Memoria

Umbria Sicilia. Un viaggio alla scoperta della legalità

di Gilda Sciortino

Una volta c’erano le gite scolastiche che consentivano agli studenti di conoscere città e luoghi appartenenti a un storia lontana nel tempo. Oggi i viaggi diventano occasioni per vivere la storia più recente come quella che rappresentano i beni confiscati alla mafia. “Fiori di campo” è il villaggio sostenibile di Marina di Cinisi, a pochi chilometri dal luogo in cui venne ucciso Peppino Impastato, dove oggi si può fare memoria viva grazie all’incontro con chi la mafia l’ha incontrata, subita, ma anche sconfitta

Riporre i libri di testo e dare modo a dei testimoni privilegiati di animare le pagine della storia attraverso il racconto di cosa ha voluto significare concretamente sopravvivere alla strage di via D’Amelio, come accadde quel tragico 19 luglio del 1992 ad Antonio Vassallo, o ancora prima quella in cui, il 29 luglio del 1983, perse la vita il giudice Rocco Chinnici, godendo dell’opportunità di averla raccontata da Giovanni Paparcuri, il suo autista, salvatosi anche lui per un caso del destino che lo ha riconsegnato alla storia come testimone d’accezione. E che dire della voce rotta di Graziella Accetta, la mamma del piccolo Claudio Domino, ucciso dalla mafia il 7 ottobre del 1986 a soli 11 anni?

Senza, però, dimenticare temi come quello del consumo di droga che alimenta le casse di Cosa Nostra di cui parla un operatore sociale come Nino Rocca che nel quartiere palermitano di Ballarò cerca di salvare dall’invisibilità tantissimi giovani vittime de crack. O ancora, considerato il luogo in cui tutto questo si svolge, quello dei beni confiscati alla mafia, di cui ha parlato un’esperta in materia come Rosa Laplena, insieme a Nicola Teresi, presidente di “Emmaus Palermo“.

Che emozione ripercorrere anche noi i cento passi dalla casa di Peppino Impastato a quella di Badalamenti

– – Chiara Micheli, studentessa del Liceo Economico Sociale “Sesto Properzio” di Assisi

Storie che la saggistica, la narrativa e la cronaca quotidiana riportano con dovizia di particolari, ma che solo grazie a chi ha vissuto tragedie di una tale portata possono sopravvivere all’oblio.

L’incontro degli studenti con Graziella Accetta, la mamma del piccolo Claudio Domino (foto gentilmente concessa da Elena Pizzo)

Emozioni a fior di pelle vissute attimo per attimo.

Un contesto eccezionale per l’esperienza fatta da trenta studenti del liceo Economico Sociale “Sesto Properzio” di Assisi, ospiti per una settimana del villaggio turistico sostenibile “Fiori di campo” di Marina di Cinisi, in provincia di Palermo. Un ettaro di terreno e quattro vilette che fanno parte della maxi confisca, avvenuta nel 1993, all’imprenditore Vincenzo Piazza che riciclava il denaro sporco dei fratelli Graviano, reinvestendolo nell’edilizia pubblica e privata in diverse regioni italiane.

Ad accogliere questi e tanti altri gruppi di studenti, scout, operatori sociali desiderosi di conoscere sono Elena, Irene, Sandro e Federica, volontari di “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”, associazione che dal 2022 gestisce questo spazio riconsegnato alla comunità, nel quale ogni giorno si costruiscono percorsi di legalità e di antimafia concreta.

Una settimana da ricordare anche per le professoresse Lorena Fabi e Daniela Gorietti che hanno accompagnato e guidato studenti e studentesse.

«Sentivamo l’esigenza di approfondire tante di quelle storie»– spiega Fabi – «che magari singolarmente conoscevano, ma delle quali da lontano non potevamo avere veramente idea di cosa portassero con sè. Volevo lavorare anche sul concetto di mafiosità che, in piccoli atteggiamenti, trovi anche da noi. Oltre agli incontri con i testimoni, abbiamo fatto vedere ai ragazzi i film “I Cento Passi” e “La mafia uccide solo d’estate” e, nonostante la stanchezza data da giornate veramente intense, nessuno di loro ha voluto sottrarsi alla visione per dare spazio a quei momenti più goliardici che sono naturali per ragazzi delle loro età. Andiamo via dalla Sicilia tutti più ricchi e desiderosi di costruire su ciò che abbiamo vissuto».

Momenti di confronto sui temi della legalità (foto di Gilda Sciortino)

Un luogo che si può considerare magico, quello in cui si è svolta questa esperienza, tanta l’energia che circola e tanta la voglia di ripulirlo da ricordi non proprio edificanti.

Lo fanno molto bene i volontari di “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”, che giornalmente accolgono scolaresche ma anche singoli che vogliono sapere di più. Un patrimonio che non è certamente facile da mantenere, dal momento che di fondi per la loro gestione, le realtà che gestiscono i beni confiscati alla mafia non ne ricevono e ogni spesa è lasciata alla loro buona volontà. La riuscita di percorsi di legalità come quello a cui ha partecipato il liceo di Assisi è la risposta di quanto amore e dedizione viene riversato in essi dagli operatori.

«Arrivano da ogni parte dell’Italia»– spiega la volontaria Elena Pizzo«e siamo sempre molti felici di andare incontro alle loro esigenze. Offriamo loro un servizio di alloggio e vitto, dalla colazione  alla cena, e la possibilità di incontrare vittime e familiari di vittime, operatori sociali e realtà associative del nostro territorio che possono raccontare una storia che sfugge dalla consueta narrazione. È chiaro che i programmi si adattano alle esigenze. C’è anche chi chiede di fare percorsi naturalistici che noi organizziamo non senza tralasciare pillole di legalità al loro interno. Esperienze ogni volta totalizzanti non solo per chi viene a trovarci ma anche per noi stessi, che ci lasciano sempre più ricchi e pieni di energia».

I ragazzi dimostrano di volere sapere cosa è successo prima di loro

Attenti e desiderosi di sapere i giovani studenti che, nonostante il mare sia stato a pochi passi da loro, hanno preferito restare nel villaggio per incontrare gli ospiti, ma anche scendere a Palermo per andare alla scoperta di luoghi come il “No Mafia Memorial”, memoriale creato dal Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”, o visitare un quartiere del centro storico come la Kalsa dove è nato e ha vissuto il giudice Paolo Borsellino. Ovviamente senza dimenticare “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato”, realtà che un tempo era l’abitazione della stessa famiglia, al centro di Cinisi.

«Una settimana che mi ha lasciato tanto». – afferma Chiara Micheli, studentessa della 3° B  – «Da due anni parliamo di mafia, quindi eravamo informati su tante cose; abbiamo anche letto “Cose di Cosa Nostra” scritto dal giudice Giovanni Falcone. Ovviamente erano nozioni non approfondite con le dirette esperienze, anche perché i libri non bastano, lasciano il tempo che trovano. Abbiamo incontrato persone che ancora ora rischiano la vita. Emozionante, per esempio, percorrere anche noi i cento passi che dividevano la casa di Peppino Impastato da quella di Gaetano Badalamenti. Andiamo via con un bagaglio importante, un’esperienza unica che personalmente mi ha ancora di più aperto la mente».

La foto di apertura è dell’autrice dell’articolo

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