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Armi: anticipazione della relazione 2002
L'export + 6,6% per un valore di quasi 1 miliardo di euro. La Spagna miglior cliente. Transazioni bancarie: +15,6%. Tra le banche primeggiano Banca di Roma e Bnl
di Paul Ricard
Cresce l’export italiano di armamenti. Nel 2002, sottolinea la relazione trasmessa al Parlamento dalla presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero degli Esteri ha rilasciato 851 autorizzazioni (626 per esportazioni definitive, 146 temporanee e 79 proroghe) per un valore complessivo di 920.155.906,52 euro, con una crescita del 6,6 per cento rispetto all’anno precedente. Si tratta del portafoglio ordini della nostra industria per la difesa che in molti casi fa riferimento a contratti su base pluriennale.
A questi dati occorre quindi affiancare quelli relativi alle esportazioni effettivamente avvenute, che ammontano a circa 487 milioni di euro, con una diminuzione in questo caso del 13,7 per cento. Queste cifre testimoniano i materiali realmente usciti dall’Italia e non comprendono pertanto quelli prodotti ma non ancora spediti ne’ gli importi relativi ad elementi contrattuali che non prevedono uscita di merci.
L’operazione piu’ significativa tra quelle autorizzate lo scorso anno è la fornitura di 61 autoblindo alla Spagna da parte del consorzio Fiat-Oto Melara, per un valore di 218.485.930 euro, pari al 23,74 per cento di tutte le commesse.
IN TESTA VENDITE A SPAGNA NEL MONDO AL NONO POSTO
Sul piano mondiale, in base all’ultimo rapporto del Sipri (Stockholm Peace Research Institute) del 2002 riferito quindi a dati del 2001, tra i Paesi esportatori di armamenti convenzionali l’Italia occupa il nono posto, con un volume pari a 358 milioni di dollari (a prezzi costanti riferiti al 1990).
Tornando alle nazioni destinatarie del materiale, complessivamente le autorizzazioni riguardanti la Spagna sono state 46 per oltre 246 milioni di euro complessivi. Al secondo posto si piazza il Kuwait (10 autorizzazioni con un valore di circa 83 milioni di euro), seguito da Francia (19 autorizzazioni per 66 milioni e mezzo), Repubblica Ceca (2 autorizzazioni per 49 milioni), Singapore (26 autorizzazioni per 46 milioni), India (30 autorizzazioni per 37 milioni e mezzo), Stati Uniti (56 autorizzazioni per 35 milioni e mezzo), Germania (33 autorizzazioni per 30 milioni e mezzo), Arabia Saudita (8 autorizzazioni per 29 milioni) e Malaysia (24 autorizzazioni per 27 milioni).
Tra i clienti delle aziende italiane figurano, tra gli altri, anche Cina, Algeria, Siria, Oman, Egitto, Taiwan, Pakistan, Marocco, Tunisia, Bangladesh, Brunei, Qatar, Abu Dhabi, Bahrein, Giordania. Al quartultimo posto Israele.
Il valore delle esportazioni autorizzate verso i Paesi della Nato ammonta a 506 milioni di euro, pari al 55 per cento del dato complessivo. In aumento le commesse verso l’Estremo Oriente, con 131 autorizzazioni, per un valore di quasi 150 milioni di euro, destinate all’Asia Sudorientale.
Un ”forte regresso” rispetto all’anno precedente si registra invece per quanto riguarda l’America centromeridionale, con licenze per 41 milioni, anche se in questo contesto sale l’export diretto al Venezuela.
Tornano a salire le vendite verso l’Africa Settentrionale e il
Medio Oriente, un’area, sottolinea la relazione, ”che per molti anni
ha rappresentato uno dei mercati strategici per le imprese italiane
del settore. In particolare va segnalata la commessa per il Kuwait di
una centrale di tiro per 77 milioni”.
Per quanto riguarda poi i programmi di cooperazione, si segnalano esportazioni per 18 milioni e mezzo, rigurdanti materiali diretti in Germania e Arabia Saudita destinati al programma ‘Tornado’.
Per quanto riguarda la classifica delle aziende esportatrici, formulata sulla base del valore delle commesse, al primo posto si trova il Consorzio Fiat Iveco-Oto Melara, con ordini per 220.967.582,22 euro. Seguono Oerlikon-Contraves (104.393.340,45), Oto Melara (92.519.589,50), Meteor Costruzioni Aeronautiche ed Elettroniche (64.969.906,82), Galileo Avionica (60.800.247,36), Alenia Marconi Systems (41.987.844,47), Whitehead Alenia Sistemi Subaquei (39.107.916,21), Fiat Iveco (34.783.580,42), Fiar (33.308.692,96), Fiat Avio (25.417.603,34).
”E’ evidente -sottolinea la relazione- che il settore non rimane estraneo ai processi di aggregazione e ristrutturazione che caratterizzano le imprese maggiormente presenti sui mercati internazionali”, anche se ”sarebbe probabilmente prematuro concludere che e’ in corso una trasformazione della struttura produttiva del comparto della difesa, caratterizzata per anni da diffusa frammentazione e prevalenza di piccole e medie imprese, a differenza del quadro che presentano gli altri Paesi maggiori esportatori”.
IMPORTAZIONI PER 32 MILIONI, USA PRINCIPALE FORNITORE
Per quanto riguarda le importazioni, e’ stato autorizzato l’ingresso di materiali per 32.101.535 euro. Il principale fornitore del nostro Paese sono gli Stati Uniti con commesse per 15.169.439 di euro, seguiti dalla Germania con 11.280.713 euro. Al di fuori della Nato, solo le forniture provenienti dalla Svizzera superano il milione di euro.
TRANSAZIONI BANCARIE: + 15,6%. TRA LE ITALIANE PRIMEGGIANO BANCA DI ROMA E BNL
Per quanto poi riguarda le transazioni bancarie, nel 2002 sono state rilasciate 675 autorizzazioni (+ 15,6 per cento rispetto al 2001), per complessivi 774.751.233,63 euro, (+ 18 per cento rispetto al 2001). Gli istituti di credito interessati sono stati il Banco Bilbao Vizcaya (29,4 per cento), la Bnl (18,7 per cento), la Banca di Roma (13,4 per cento), il San Paolo-Imi (11 per cento), Intesa Bci (7,4 per cento), Credito Italiano e Unicredit (6,8 per cento ciascuno), Barclays Bank Plc (4,3 per cento), Popolare Antoniana Veneta (0,9 per cento) altri istituti per il restante 1,4 per cento.
Infine due ultimi dati da segnalare: rispetto al pil, l’industria della difesa rappresenta lo 0,7 per cento, rispetto al 2,35 della Gran Bretagna, al 2,05 della Francia, all’1,5 della Svezia, allo 0,8 della Germania.
I BENI A DUPLICE USO E LA CLAUSOLA ‘CATCH-ALL’
Tornando invece alle esportazioni, durante il 2002 sono state rilasciate 212 autorizzazioni per l’uscita di beni ”a duplice uso”, quei prodotti cioe’ inseriti in una lista particolare, che possono essere oggetto di uso civile e militare e per i quali esiste il rischio di impiego nella fabbricazione di armi
nucleari, chimiche, batteriologiche o missilistiche.
In 26 casi e’ stata messa in moto la clausola ‘catch-all’, ossia la necessita’ di sottoporre a controllo e a eventuale rilascio di autorizzazione l’esportazione di beni non compresi nella lista di quelli a duplice uso, ”quando vi sia il rischio che essi possano contribuire alla proliferazione di armi di distruzione di massa”.
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