge islamica. La smentita viene da Nessuno Tocchi Caino, che precisa che, il 25 marzo scorso, era stato rimandato l’inizio del processo d’appello di Amina per l’assenza del giudice presidente. L’avvocato difensore della donna, Musa Aliyu Yawuri, aveva dichiarato che il capo dei giudici della sharia di Katsina, Grand Khadi Aminu Ibrahim, si era ammalato e che si era recato in Germania per curarsi. Per questo l’avvocato Yawuri aveva concordato con i pubblici ministeri che il processo fosse aggiornato al 3 giugno. Amina, 31 anni, era seduta, impassibile, nell’aula del tribunale, avvolta da una veste verde e da uno scialle – si legge nella nota di Nessuno tocchi Caino – Teneva tra le braccia la figlia Wasila, la cui nascita l’anno scorso fuori, dal matrimonio, le aveva procurato una denuncia per adulterio. ”Confido in Dio – aveva detto la donna dopo la sospensione dell’udienza – Credo che qualsiasi cosa verra’ fuori da questo processo sia la Sua volonta”’. L’associazione, che da anni e’ impegnata nella lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo, ha spiegato che prima dell’esecuzione, che avviene tramite lapidazione, mancano ancora diversi gradi di giudizio. L’appello allarmistico e’ stato lanciato da diverse agenzie inernazionali che hanno fatto riferimento al sito www.amnistiaporsafiya.org ed e’ stato riportato anche dalla stampa italiana. Nessuno tocchi Caino chiede agli organi di informazione una maggiore attenzione e di ”verificare la fondatezza delle notizie”.