Minori & carcere

Ricucire le ferite. Col cinema

di Cristina Barbetta

Chiara Boschiero, classe 1978, coordinatrice dei progetti educativi di Biografilm, il festival bolognese internazionale dedicato alle biografie e ai racconti, ci racconta “Tutta un’altra storia”, progetto inclusione sociale che coinvolge da tre anni i giovani detenuti del carcere minorile "Pietro Siciliani" di Bologna. Un’iniziativa che cambia i ragazzi attraverso l’arte, e che quest’anno è diventata internazionale

Usare il linguaggio dell’arte, del cinema, per capire che può essere tutta un’altra storia, che ognuno di noi vale, e che si può rompere quella barriera di pregiudizi che in genere circonda chi è in carcere. Si chiama Tutta un’altra storia il progetto educativo di inclusione sociale per giovani che vivono situazioni di marginalità, ideato dall’associazione Fanatic About Festivals. Il progetto coinvolge da tre anni i detenuti dell’Istituto  Penale per Minorenni “Pietro Siciliani” di Bologna, e dal 2022 anche i ragazzi  della comunità educativa per minori “Giardino dei Ciliegi” di Imola. La manifestazione principale che organizza Fanatic about Festivals  è  Biografilm Festival, festival cinematografico dedicato alle biografie, che si svolge ogni anno a giugno a Bologna. 

«La cultura, e il cinema in particolare, sono strumenti potentissimi per ricucire le ferite all’interno delle comunità». Così Chiara Boschiero, responsabile dei progetti educativi di Biografilm Festival «L’idea di Tutta un’altra storia è di portare il festival Biografilm all’interno del carcere minorile, ma anche di portare i ragazzi del carcere fuori dal contesto in cui si trovano, per riportarli nella comunità a cui appartengono con un altro ruolo, un ruolo positivo, quello di giovani giurati di un festival, che portano al pubblico il proprio punto di vista su una storia», spiega. «Il coinvolgimento attivo dei ragazzi come giurati e spettatori al festival  ha l’obiettivo di favorire il reinserimento nella società e il dialogo con il mondo esterno. Per la prima volta questi ragazzi devono giudicare e non essere giudicati, e il loro lavoro viene valorizzato al pari di  quello delle altre giurie professionali del Festival».

Chiara Boschiero © Chiara Boschiero 

Boschiero lavora dal 2014 come responsabile dei progetti educativi di Biografilm Festival. Dopo una laurea in lettere moderne a Padova e il diploma di produzione cinematografica alla Scuola nazionale di cinema di Roma, ha vissuto 5 anni in Argentina, a Buenos Aires, dove ha conseguito un master internazionale in diritti umani e pratiche di democratizzazione. Ha poi iniziato a sviluppare progetti sociali con il cinema lavorando in diverse carceri di adulti  in Argentina,  e ha anche lavorato  con ragazzi in situazioni di marginalità. 

Come è nata la collaborazione con i ragazzi del carcere minorile di Bologna?

Con la pandemia tutte le manifestazioni culturali hanno dovuto ripensarsi, perché sono cambiati  sia il pubblico, sia l’accesso ai contenuti.  Noi abbiamo sempre fatto progetti dedicati ai giovani, ma eravamo più concentrati sui ragazzi universitari. Biografilm è un’importante manifestazione culturale che crea comunità, quindi abbiamo pensato di creare collegamenti tra la comunità esterna e la comunità interna di tutti quei gruppi sociali, soprattutto giovani, che rimanevano un po’ ai margini del progetto. Dal momento che operiamo nel territorio, collaborando con molte realtà al suo interno, abbiamo capito che uno dei gruppi sociali maggiormente danneggiati dalla pandemia sono stati gli adolescenti. Così abbiamo iniziato a lavorare con le scuole superiori di periferia. Poi, dato che il carcere minorile è vicinissimo alla nostra sede, ci siamo detti: “Perché non creare un ponte con questi ragazzi?”.

Per la prima volta i ragazzi del carcere devono giudicare e non essere giudicati, e il loro lavoro viene valorizzato come quello delle altre giurie professionali del Festival

Chiara Boschiero

Da chi è sostenuto il progetto?

Tutta un’altra storia 2022 e 2023 gode del contributo del ministero di Giustizia – Dipartimento Giustizia minorile e di Comunità, e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Nel 2023 il progetto è diventato internazionale. Biografilm  Festival ha infatti iniziato una collaborazione con l’associazione olandese Young in Prison, entrando a far parte del loro progetto di scambio internazionale di buone pratiche Young Perspectives  (Yope), grazie al programma FuturoPresente, che promuove la collaborazione tra Paesi Bassi e  Italia per progetti culturali dedicati ai giovani. FuturoPresente è un programma speciale dell’Ambasciata e del Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia e di quattro grandi istituzioni culturali olandesi (Performing Arts Fund NL, Dutch Foundation for Literature, Cultural Partie4cipation Fund,SeeNL).  

