Cultura

Un obiettore a casa di Wojtyla

Ragazzi e ragazze che stanno svolgendo servizio civile incontreranno il Papa

di Massimo Paolicelli

Sabato 8 marzo, nella prestigiosa Sala Nervi in Vaticano, circa 7mila giovani che stanno svolgendo il servizio civile saranno accolti in udienza dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II. Questi giovani sono una rappresentanza degli oltre 60mila giovani obiettori di coscienza al servizio militare e delle oltre 10mila ragazze che stanno svolgendo servizio civile come volontarie. L?occasione è importante per un duplice motivo. Il primo è che finalmente anche gli obiettori e il servizio civile hanno un riconoscimento ufficiale dalla massima autorità della Chiesa. Il secondo è il particolare momento storico che viviamo, con la spada di Damocle di una guerra, e per il ruolo da attore principale che il Papa ha nella resistenza a questa sciagura. Sono questi i due aspetti che, non lo nascondo, mi danno una forte emozione. Avrò la fortuna, come presidente dell?Associazione obiettori nonviolenti, di poter salutare direttamente il Papa. Ho deciso di portare a Giovanni Paolo II due doni. Il primo è la bandiera della pace con scritto ?nonviolenza?. Ormai un simbolo di una grande opposizione alla guerra che ha portato in piazza nel mondo, il 15 febbraio scorso, oltre 100 milioni di persone. Il secondo, la spilla con due mani che spezzano un fucile, simbolo dei nonviolenti. Infatti per fermare la spirale di violenza occorre l?intelligenza e la forza di saper fare degli atti unilaterali di rinuncia all?uso della violenza. E questo il Papa lo ripete da tempo con una impressionante costanza e coerenza. Sin dal primo conflitto del Golfo, in cui la guerra era stata definita «un?avventura senza ritorno». Parole lungimiranti, perché proprio da quel conflitto c?è stata un?inesorabile escalation in cui man mano la guerra si è sostituita alla politica e alla diplomazia, e in cui si è modificato il concetto stesso di difesa, concedendo all?inizio che gli interessi nazionali possano essere difesi in qualsiasi parte del globo fino ad arrivare alla teoria della guerra preventiva. Tutto questo attentando al diritto internazionale e a quell?unico organismo mondiale, anche se pieno di limiti, che sono le Nazioni Unite. Oggi il Papa non perde occasione per continuare a gridare il suo no alla guerra. Nel discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il Santo Padre Giovanni Paolo II, afferma che «si impongono pertanto alcune scelte affinché l?uomo abbia ancora un avvenire: i popoli della terra e i loro dirigenti devono avere talvolta il coraggio di dire ?no?. No alla morte! No all?egoismo! No alla guerra!». Ovviamente i no sono preceduti da alcuni sì: «Anzitutto un sì alla vita! Poi il rispetto del diritto! Infine il dovere di solidarietà!». L?insegnamento che da sempre ha mosso l?operato degli obiettori di coscienza. Sono sempre stato convinto che l?obiezione di coscienza e il servizio civile siano le due facce della stessa medaglia: l?obiezione di coscienza esprime uno stile di vita, un modo di porsi di fronte ai problemi del mondo, leggere i fatti che ci circondano, andarli ad analizzare e agire secondo coscienza. Dove sono imposti degli obblighi che contrastano con la nostra coscienza, si ha il dovere morale di obiettare, di dire dei no! L?altra faccia è il servizio civile, un modo di vivere da cittadini del mondo, rimboccarsi le maniche e operare per cambiare, dicendo dei sì che cambiano. Se viene meno una delle due parti, l?operato è monco. Se manca l?obiezione si rischia di diventare crocerossine a servizio dei potenti. Se manca il servizio civile si rischia invece di non mettere in pratica ciò che si denuncia. Per questo il futuro servizio civile volontario non può prescindere dai valori dell?obiezione di coscienza. Per questo da più parti emerge il tentativo, con l?abolizione della leva e il venir meno dell?opzione dell?obiezione di coscienza, di mandare tutto questo patrimonio in soffitta. È vero, una volta che il servizio civile sarà solo volontario, perderà ogni legame con la scelta dell?obiezione di coscienza al servizio militare, ma non dovrebbe perdere il legame culturale con tale prassi. «Gesti di pace nascono dalla vita di persone che coltivano nel proprio animo costanti atteggiamenti di pace. Sono frutto della mente e del cuore di ?operatori di pace?», afferma Giovanni Paolo II nel messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2003. Un?esortazione che ricorda quella del Mahatma Gandhi: «Il soldato di pace, a differenza di quello di spada, deve dedicare tutto il tempo che può alla promozione della pace, in guerra come in pace. Il lavoro che egli svolge in tempo di pace è una misura preventiva del tempo di guerra e insieme una preparazione in vista di quella». Impariamo la lezione e rimbocchiamoci le maniche. Con il servizio civile, con il consumo critico, con atteggiamenti ecocompatibili, con i mille comportamenti di pace. Quindi, contro la guerra cambiamo la vita! presidente Associazione obiettori nonviolenti


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