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Intervista a Vinton Cerf: su Internet il governo italiano sbaglia

Intervista a Vinton Cerf sul ruolo dei governi nell'Internet governance: "Alcuni Governi non si fidano del settore privato, e invece grazie a loro Internet sta funzionando bene"

di Redazione

Vinton Cerf è considerato uno dei “padri fondatori” dell’internet, essendo stato negli anni ’70 il coordinatore del gruppo che ha messi a punto il protocollo TCP/IP. Oggi è chairman dell’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) e uno dei principali responsabili dell’Internet Society (ISOC), il cui motto e’ “Internet is for Everyone”.

Il ruolo dei governi per l’evoluzione dell’internet
intervista di Claudio Allocchio (presidente Naming Authority italiana)
traduzione di Vita non profit online

(D=domanda; R=risposta)

D: Allo stato attuale, molte persone leggono quotidianamente notizie a proposito di Internet, dei suoi nuovi servizi e dei suoi potenziali problemi (criminalità informatica, pedofilia, attività illegali…). In ogni caso, sembra che l’immagine di Internet offerta al pubblico dai media non corrisponda sempre alla realtà: lei come spiegherebbe “La Rete” e le sue possibilità alla gente comune?

R: Mano a mano che Internet penetra più diffusamente in ogni paese, il profilo degli utenti comincia a rispecchiare la popolazione generale e tutti i suoi differenti interessi. In sostanza, è un mezzo per interazioni di ogni tipo (da singolo a singolo, da singolo a molti, da molti a molti). I media hanno la tendenza a concentrare l’attenzione sugli aspetti negativi perché sembrano vendere di più – la gente è quasi sempre più attratta da minacce e disastri piuttosto che da buone notizie. Internet ha la capacità di supportare virtualmente tutte le forme precedenti di comunicazione (radio, televisione, telefono, stampa) tanto quanto di creare a partire da esse un’amalgama che non sarebbe possibile senza la tecnologia unica di Internet. La qualità delle versioni Internet di questi vecchi media varia di parecchio, e la Rete non li soppianterà più di quanto non li farà crescere e fornirà loro un altro canale comunicativo.

D: e come spiegherebbe [ Internet ] a una fetta di pubblico “particolare”, ad esempio i politici e i governi?

R: Forse la cosa migliore è pensare Internet come un mezzo di comunicazione che sta crescendo sempre più globalmente. Si stima che ne usufruiscano 400 milioni di persone in tutto il mondo – una modesta frazione della quantità di ascoltatori radiofonici e degli utenti di televisione e telefono – ma il tasso di crescita è decisamente alto. Il numero di utenti è cresciuto di circa l’80% per anno, sommato [?] annualmente a partire dal 1988. Anche se questo tasso non è sostenibile, io ritengo che 3 miliardi di utenti saranno online nel 2010. Internet è uno strumento, un nuovo medium, che supporta ogni genere di interazione possibile su computer. Lo strumento più utile sembra essere la posta elettronica, i servizi di informazioni World Wide Web e, sempre di più, i processi di transazioni (potendo gestire le transazioni business-to-business e business-to-consumer). Alcuni servizi permettono ai consumatori di interagire direttamente, come in Ebay. Inoltre, Internet sta diventando uno strumento importante di comunicazione fra i governi e i cittadini e potrebbe anche avere un ruolo nel voto elettronico. Già da tempo Internet è impiegato per trasmettere i voti per delega nei meeting annuali delle società per azioni. In definitiva, Internet sarà in grado di supportare telefonia, radio, televisione, illimitata informazione online e le combinazioni di questi elementi, il tutto accessibile facilmente attraverso computer a comandi vocali.

D: Il governo di Internet è qualcosa in cui i governi nazionali ovviamente sentono di dover giocare un proprio ruolo. Lei quale ruolo pensa potrebbero giocare?

R: I governi possono dare una mano ad approntare le strutture per il commercio elettronico; loro hanno bisogno di stabilire accordi internazionali per affrontare la risoluzione di controversie, possibilmente attraverso forme di arbitrato come alternativa alle cause. I governi possono cooperare con l’ICANN e con gli operatori ccTLD per proteggere gli utenti di Internet e promuovere la stabilità di Internet. I governi possono anche aiutare a sponsorizzare la ricerca e gli sforzi che stabiliscono standard allo scopo di una continua evoluzione di Internet. I governi possono collaborare gli uni con gli altri per far fronte comune nella protezione della privacy e della proprietà intellettuale in un globale, digitale e interconnesso scenario.

D: Quale dovrebbe essere la relazione tra gli organismi amministrativi di Internet attualmente orientati “dal basso” (sia quelli tecnici, come IEFT, sia quelli regolatori, come ICANN e relativi organismi nazionali) e i governi?

R: Mi piacerebbe pensare che la maggior parte dei governi voglia giudicare conveniente cooperare e sostenere questi sforzi della base. La cosiddetta “relazione triangolare” fra l’ICANN, l’operatore ccTLD e il relativo governo può agire per stabilizzare tutti e tre gli assi a beneficio di ciascuno, per esempio.

D: In alcuni casi abbiamo già avuto alcuni accordi: il caso Australiano è un esempio. Potrebbe essere questa la via da percorrere?

R: Gli esempi canadese e australiano sono utili casi da studiare nella cooperazione fra i vari elettori e possono funzionare come modelli per altri.

