Famiglia

Neonato nel cassonetto: comunicato Anfaa

L'associazione delle famiglie adottive e affidatarie ricorda l'importanza dell'intervento dei servizi e del diritto a partorire in segretezza

di Benedetta Verrini

Ancora un neonato gettato in un cassonetto. E’ successo ieri, nei pressi di Fusignano (Ravenna). I carabinieri hanno recuperato il cadavere del piccolo dopo che la madre si è presentata al Pronto soccorso di Lugo con una forte emorragia. Secondo le prime informazioni, la giovane soffrirebbe di problemi psichici. Sulla vicenda è intervenuta l’Associazione famiglie Adottive e Affidatarie: “Vogliamo ricordare che le donne che non intendono riconoscere il proprio nato hanno diritto di partorire in assoluta segretezza negli Ospedali e nelle altre strutture sanitarie e di essere, quindi, seguite dal punto di vista medico-infermieristico come tutte le altre partorienti assicurando, anche al neonato, le cure di cui necessita” sottolinea una nota. “In questi casi l?atto di nascita del neonato è redatto con la dizione ?nato da donna che non consente di essere nominata? e l?Ufficiale di Stato Civile, dopo aver attribuito al neonato un nome ed un cognome, procede entro 10 giorni dalla formazione dell?atto alla segnalazione al Tribunale per i Minorenni per la dichiarazione di adottabilità ai sensi della Legge 4 maggio 1983, n. 184 e successive modifiche. Così, a pochi giorni dalla nascita, il piccolo viene inserito in una famiglia adottiva scelta dal Tribunale fra quelle che hanno presentato domanda di adozione al Tribunale stesso”. Anfaa riporta anche una serie di dati sul fenomeno: “Nel 2000 (ultimo dato noto) su 1172 minori dichiarati adottabili ben 362 non erano stati riconosciuti alla nascita. Inoltre, dal 1927, le Province sono obbligate ad assistere a livello sociale le gestanti in difficoltà, assicurando i necessari interventi prima, durante e dopo il parto”. Ma è il supporto dei servizi sociali, ricorda Anfaa, l’aspetto più importante nell’assistenza di una donna in attesa che si trova in difficoltà familiari e sociali: “Occorre un lavoro svolto da personale preparato (psicologi, assistenti sociali, educatori, ecc.) che aiuti la gestante a decidere responsabilmente se riconoscere o meno il proprio nato e poi la sostenga fino a quando è in grado di provvedere autonomamente a se stessa e, se ha riconosciuto il bambino, al proprio figlio. Spesso l?intervento assistenziale di supporto è necessario anche per le gestanti e madri coniugate con situazioni personali e familiari difficili. Se questi servizi fossero conosciuti, verrebbe certamente ridotto il numero dei bambini abbandonati nei cassonetti o uccisi alla nascita”. www.anfaa.it


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