Ambiente

Basilicata: il no alle scorie compie 20 anni, proprio mentre il Governo riapre al nucleare

Si è tenuto al Ministero dell’ambiente il primo tavolo di confronto della "Piattaforma per il nucleare sostenibile". Il commento di Pasquale Stigliani, portavoce di Scanziamo le scorie, associazione nata dalle proteste che nel 2003 costrinsero il Governo Berlusconi al dietrofront sulla scelta di Scanzano (Mt) come deposito unico per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi: «Nucleare sicuro? Ma se ci sono ancora scorie e vecchie centrali da mettere in sicurezza»

di Luca Iacovone

Hanno preso il via ieri i lavori della “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”, voluta dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, che da tempo insiste sulla necessità di superare i due referendum che hanno fermato il nucleare in Italia. «Era un nucleare vecchio» ha spiegato il Ministro, ora si tratta di nuovissime tecnologie sicure:small modular reactor e reattori nucleari di quarta generazione».

Nuovi tavoli di concertazione, tecnologie all’avanguardia e ricerche avanzatissime, ma – intanto – da oltre cinquant’anni ancora si cerca senza successo un posto in cui stoccare le scorie nucleari che vengono prodotte in Italia, non da fonte energetica (per ora), ma da attività sanitarie, di ricerca e industriali. I rifiuti radioattivi in cerca di sistemazione ammontano al momento a circa 95mila metri cubi.

Il primo – ed ultimo – tentativo da parte del Governo di risolvere quest’annosa questione, risale esattamente a vent’anni fa, quando la scelta di un piccolo comune lucano, Scanzano Jonico, a sede del deposito unico di rifiuti nucleari, suscitò una massiccia protesta e costrinse l’allora premier Berlusconi al dietrofront. Infausta coincidenza per l’inaugurazione della nuova Piattaforma per il nucleare, che svela un aspetto spesso sottaciuto, ma di rilievo non secondario a nanotecnologie e politiche energetiche: il rapporto con i territori.

Anche sul deposito nazionale dei rifiuti radioattivi il Ministro Pichetti è ottimista: «Presenterò un provvedimento che apre alle autocandidature, credo che ci possano essere», ha dichiarato ieri a Repubblica. Il riferimento è alla possibilità che tra i comuni inseriti nell’elenco delle aree idonee ad ospitare il deposito di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, qualcuno decida di farsi avanti, convinto dagli incentivi che il governo sta lavorando. L’elenco delle aree idonee, però, non è ancora stato reso pubblico. Stabiliti infatti i criteri di localizzazione è stato pubblicato un primo elenco di aree “potenzialmente” idonee, realizzato da Sogin, società pubblica incaricata del decommissioning degli impianti nucleari. A seguito della pubblicazione, a partire dal gennaio 2021 e fino al gennaio 2022, è stata aperta una fase di consultazione pubblica, che ha permesso a Sogin di definire e consegnare al Ministero (il 15 marzo 2022) un più ristretto e definitivo elenco delle aeree idonee, ancora segreto.

Un No lungo 20 anni

«Il problema della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi ad alta attività rimane un problema irrisolto nel mondo» lo ricorda Pasquale Stigliani, portavoce di “ScanZiamo le scorie”, associazione nata dalle proteste che il 27 novembre 2003 ottennero il dietrofront del governo sulla scelta di Scanzano come sede del deposito unico dei rifiuti radioattivi. Tutti ricordano i 15 giorni di protesta dalle proporzioni inedite, per una piccola regione come la Basilicata, conosciuta fino ad allora per la definizione di «familismo amorale», coniata nel 1958 dal sociologo Edward Banfield per descrivere l’incapacità dei lucani di condurre un’azione collettiva oltre i confini della propria famiglia nucleare. Quella del novembre di venti anni fa per la Basilicata non fu soltanto una protesta finita bene, a difesa del noto principio “not in my back yard”, ma il battesimo di una consapevolezza civica nuova. 

Da venti anni l’associazione Scanziamo le scorie continua a promuovere un’attività di monitoraggio del territorio e di controllo ambientale, allargando lo sguardo anche sulle attività estrattive presenti in Regione. Ha partecipato alla fase di consultazione promossa da Sogin sull’elenco delle aree potenzialmente idonee ed è ormai una cerniera fondamentale di interlocuzione e consultazione tra istituzioni e territorio.

«Il ministro Pichetto si impegni ad individuare soluzioni per accelerare la messa in sicurezza dei centri nucleari, compresa quella del centro Sogin nella Trisaia di Rotondella, nei quali si continuano invece a cumulare i ritardi, esponendo a rischi e pericoli la salute umana», è l’invito del portavoce di ScanZiamo le Scorie, Pasquale Stigliani.

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Per un Sì alla Pace

Nel luogo simbolo e quartier generale della protesta di Scanzano, al Campo base di Terzo Cavone, nei giorni successivi alla vittoria del fronte del “no scorie”, comparve uno striscione con scritto : “Qui nel luogo in cui il Governo Berlusconi voleva ubicare il deposito di scorie nucleari noi costruiremo la Città della Pace”. Quella scritta colpì l’attenzione del premio Nobel Betty Williams,che decise di sostenere quel desiderio, per consacrare la battaglia di Scanzano a simbolo di amore di un popolo per il destino della propria terra. Nacque così il sogno di realizzare a Scanzano una città per i bambini che invece erano costretti alla fuga dalla propria di terra, a causa dei conflitti e dei disastri naturali. Attorno al premio Nobel si strutturò infatti nel 2003 l’idea che non bastavadire “no” ma che fosse possibile e necessario tracciare una nuova prospettiva per un differente sviluppo sociale, umano ed economico, per la Basilicata. 

Da quelle prime intuizioni molto è stato fatto: la costituzione della Fondazione Città della pace e per i bambini, che ad oggi ha accolto oltre mille rifugiati, di cui moltissimi bambini con famiglie, in 16 comuni della Basilicata; il progetto simbolo per Scanzano, l’Abitazione per la Pace è stato donato dell’architetto Mario Cucinella: edificio in legno realizzato anche grazie al supporto di Sharon Stone, attrice ed attivista per i diritti umani. 

L’Abitazione per la Pace costituisce un modello unico di casa ecosostenibile, progettata per accogliere 3 famiglie di rifugiati e per essere replicata in altri contesti, è stata inaugurata nella primavera del 2022 dal Premio Nobel Jody Williams, ma ancora oggi non è funzionante. Segno di un cammino – quello iniziato venti anni fa in Basilicata – nient’affatto completato.

Foto apertura Dan Meyers/Unsplash