Cultura

Iraq: Papa, bene il movimento per la pace

In un messaggio ai cappellani militari partecipanti a un corso sul diritto umanitario: "Umanità ripudia la guerra"

di Redazione

Ormai la guerra e’ diventato uno strumento che la coscienza di gran parte dell’umanita’, oltre che le Nazioni Unite, e il movimento per la pace che si esprime in occasione del conflitto in Iraq ”traduce questa convinzione di uomini di ogni continente e di ogni cultura”. Lo ha scrive il papa in un messaggio ai cappellani militari impegnati in un corso sul diritto umanitario che, ricorda Giovanni Paolo II, occorre difendere e sviluppare anche ”nel tragico contesto della guerra”. ”Il vostro corso – aggiunge il papa ai cappellani – viene a cadere in un’ora difficile della storia, quando il mondo si trova ancora una volta ad ascoltare il fragore delle armi. Il pensiero delle vittime, delle distruzioni e delle sofferenze provocate dai conflitti armati arreca sempre profonda preoccupazione e grande dolore. Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che la guerra come strumento di risoluzione delle contese tra gli Stati e’ stata ripudiata, prima ancora che dalla carta delle nazioni Unite, dalla coscienza di gran parte dell’umanita’, fatta salva la liceita’ della difesa contro un aggressore. Il vasto movimento contemporaneo a favore della pace – la quale, secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II, non si riduce a una semplice assenza della guerra – traduce questa convinzione di uomini di ogni continente e di ogni cultura”. In tale quadro, aggiunge il Papa, ”lo sforzo delle diverse religioni per sostenere la ricerca della pace e’ motivo di conforto e di speranza. nella nostra prospettiva di fede, la pace, pur frutto di accordi politici e intese fra individuie popoli, e’ dono di Dio, che va invocato insistentemente con la preghiera e la penitenza. senza la conversione del cuore non c’e’ pace! Alla pace non si arriva se non attraverso l’amore!. A tutti viene chiesto l’impegno di lavorare e pregare affinche’ le guerre scompaiano dall’orizzonte dell’umanità”. Il corso per i cappellani militari sul diritto umanitario e’ un segno – scrive il papa – dell’importanza che la S.Sede ”attribuisce al diritto umanitario, quale presidio della dignità della persona umana, anche nel tragico contesto della guerra. E’ proprio quando le armi si scatenano che diventa imperativa l’esigenza di regole miranti a rendere meno disumane le operazioni belliche. Attraverso i secoli, e’ andata gradualmente crescendo la consapevolezza di una simile esigenza, fino alla progressiva formazione di un vero e proprio corpus giuridico, definito come ”diritto internazionale umanitario”. Tale corpus ha potuto svilupparsi anche grazie alla maturazione dei principi connaturali al messaggio cristiano. Come ho avuto occasione di dire in passato ai membri dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, il Cristianesimo ”offre a questo sviluppo una base nella sua affermazione del valore autonomo dell’uomo e della sua preminente dignita’ di persona con una sua propria individualita’, completa nella sua costituzione essenziale, e dotata di coscienza razionale e libera volonta’. Anche nei secoli passati, la visione cristiana dell’uomo ha ispirato la tendenza a mitigare la tradizionale ferocia della guerra, in modo da assicurare un trattamento piu’ umano per coloro che erano coinvolti nelle ostilita’. Ha reso un contributo decisivo all’affermazione, sia da un punto di vista morale che in pratica, delle norme di umanita’ e giustizia che sono ora, in forma debitamente modernizzata e precisata, il nucleo delle nostre odierne convenzioni internazionali” (18 maggio 1982). I cappellani militari, mossi dall’amore di Cristo,- conlude il messaggio del pontefice – sono chiamati, per speciale vocazione, a testimoniare che perfino in mezzo ai combattimenti piu’ aspri e’ sempre possibile, e quindi doveroso, rispettare la dignita’ dell’avversario militare, la dignita’ delle vittime civili, la dignita’ indelebile di ogni essere umano coinvolto negli scontri armati. In tal modo, inoltre, si favorisce quella riconciliazione necessaria al ripristino della pace dopo il conflitto. Voi, Cappellani militari cattolici, oltre allo svolgimento del vostro specifico ministero religioso, non dovete trascurare di offrire il vostro contributo per un’appropriata educazione del personale militare ai valori che animano il diritto umanitario e ne fanno non solo un codice giuridico, ma anzitutto un codice etico”.


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