Mondo

Iraq: il Pentagono si pente di aver portato i giornalisti

Donald Rumsfeld: Per certe persone la gran quantita' di reportage televisivi e le notizie incessanti possono essere disorientanti"

di Paul Ricard

Il diluvio d’immagini violente che arriva nei salotti americani dai campi di battaglia iracheni ha iniziato a preoccupare i dirigenti del Pentagono, che consentendo ai giornalisti di seguire le truppe, hanno offerto loro un’occasione senza precedenti di mostrare ”la guerra in diretta”. Il dipartimento della Difesa Usa ha infatti dovuto spendere grandi sforzi per sgonfiare le notizie provenienti dal fronte, o per inserirle nel loro ”giusto” contesto. Negli ultimi giorni il problema e’ stato far quadrare le descrizioni degli scontri e dei malfunzionamenti, con le ottimistiche dichiarazioni diffuse dai portavoce di Washington e del Comando Centrale di Doha, in Qatar. L’idea di tenere i media il piu’ lontano possibile dal campo di battaglia non e’ mai stata presa in considerazione e prima dell’inizio della guerra gli ufficiali del dipartimento della Difesa hanno deciso di mandare al fronte centinaia di reporter di televisioni, radio, quotidiani e riviste assieme ai combattenti di Esercito, Marina e del Corpo dei Marine. Cosi, sabato scorso, i militari hanno vietato ai giornalisti l’uso dei telefoni satellitari, per paura che i segnali trasmettessero la posizione delle truppe ai militari iracheni. Lo stesso giorno la portavoce del Pentagono, Victoria Clarke, e il generale di Stato Maggiore Stanley McChrystal, hanno avuto difficolta’ nello smentire la notizia secondo la quale i Marines che piu’ profondamente erano penetrati in territorio iracheno, ricevevano una razione alimentare in meno al giorno a causa dell’allungamento delle linee di rifornimento. ”Ci sono molti vantaggi nell’avere dei giornalisti al fronte, ma anche dei rischi -spiega la Clarke- Un reporter puo’ aver sentito qualcuno dire ‘Non ho ancora avuto la mia razione oggi’, e queste notizie rimbalzano molto velocemente. Proprio per la velocita’ e la quantita’ d’informazioni che arrivano direttamente dal fronte, pero, bisogna poter prendere un momento per riflettere e chiedersi ‘e’ un dettaglio rappresentativo del quadro globale oppure si tratta di un incidente isolato?”’. Soprattutto per quel che riguarda le notizie televisive, il Pentagono chiede al pubblico di fare maggiore affidamento alle valutazioni ufficiali -secondo le quali la guerra va avanti senza intoppi- piuttosto che alle caotiche immagini che si vedono alla tv. Il segretario alla Difesa americano, Donald Rumsfeld, ha iniziato la sua conferenza stampa di venerdi’ riprendendo l’idea: ”Abbiamo assistito a dei cambiamenti d’umore nei media, dall’alto al basso, poi all’alto e ancora al basso, a volte in sole 24 ore. Per certe persone la gran quantita’ di reportage televisivi e le notizie incessanti possono essere disorientanti. Fortunatamente credo che il popolo americano abbia un ottimo centrodi gravita’, e che sappia fare la tara a quel che vede e sente”. Quando i responsabili del Pentagono pensarono di inserire i giornalisti nelle unita’ da combattimento, ritenevano che avrebbero avuto grosse difficolta’ a trasmettere i loro ”pezzi” dal campo di battaglia, e soprattutto che i reporter televisivi non avrebbero avuto ne’ il tempo, ne’ il segnale satellitare sufficiente a trasmettere piu’ di uno o due reportages al giorno. Invece i giornalisti riescono a mandare spezzoni di battaglie e interviste tramite dei videotelefoni sistemati nel retro delle loro ”jeep” ”Se avessimo saputo che sarebbe stato tutto cosi’ scoperto – dice ora un funzionario della Difesa – probabilmente avremmo posto delle restrizioni”.


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