Famiglia

Iraq: Caffo ai direttori di Tg, attenti ai bambini

Pieta' per i bimbi. E non solo per quelli direttamente coinvolti dalla guerra in Iraq. Missili e bombe, avverte il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo

di Redazione

Pieta’ per i bimbi. E non solo per quelli direttamente coinvolti, in questi giorni, dalla guerra in Iraq. Missili e bombe, avverte il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo, possono ferire l’anima dei nostri figli e traumatizzarli anche attraverso i monitor delle televisioni. E l’allarme e’ serio, tanto da motivare un appello, firmato dallo stesso Caffo, ai direttori dei Tg e ai responsabili dei contenitori televisivi. Proteggere i bambini dalle immagini troppo crude della guerra si puo’, sottolineano gli esperti. E non puo’ essere compito esclusivo dei genitori. Per questo, spiega Caffo nella sua lettera ai direttori, l’associazione ha messo a punto un vademecum destinato ai media, con una raccolta di ‘linee guida’ (in accordo con quelle diffuse in questi stessi giorni negli Usa) da seguire nell’organizzare l’informazione tv quando, come avviene continuamente in questi giorni, ci sono da raccontare eventi particolarmente traumatici. La posta in palio e’ alta: ”un bambino ripetutamente esposto a crude immagini di guerra, alle lacrime delle vittime, al suono delle sirene e delle bombe che esplodono – spiegano gli esperti – puo’ essere vittima secondaria di quell’evento, arrivando, nei casi piu’ gravi, a manifestare una sintomatologia post traumatica del tutto simile a quella di un bambino che sia stato direttamente coinvolto”. Su questo, ricorda Caffo ai direttori, la tragedia dell’11 settembre ha gia’ fatto scuola. Ecco allora ”di fronte ad un nuovo conflitto”, la necessita’ di ”rivolgere un appello ai giornalisti affinche’ prestino tutta la loro attenzione per evitare di creare ulteriori traumi ai nostri bambini con la diffusione di notizie e immagini crude e scioccanti”. E il conseguente invito a seguire le linee guida messe a punto da Telefono Azzurro. Prima fra tutte, quella di ”inserire un segnale che indichi la natura traumatica del contenuto che si sta trasmettendo, o comunque avvertire il telespettatore” (lo prevede del resto anche il codice di autoregolamentazione tv e minori). Ma importante e’ anche ”limitare la quantita’ e il tipo di aggiornamenti durante le ore di fascia protetta per i bambini; cosi’ come limitare o evitare di promuovere tg con notizie o immagini drammatiche in apertura”. E poi, naturalmente, attenzione massima per le regole della Carta di Treviso per i diritti dei minori. Il che significa anche, sottolineano ad esempio gli esperti, riconoscere ”che un bambino non e’ un soggetto adeguato per un’intervista: e’ impreparato, interpreta gli eventi da un punto di vista soggettivo e puo’ sentirsi in colpa per le cose che dice in fretta”. Ma non basta: ai responsabili di tg e contenitori tv, Telefono Azzurro chiede di ”presentare anche storie di speranza”, e ”presentare anche gli aspetti positivi della storia”. Di ”cercare sempre interlocutori adeguati” ed ”evitare di raccogliere testimonianze da persone evidentemente sotto shock”. Cosi’ come di ”inserire l’evento in una prospettiva” e di ”incoraggiare i genitori a monitorare l’accesso dei bambini alla tv e, in ogni caso, di parlare con i bambini di cio’ che hanno visto e sentito”. Prevenire e’ sempre meglio che curare. Ma non sempre e’ possibile. Impegno delle tv, ricorda quindi Telefono Azzurro, dovrebbe anche essere quello di aiutare gli adulti a riconoscere i segnali di disagio infantile ”e fornire eventuali risorse cui rivolgersi per l’assistenza”, cosi’ come quello di ”fornire informazioni su cosa i bambini e le famiglie possono fare per aiutare le vittime di un evento traumatico”.


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