Non profit

Novara, riso amaro per le associazioni

La Camera di Commercio crea una campagna per promuovere il riso sostenendo progetti sociali. Ma si dimentica la comunicazione e la raccolta fa flop.

di Giampaolo Cerri

Sponsorizzare è un verbo spesso abusato. Talvolta malinteso. Il nuovo vocabolario Sabatini Colletti della Giunti parla chiaro: «Sostenere finanziariamente, a scopi propagandistici e pubblicitari, manifestazioni pubbliche di vario genere». Alla Camera di Commercio di Novara conoscono un?accezione diversa. E c?è forse un malinteso lessicale all?origine di una singolare storia di fund raising che vede coinvolte due importanti organizzazioni di volontariato italiane come Mani Tese e Unione Italiana Lotta alla distrofia muscolare e una piccola ma efficace onlus locale, Novara Center. O forse c?è dell?altro. Ma andiamo per ordine. A luglio dello scorso anno, la Cciaa novarese, che fronteggia i mugugni dei produttori di riso alle prese con le eccedenze, tira fuori dal cilindro una bella idea: promuovere il consumo del riso a livello italiano attraverso una campagna di sponsorizzazione sociale. La mente creativa è il presidente dell?ente camerale, Renzo Bordoni, che propone di acquistare 300 mila chilogrammi di riso eccedente e di venderlo nelle piazze italiane per finanziare, con il ricavato, progetti sociali proposti da enti e associazioni. Un?idea che piace anche a un?altra istituzione novarese come la Banca Popolare di Siro Lombardini, che con la Camera costituisce un Comitato ad hoc. L?organismo prende il nome della campagna Riso è Vita e assume lo statuto giuridico di onlus. La campagna parte, giungono i progetti delle associazioni. La scelta cade sui parchi giochi accessibili ai portatori di handicap proposti da Uildm, su una campagna in India contro il lavoro minorile proposta da Mani Tese e sulla costruzione di serbatoi per l?acqua in alcuni villaggi kenyoti da parte della onlus novarese. Ma da parte dello sponsor non viene attivata nessuna campagna di comunicazione, salvo una presentazione alla stampa a Milano che produce poche brevi sulle cronache nazionali. In compenso però il presidente Bordoni riempie di foto quelle novaresi. I volontari si presentano praticamente al buio nelle piazze e riescono a raccogliere una cinquantina di milioni. Ma la macchina del concorso è in moto: 19 comuni rispondono alla proposta della Uildm per creare parchi attrezzati. A Novara comincia a tirare una brutta aria. In una riunione, il presidente di Riso e Vita dipinge un quadro a tinte fosche: «Signori non c?è una lira», dice agli stralunati volontari, «abbiamo 1.600 milioni di spese fra acquisto di riso e costi organizzativi» e parla del disimpegno della Popolare di Novara che si sarebbe ritirata. Salta anche l?individuazione dei parchi da finanziare. Oggi Bordoni, impegnatissimo, fa parlare il suo addetto stampa, lo stesso della Cciaa: «Sono state vendute 80 mila confezioni, di cui solo 10 mila dalle associazioni, per un ricavo di 800 milioni che stanno affluendo nelle casse del Comitato», dice al telefono. «Restano spese per 700 milioni da coprire, ma la campagna procede e saranno individuate altre forme. In ogni caso Riso è Vita garantisce che i progetti saranno realizzati». Minimizza sui ritardi: «Solo uno slittamento della fase operativa». Nessun bilancio scritto, nessun dato. Intanto alla Uildm cominciano a chiamare i Comuni che hanno presentato i progetti: «Quando si parte?». Un danno d?immagine enorme, se le cose non andassero come previsto. L?immagine di Renzo Bordoni invece è ottima, perlomeno a Novara: compra il riso dei produttori, finanzia la solidarietà, ha legato a sé due grandi nomi dell?associazionismo. Quanto è bello sponsorizzare il sociale.


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