Volontariato

Volontario chi voti?

Centro-sinistra e centro-destra, Polo e Ulivo: gli aderenti alle associazioni dividono equamente le loro preferenze. Suggerendo come la solidarietà non abbia partito. Nessuna delega in bianco.

di Cecilia Augella

Ma il volontario da che parte sta? E’ di destra o di sinistra, vota Polo o Ulivo, è con Prodi o gli rema contro? Infine: qual è l’identikit politico del volontario medio, impegnato quotidianamente nel sociale e nel civile del nostro Paese? Domande che i ricercatori dell’Iref, l’Istituto di ricerca delle Acli, hanno posto a un campione di quei 5 milioni e 397 mila italiani che partecipano alle attività di un?associazione non profit e dedicano energie e quattrini ai servizio degli altri. Le risposte? Sono tutte nel VI Rapporto sull’associazionismo sociale, presentato in forma sintetica nella sede del Cnel, martedì 7 luglio, e che sarà pubblicato integralmente soltanto a settembre. ?Vita? tuttavia, che già nello scorso numero ha anticipato le parti principali del Rapporto, è in grado di svelarvi anche questo aspetto inedito dell?universo del volontariato italiano. E le dichiarazioni di voto che abbiamo scovato spulciando tra le cifre del voluminoso dossier, lasciano pochi dubbi in proposito: politicamente il volontariato di casa nostra distribuisce le sue preferenze equamente, senza for torto a nessuno. A dimostrazione che la solidarietà non sopporta padrini, tantomeno partitici. Ed è un volontariato, ci informa l?Iref, dove le donne battono per 13 a 11 gli uomini, ha un livello culturale medio alto e abita prevalentemente nelle regioni del nord Italia. Il centro sinistra vince ai punti Ma torniamo ai dati politici. Si impone il centro sinistra, mai non è una vittoria irresistibile, tutt?altro. Questa area, infatti, con il suo 23,1% dei consensi dei volontari cattura soltanto tre lunghezze di vantaggio (vedi tabella a fianco), sulle forze del centro, mentre appare più consistente il distacco sugli avversari del centro destra, fermi a un tondo 18 per cento. Il dato della destra risulta non pervenuto, mentre la sinistra pura arriva solo al 7,2 per cento. E tuttavia la sorpresa forse più clamorosa la offrono quelli che anche davanti ai ricercatori dell?Iref si sono appellati alla segretezza del voto e hanno risposto con un secco: non mi schiero. Sono ben il 31,5 per cento: in termini relativi, il ?partito? che guadagna la prima posizione nella classifica delle preferenza politiche. Un dato che deve far riflettere, come quello che conferma il distacco, già registrato negli anni scorsi, dall?impegno diretto nei partiti. Anche questi si piazzano agli ultimi posti della hit parade associativa. Preferite sono le associazioni sociali (20,6% degli iscritti), soprattutto al Nord, seguite dai sindacati (14,4%), dalle organizzazioni professionali (9,1%) e infine i partiti politici con solo il 3,9 per cento. Non superano invece il 2% di adesioni le associazioni patriottiche, quelle pacifiste e di aiuto al Terzo mondo. Il governo Prodi promosso a metà Ma non è tutto. Il Rapporto dedica una parte della sua inchiesta al ?giudizio sul primo anno di operato del governo Prodi?. E se nelle preferenze politiche il centro sinistra vince ai punti, qui il volontariato si spacca davvero a metà. Infatti, se sommiamo i valori di chi si dichiara di essere ?pienamente soddisfatto? con quelli di chi si mostra ?abbastanza soddisfatto?, otteniamo un governo promosso solo al 46,6 per cento. Sull?altro fronte, il gruppo degli oppositori più quelli che non si sbilanciano, arrivano insieme a quota 53,4 per cento. Insomma, Prodi ha convinto a metà e il premier deve ancora pedalare per arrivare a conquistare anche l?altra parte di questo mondo. Che ha le sue buone (e tante) ragioni per dimostrare tanta diffidenza. Chi ha paura delle associazioni? Luigi Bobba, presidente dell?Iref, ne denuncia una e non usa mezzi termini. «L?associazionismo sociale», attacca, «non ha ancora alcuna considerazione da parte del Parlamento: così è potuto accadere che la commissione Bilancio abbia sottratto 20 miliardi destinati a finanziare la legge sulle associazioni di promozione sociale, per assegnarli altrove». E sul blocco della legge, anche Franco Passuello lancia la sua pietra. «L?associazionismo sociale», dice il presidente nazionale delle Acli, «è la struttura portante del Terzo settore. Forse è per questo che la legge non va avanti. C?è chi ha paura del fatto che riconoscere e promuovere l?associazionismo significherebbe riconoscere una forma di pluralismo della struttura pubblica. Ma perché questo succeda occorre coraggio politico e scelte chiare da parte del governo». Prodi è avvisato.


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