Come nascono i progetti educativi di Biografilm? 

Dal 2012 il festival cinematografico bolognese ha sviluppato numerosi progetti educativi di inclusione sociale in collaborazione con realtà locali, rivolti in particolare a giovani e migranti. Biografilm Campus, il dipartimento educativo di Biografilm, è stato fortemente voluto dal direttore generale Massimo Mezzetti, ex assessore alla cultura e alle politiche giovanili dell’Emilia-Romagna.

Tutta un’altra storia fa bene non solo ai giovani detenuti…

La nostra idea era di creare un progetto che potesse fare empowerment non solo per i giovani carcerati, ma anche per chi sta fuori, che generalmente ha molti pregiudizi nei confronti di chi è dentro al carcere. Lo scopo? Rompere quella barriera di pregiudizi che rende più difficile l’inserimento sociale dei ragazzi quando escono dal carcere.  Non potendo tutti i giovani detenuti godere di permessi per andare al Festival, noi portiamo il festival dentro all’istituto penale,  quindi facciamo vedere ai ragazzi una selezione di film, facciamo dei laboratori di giuria, e poi portiamo i registi dei film a incontrare i ragazzi dentro al carcere.  Ci sono diverse giurie, e  quella dei ragazzi è considerata quanto le altre, quindi loro si sentono valorizzati.

Come sono cambiati i ragazzi dell’istituto penale minorile Pietro Siciliani  grazie a questa esperienza? 

Si sono sentiti coinvolti attivamente perché, dicono, “spesso vengono in carcere delle persone che fanno un progetto e poi se ne vanno”. Invece questa è un’iniziativa che continua nel tempo e i ragazzi sentono che viene dato loro valore. C’è un grande aumento dell’autostima, e migliorano tantissimo le relazioni all’interno del gruppo, perché facciamo vedere dei film che sono pensati anche per la composizione dello stesso gruppo, e tengono conto dei pregiudizi che ci sono anche tra i ragazzi in carcere, per esempio nei confronti di altri giovani carcerati che vengono da un Paese rispetto a un altro. Parliamo ai ragazzi del carcere minorile di pregiudizi, di differenze, e di tutte quelle cose che magari a noi sembrano ovvie, ma che loro non hanno mai avuto modo di capire e approfondire a causa del loro contesto di provenienza.

Qual è la parte più importante dell’educazione dei ragazzi a Biografilm?

I workshop, in cui ragazzi vengono coinvolti: vedono i  film e ricoprono  il ruolo di giurati del premio Tutta un’altra storia Award – Biografilm Festival 2023. A partire dalla visione guidata di una  selezione di 3 film documentari,  sono coinvolti in laboratori di gruppo di attivazione e condivisione delle emozioni, poi in laboratori creativi di espressione delle emozioni, per arrivare infine al laboratorio di giuria, che coinvolge attivamente i ragazzi come protagonisti nel Biografilm Festival. I giovani giurati hanno premiato una storia di riscatto sociale: Shabu, della regista Shamira Raphaela. I ragazzi hanno avuto la possibilità di dare spazio al proprio talento, scrivendo la canzone Mon Ami, ispirata al film premiato, e realizzandone il videoclip, che è stato mostrato in anteprima durante la serata di premiazione di Biografilm Festival. 

A cosa servono i laboratori di giuria? 

In realtà sono uno spunto per fare dei laboratori sulla capacità di elaborare le proprie emozioni, perché i film attivano immediatamente empatia o emozioni, che però poi non tutti sono capaci di verbalizzare.  Quindi, dopo che i ragazzi hanno visto un film,  facciamo degli esercizi per insegnare loro a esprimere l’emozione che hanno provato, a condividerla con altre persone, e ad ascoltare quello che pensa l’altro, rispettando il pensiero diverso.  E poi i giurati non votano come singoli, votano come gruppo, quindi per poter votare il film da premiare devono discutere molto tra di loro e devono raggiungere un consenso. Il metodo del consenso aiuta i giovani detenuti a sviluppare una forma di dialogo non violenta, per cui anche se io la penso in modo diverso da te, rispetto il tuo punto di vista, e  il tuo punto di vista magari mi arricchisce.

Come si trasformano le emozioni dei ragazzi detenuti grazie al progetto?

Una volta che i ragazzi hanno tirato fuori le loro riflessioni ci facciamo un’opera d’arte, che è la canzone. Quest’anno abbiamo fatto anche il video musicale insieme ai giovani detenuti, quindi loro sentono che anche le emozioni negative diventano qualcosa che ha valore. I registi che vanno in carcere a sentire cantare i ragazzi dal vivo sono toccati da quello che questi giovani hanno elaborato, quindi le emozioni negative, i traumi, i pensieri oscuri possono diventare qualcosa che ha valore.

