Volontariato

Aziende etiche: il caso Immtech. Così aiuto i poveri e conquisto la Borsa

Produrre farmaci per l’Africa è una business opportunity. E' la filosofia di Stephen Thompson. Guru del biotech che piace a Bill Gates.

di Carlotta Jesi

Le aziende farmaceutiche che temono di perdere soldi producendo nuovi farmaci per i poveri non hanno futuro”. A parlare così non è un attivista dei diritti umani pronto al boicottaggio, ma Stephen Thompson, fondatore e presidente di Immtech International. L?azienda biofarmaceutica di Vernon Hills, nello stato americano dell?Illinois, che Thompson ha lanciato nel 1984 con l?obiettivo di “vendere farmaci per malattie contro cui non esistono cure o che sono trattate con medicine troppo vecchie”. Malattie come la malaria, la tubercolosi e la leishmaniosi, per intenderci. Una mission aziendale suicida? No, a giudicare dalle performance di Immtech al Nasdaq, la Borsa dei titoli della nuova economia americana: una capitalizzazione di mercato pari a 33.708 milioni di dollari e un titolo (oggi venduto per 4,40 dollari) che resiste al crollo della new economy. Ma, soprattutto, dai 15,1 milioni di dollari ricevuti dalla Fondazione Bill and Melinda Gates, particolarmente attenta a investimenti dall?alto ritorno economico, con cui Thompson sta sviluppando farmaci orali per curare malattie infettive e dimenticate. Il suo segreto? “Trasformare la scienza in una medicina nel più breve tempo possibile e nella maniera più efficace ed efficiente possibile”, sintetizza Thompson, che non teme di produrre farmaci per i poveri perché ha tagliato tutte le spese che li fanno vendere a prezzi inavvicinabili per i malati del Sud del mondo. A cominciare dalla ricerca scientifica: “Non siamo noi a farla, ma un consorzio di università che sono nostri azionisti e che percepiscono delle royalties sui farmaci lanciati sul mercato. Tranne che sui farmaci per i Paesi poveri che costituiscono la metà della nostra produzione. In cambio noi abbiamo il diritto di brevettare le loro scoperte”. Vita: Le aziende farmaceutiche tradizionali sostengono che lanciare un nuovo farmaco costa tra i 500 e gli 800 milioni di dollari. A Immtech quanto costa? Stephen Thompson: Non siamo ancora arrivati alla commercializzazione di un farmaco contro le malattie infettive e dimenticate. Siamo però alla fase conclusiva di sperimentazione di una medicina contro la malattia del sonno che ha dato ottimi risultati in Sudafrica, stiamo sperimentando il nostro farmaco contro la malaria e facendo studi di efficacia su molecole contro la tubercolosi. Per tutte e tre le malattie, tra la ricerca e la fase avanzata di test, abbiamo speso 44 milioni di dollari. Vita: Contro gli 800 delle grandi multinazionali per un solo farmaco. E le vendite? Thompson: Anche qui i costi sono ridotti. Le venderemo soprattutto alle grandi fondazioni. Vita: Non teme la concorrenza dei produttori di farmaci generici? Thompson: Perché dovrebbero volerci colpire quando stiamo già producendo i farmaci al prezzo più basso possibile? Credo che il nostro sia il modo più adatto di risolvere il problema dell?accesso ai farmaci perché consente di rispettare i brevetti e al tempo stesso di vendere le medicine a prezzi giusti. Vita: Lo fa per etica o per pura strategia di business? Thompson: Non possiamo più illuderci che i malati del Sud del mondo non siano affar nostro. Sono persone che potrebbero essere economicamente attive e che invece muoiono per malattie curabili. Sono abitanti di Paesi ricchi di risorse che nessuno sfrutta. Non curarli è un danno per tutti. Vita: Crede che il suo modello di produzione di farmaci possa essere applicato anche alla ricerca e sviluppo di medicine contro l?Aids? Thompson: Sull?Aids stanno investendo molto le multinazionali.Credo che il nostro modello di business vada seguito da tutte le aziende del campo. E non solo perché facilita l?accesso ai farmaci nei Paesi poveri: il modello tradizionale di fare ricerca e produrre medicine sta diventando insostenibile anche sui mercati occidentali. Le multinazionali che non cambieranno strategia, non hanno futuro. Info: Immtech International


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