Mondo
Cooperazione divisa? Parla Nino Sergi. Ok ai soldi pubblici se sono i soldi di tutti
"Ma rifiuteremo i fondi raccolti con sottoscrizioni salva immagine dal governo", dice il segretario di Intersos.
di Paul Ricard
Il Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell?Iraq ha fatto delle chiare scelte e non coincidono con quelle che Vita ha autorevolmente criticato”. Nino Sergi, segretario generale di Intersos chiede replica, perché il tema sollevato da Vita sugli aiuti umanitari alle popolazioni dell?Iraq e le supposte contraddizioni del mondo delle ong italiane assume una particolare rilevanza giacché tocca uno degli elementi fondamentali: la trasparenza e la chiarezza delle posizioni delle ong italiane sulla crisi irachena.
Vita: Quali allora gli obiettivi del Tavolo?
Nino Sergi: Innanzitutto realizzare, con o senza la guerra, interventi a sostegno delle popolazioni irachene, coordinandoli il meglio possibile, al fine della massima efficacia e dei migliori risultati; in secondo luogo lanciare una sottoscrizione pubblica per coinvolgere la società italiana nel sostegno alle attività umanitarie e di ricostruzione in Iraq.
Vita: Accetterete, oppure no, i finanziamenti del governo? Questo, mi pare, è un punto sostanziale e da chiarire?
Sergi: La decisione è stata quella di non utilizzare fondi del governo italiano provenienti da eventuali analoghe iniziative di raccolta fondi o da appositi stanziamenti a copertura della partecipazione alla guerra o a sostegno delle operazioni militari (che, qualunque sia il loro esito, sono e rimangono per noi ingiustificate e prive di legalità). C?è chi ha gridato (i soliti sciocchi) che le ong stavano correndo senza scrupoli dietro i fondi pubblici e chi, all?opposto, ha gridato che le ong, rifiutando i fondi pubblici nell?emergenza umanitaria, stavano tradendo il proprio mandato.
Vita: Sergi, non ha ancora risposto alla mia domanda…
Sergi: Pur nelle diverse sensibilità al riguardo, è stato chiarito fin dalle prime riunioni del Tavolo che i fondi pubblici sono denaro dei cittadini italiani e che quindi, se stanziati per lo sviluppo dei Paesi più poveri o per il soccorso umanitario, possono essere usati, al meglio, per il raggiungimento degli obiettivi. Le organizzazioni dell?Associazione delle ong che aderiscono al Tavolo useranno quindi i fondi governativi stanziati per l?emergenza e per la cooperazione, non useranno invece, come già detto, fondi appositamente raccolti o stanziati a copertura dell?immagine negativa che potrebbe derivare dalla partecipazione alla guerra.
Vita: Temete una Missione Arcobaleno sull?Iraq?
Sergi: No. Il contesto è molto diverso, la localizzazione non è affatto ravvicinata e facile sarebbe, come è successo allora, la strumentalizzazione a fini politici. L?unico (disperato) motivo perché il governo la proponga potrebbe solo essere il deficit di cassa della finanza pubblica. Visto che qualcosa Berlusconi dovrà fare, la sottoscrizione potrebbe essere una scorciatoia facile gradita a Tremonti. Ma riteniamo che non sarà così.
Vita: Il rifiuto di non collaborare con personale militare non è un?altra sciocchezza?
Sergi: Le ong stabiliscono normalmente rapporti con i militari in missioni di peace keeping, di mantenimento della pace (con compiti cioè d?interposizione, disarmo, controllo del territorio a sostegno dell?amministrazione civile), sempre valutando di volta in volta il tipo di collaborazione da richiedere. Spesso sono state collaborazioni preziosissime. Ma data l?ipotesi, divenuta realtà, di presenza militare offensiva in Iraq, era ovvio che le organizzazioni del Tavolo esprimessero chiaramente la loro volontà di non intrattenere relazioni con le forze militari. Nessuna ambiguità è infatti possibile al riguardo. Quando poi, come ora speriamo vivamente, le Nazioni Unite prendessero subito in mano la situazione e decidessero, in accordo con i rappresentanti delle comunità locali, azioni di peace keeping, allora potrà essere rivista la nostra posizione.
Vita: Siete davvero sicuri che il Tavolo non sia un appesantimento burocratico ?
Sergi: Siamo ben coscienti che è difficile lavorare tra diversi. La forte spinta unitaria per la pace ci ha portati a tentare un cammino nuovo, partendo da obiettivi più alti, veri, unificanti, quali l?opposizione alla guerra all?Iraq, il massimo coordinamento degli interventi in favore delle popolazioni irachene più bisognose e il coinvolgimento della società italiana con il lancio di una sottoscrizione unitaria da parte di ong e associazioni espressione di questa società. L?abbiamo fatto con convinzione, avendo bene in mente fin dal primo momento che promuovere la pace e il dialogo, senza innanzitutto tentare di viverli nel quotidiano e nei rapporti sociali, è una contraddizione che nasconde anche un po? di ipocrisia.
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