Prendiamo le emozioni dei giovani detenuti e insieme a loro ci facciamo un’opera d’arte

Chiara Boschiero

 In che modo le dinamiche di ascolto e di espressione di sé che il progetto porta avanti  aiutano le relazioni tra i ragazzi dell’istituto?

Queste dinamiche servono ai detenuti del carcere minorile a valorizzare se stessi, ma anche gli altri, perché spesso i ragazzi che commettono dei crimini, specialmente violenti, sono molto narcisisti. Quindi fare laboratori che lavorano sull’empatia e sull’ascolto dell’altro è molto utile. Poi, non trattandosi di una terapia psicologica, ma di un momento di divertimento e di libero scambio, i ragazzi non sono giudicati da noi, anzi sono loro che devono giudicare, quindi si sentono molto liberi di esprimersi perché sia a noi, sia al pubblico del Festival interessa il loro punto di vista. 

Con che criterio scegliete i film che i ragazzi dovranno giudicare?

Scegliamo sempre film che hanno un determinato schema di storytelling, che è quello del viaggio dell’eroe: c’è sempre un personaggio che deve affrontare  enormi difficoltà, e alla fine del suo percorso le trasforma in opportunità. Questo tipo di film è un escamotage per riflettere sul fatto che tutti abbiamo delle difficoltà e delle cadute più o meno pesanti nella vita. Le storie che i ragazzi vedono sono una scusa per riflettere su questo. Sono sempre storie di personaggi giovani, e spesso i ragazzi chiedono di avere film con personaggi femminili, perché quello femminile è tutto un mondo che manca all’interno del carcere. I giovani giurati hanno premiato il film Shabu «perché  è una storia simile alla nostra. Quando uno cade e si fa male si rialza con ancora più voglia di riscattarsi, di dimostrare che ce la può fare», hanno spiegato. 

I laboratori di boxe in carcere. ©Chiara Boschiero

Come si svolgono i laboratori?

Quest’anno, per la prima volta, il laboratorio artistico era diviso in due parti.  I ragazzi che non si sentivano di scrivere o cantare facevano un laboratorio di attività fisica, di boxe, in cui davano sfogo alla rabbia. Nei momenti di pausa dall’attività fisica scrivevano di getto, esprimendo quello che sentivano. Nell’altra stanza c’erano i ragazzi che facevano il laboratorio di scrittura musicale. I giovani potevano passare liberamente da un laboratorio all’altro, dalla boxe al laboratorio artistico e viceversa. Tramite lo sport siamo riusciti a coinvolgere anche i ragazzi che non si sentivano di fare un laboratorio artistico. Il progetto si è avvalso di due educatori internazionali dell’associazione olandese Young Perspectives, con esperienza di lavoro in centri  di detenzione giovanile in tutta Europa, che  sono stati coinvolti nel laboratorio creativo finale, previsto dal  progetto all’interno dell’Istituto penale per minorenni di Bologna. E’ stata dei due educatori internazionali l’idea di utilizzare la musica e la boxe come “attivatori di emozioni”,  emozioni che poi sono state elaborate dai ragazzi nella canzone Mon ami, che hanno scritto e interpretato, e  nel video, che è stato girato da loro. Il  video è stato proiettato in anteprima  durante  la cerimonia di premiazione di Biografilm Festival.

Come avete coinvolto l’Ambasciata dei Paesi Bassi nel progetto?

Il primo anno abbiamo selezionato due film olandesi. Uno dei registi, Renzo Martens, che  è molto conosciuto in Olanda,  è  rimasto molto colpito dal progetto,  ha detto che ha un cugino adolescente in carcere in Olanda, e che “se ci fosse un’iniziativa simile in Olanda mio cugino non sarebbe nella situazione in cui è”. Quindi è stato lui a promuovere il progetto tramite l’ambasciata olandese.

Lo staff di Biografilm, lo staff dell’Ambasciata olandese e lo staff dei registi e della delegazione olandese. © Chiara Boschiero

Tutta un’altra storia è diventata un progetto internazionale e  una best practice…

L’ambasciata  del Regno dei Paesi Bassi quest’anno, tramite il programma Futuro Presente, sta sostenendo fortemente la collaborazione con l’Olanda, perché vuole che ci sia uno scambio di best practice. E’ stata l’ambasciata  a presentarci l’associazione olandese Young Perspectives, perché vogliono che portiamo il progetto in Olanda, e che facciamo una giuria di giovani anche in un carcere olandese. Abbiamo in programma di realizzare il progetto in Olanda l’anno prossimo.

In apertura: Chiara Boschiero, in primo piano, con i facilitatori di Biografilm e di Young Perspectives© Chiara Boschiero 

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