Volontariato

Ilaria, mia sorella

Intervista a Giovanna Mezzogiorno, protagonista del film dedicato alla Alpi. "È un personaggio straordinario" (di Raffaella Beltrami).

di Redazione

E’ il 20 marzo 1994 quando Ilaria Alpi, giornalista del Tg3, e Miran Hrovatin, operatore freelance, vengono assassinati a Mogadiscio. È il 22 marzo 2003 quando Paul Moran, operatore australiano inviato in Iraq, rimane ucciso nello scoppio di un?autobomba nel Kurdistan iracheno. Il primo giornalista vittima dell?ultima guerra. È proprio per ricordare chi sul campo muore per testimoniare la realtà, che esce nelle sale Ilaria Alpi, il più crudele dei giorni, per la regia di Ferdinando Vicentini Orgnani. Ispirato al volume L?esecuzione (Kaos edizioni) alla cui stesura hanno partecipato i genitori della giornalista Rai, racconta l?ultimo mese di vita e di lavoro di Ilaria e Miran: nei Balcani e in Somalia soprattutto. In qualsiasi caso alla ricerca della verità, come racconta a Vita la protagonista del film, Giovanna Mezzogiorno: “Questo film può far riflettere su una questione molto importante: quanto sono liberi i giornalisti di riferire quel che succede? E noi da casa che cosa sappiamo? Io credo il 15 per cento di quel che accade, perché oltre a quello che ci dicono c?è un mondo fatto di interessi e manovre di cui non sapremo mai nulla. E chi possiede queste informazioni e vuole comunicarle, non lo può fare a causa di filtri e controlli”. Vita: Che cosa l?ha spinta ad accettare questo ruolo? Mezzogiorno: La possibilità di ricordare una vicenda che molti ragazzi della mia generazione non conoscono. Anch?io non me ne ricordavo. Il 94 per me è stato un anno difficile: è morto mio padre e sono partita per la Francia. Ma l?incontro coi genitori di Ilaria è stato determinante, perché mi ha permesso di sentire la forza che da nove anni li sostiene in una lotta senza tregua per sapere la verità: è o non è stata un?esecuzione, un omicidio organizzato a tavolino per mettere a tacere un?inchiesta troppo pericolosa? Non hanno ancora avuto una risposta. Vita: Che tipo di aiuto le hanno dato? Mezzogiorno: Mi hanno molto aiutata, parlandomi a lungo della loro figlia: della passione per Pasolini, dell?aiuto sempre offerto a favore di campagne socialmente utili, come quella contro l?infibulazione. Mi hanno aiutata a capire la sua personalità, il suo modo di lavorare. E ora sono contenti del film, anche perché sperano sia uno stimolo per riaprire il caso. Io sono scettica a riguardo, il film tocca delle questioni troppo delicate e spinose, che coinvolgono servizi segreti italiani e somali. In Italia ci sono sempre stati stragi e delitti, rimasti senza un mandante, o che per essere risolti hanno richiesto decine di anni. E ancora molte famiglie attendono giustizia. Vita: La sua interpretazione non ricalca lo stereotipo dell?inviata di guerra. Mezzogiorno: Insieme al regista abbiamo deciso di tenerci lontani dai cliché e rendere il lato umano e normale. In fondo non stiamo parlando di un?eroina, ma di una ragazza che amava il suo mestiere e che cercava di farlo con grande serietà, competenza e onestà, nella ferma convinzione dell?utilità del suo lavoro. È andata in un posto, ha scoperto alcune cose, e non si è fermata alle apparenze o davanti alle difficoltà, ha voluto guardare oltre e approfondire. Vita: La missione di Ilaria era testimoniare, soprattutto quel che accadeva nel cosiddetto ?resto del mondo?. “La vita a Mogadiscio vale poco”, dice una donna somala nel film. Mezzogiorno: Sicuramente. Il valore della vita in Occidente è superiore rispetto a quello negli altri due terzi del pianeta. Basta citare l?11 settembre per rendersene conto: se ne sta ancora parlando. C?è una grandissima disparità di informazione: quando si verificano delle tragedie in paesi che non hanno potere economico e militare, le informazioni arrivano brevi e sommarie, ma soprattutto si dimenticano subito. Vita: Di fronte a questa ingiustizia del potere c?è qualcosa che il cinema possa fare? Mezzogiorno: Certo, fare film come questo. O come I cento passi di Marco Tullio Giordana: la storia di Peppino Impastato, che abitò in Sicilia negli anni 70, nessuno l?avrebbe altrimenti conosciuta. Il cinema ha il potere di far rivivere e stimolare la riflessione. Devono anche essere bei film, perché se annoiano nessuno li va a vedere. Spero che Ilaria Alpi venga portato nei licei e nelle università, come contributo alla formazione di una coscienza civile. Vita: “Le guerre non mancano mai”, dice un caporedattore a Ilaria, per giustificare l?impossibilità di rimandarla in Somalia. Niente di più tragicamente vero: l?uscita del film coincide con un?altra guerra. Mezzogiorno: È sotto gli occhi di tutti che questo conflitto sia solo una questione di grandi interessi economici e militari: agli americani non gliene importa nulla del popolo iracheno sotto il regime di Saddam. Sembra che l?11 settembre sia diventato una scusa, e questo è un fatto speculativo molto grave. E intanto l?Italia non sa che fare, si barcamena, perché è governata da mediocri. Un Paese dove il potere è più forte della giustizia, indipendentemente dal credo politico. E Ilaria Alpi ne aveva le prove. di Raffaella Beltrami Info: Il premio Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni, arriva nelle sale il 28 marzo. Sabato 29 marzo, al cinema Astoria 1 di Rimini, alla proiezione delle 21, saranno presenti Giovanna Mezzogiorno, che nel film interpreta la Alpi, Rade Sherbedgia nel ruolo del cineoperatore Miran Hrovatin, il regista Ferdinando Vicentini Orgnani, e lo sceneggiatore Marcello Fois. La riviera romagnola ricorderà anche quest?anno la Alpi con il premio giornalistico televisivo a lei dedicato, giunto alla nona edizione (Riccione, 5 – 7 giugno 2003). Il premio è nato nel 1995 da un?idea dell?Associazione Culturale Comunità Aperta di Riccione. Fin dalla sua istituzione ha rappresentato, a livello nazionale, uno dei più importanti momenti di riflessione sul giornalismo d?inchiesta, il giornalismo capace di scavare in profondità, quello che piaceva fare a Ilaria e che ogni giorno molti suoi colleghi, in tutto il mondo e spesso in condizioni difficili, cercano di fare con l?unico obiettivo di raccontare la verità. Il Premio prevede, oltre a un fitto programma di dibattiti e tavole rotonde, un concorso giornalistico suddiviso in sezioni, nato con l?obiettivo di accreditare l?impegno per l?inchiesta giornalistica televisiva sui temi della pace e della solidarietà. Numerose anche le iniziative rivolte ai giovani con l?intento di sensibilizzare le nuove generazioni verso un giornalismo che guarda oltre la superficie dei fatti. È proprio l?attenzione a questi aspetti della professione che negli anni hanno reso il Premio un punto di riferimento per chi ancora crede nella positività di un?informazione viva, reale e corretta. Info: www.ilariaalpi.it Associazione Culturale Comunità Aperta


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