D: Lei ritiene che la missione dell’ICANN sia abbastanza conosciuta fra l’opinione pubblica e i governi?

R: Io credo che sia stato sopravvalutato il suo scopo: ICANN NON è l’istituzione del governo globale di Internet, tranne che per la sua esigua responsabilità di organizzare gli spazi di allocazione degli indirizzi IP e la sorveglianza del Domain Name System. ICANN non è responsabile per le pratiche abusive delle aziende Internet, né per frodi o altri usi illegali di Internet. ICANN non è responsabile di far rispettare le leggi relative alle operazioni e agli usi di Internet; non ha una forza di polizia. Cerca di facilitare accordi fra le varie parti in causa, come si addice al suo unanime mandato costitutivo nelle aree tecniche su cui ha responsabilità.

D: Come lo descriverebbe a loro?

R: Vedi sopra.

D: Recentemente un membro del governo italiano, rispondendo alla domanda “perché avete proposto di centralizzare sotto lo stretto controllo del governo tutti gli enti nazionali regolatori di Internet, sostituendo quelli autoregolatori?” ha dichiarato:
«È già successo in ogni nazione. Anche negli Stati Uniti, l’ICANN per esempio, un’organizzazione non profit, è soggetta al completo controllo del governo americano, che detta regole severe».
Dal suo punto di vista ICANN sembra un esempio di controllo di Internet da parte del governo centrale. Come commenta questa dichiarazione?

R: Questo è un grave fraintendimento della situazione attuale. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha conservato solo una specifica autorità – per approvare l’inglobamento dei nuovi identificatori LTD nel database radice.Tutte le altre aree sono passate a istituzioni del settore privato, compreso ICANN. ICANN sta lavorando duramente per sollevare il governo degli Stati Uniti anche di quest’ultimo fardello.

D: Un’altra recente dichiarazione è stata:
«Gli organismi autoregolatori attuali (nota: il Regolamento di Registrazione “it”) sono un’istituzione che non può rispondere a un compito di tale importanza. È composta da circa 300 persone che si accettano reciprocamente all’interno dell’organizzazione come in una assemblea di studenti. Non hanno l’autorità di risolvere le questioni in tempi brevi (nota: hanno al loro interno ICANN e WIPO MAPs) e al suo interno ci sono tante aziende (nota: i segretari) che registrano nomi di domini».
Perché gli organismi di autoregolamentazione e il loro stile sembrano così “strani” ai Governi?

R: Alcuni governi non sono abituati a porre fede e autorità per quanto riguarda i servizi delle comunicazioni nelle mani del settore privato, ma questo è precisamente ciò che la privatizzazione e la liberalizzazione stanno portando avanti.

D: Ma alla fine gli organismi di autoregolamentazione hanno costruito Internet e ancora lo fanno funzionare bene… è così?

R: Internet sta funzionando davvero bene, se consideriamo il fenomenale tasso di crescita e l’espansione delle applicazioni che sembrano venir annunciate ogni giorno.

D: Molti governi a volte affrontano la questione Internet da una prospettiva veramente ristretta. Per esempio a loro sembra un enorme problema “l’occupazione illegale di nomi”. È davvero un problema così grande? Definirebbe il numero di questi casi “un problema rilevante”?

R: Sì, perché tendono a stabilire un precedente per i casi futuri. La quantità può essere meno rilevante della stessa esistenza di questi casi.

D: Cosa direbbe a un parlamento che considera l’idea di regolare “l’intera rete” con una legge che comincia con “Divieto di registrazione di nomi di domini”, dove la definizione di nomi di domini è:
«“nomi di domini” o semplicemente “domini” sono un insieme di lettere, numeri o altri simboli, internazionalmente ammessi al sistema di nomi di domini (DNS) che … identificano il proprietario dei diritti di accesso a internet».
Noi avevamo sempre creduto che un dominio identificasse un indirizzo o una risorsa nella rete… non un “proprietario dei diritti di accesso”.
Cosa suggerirebbe per rendere loro chiaro il concetto di internet?

R: Io metterei in evidenza che un governo nazionale ha, al più, una specie di giurisdizione sopra i ccTLD* e che questo ruolo di controllo non si estende sugli altri ccTLD o in generale ai TLD. Molti di noi pensano ai domini non come a una proprietà, ma come una registrazione di una risorsa pubblica. All’interno di un particolare ccTLD esiste una certa libertà per mettere a punto una politica per le registrazioni permesse.

D: “Internet per tutti”: cosa direbbe se uno prima di registrare un dominio dovesse esibire un marchio registrato internazionale, un WIPO, un ben conosciuto nome personale, ecc. a completa richiesta, allo scopo di evitare trentamila dollari di multa amministrativa immediata in caso di “errore”?

R: A causa della condizione in un certo senso fluida del dibattito su chi ha i diritti di registrare particolari nomi, è generalmente una saggia idea determinare quali interessi altri possono avere su certi nomi. Con poche eccezioni, la tecnologia di Internet non limita in particolar modo i nomi che possono essere registrati (lasciando da parte per un momento i continui tentativi di supportare espansioni del set di caratteri usati per costruire le identificazioni di nomi di domini, oltre alle forme limitate dell’ASCII).
I governi devono essere coscienti del fatto che le limitazioni in un solo paese possono soltanto sospingere il problema fuori dalla giurisdizione di quel paese.

D: Internet è, per natura, Internazionale. Quali sforzi dovrebbe essere compiuti da tutte le parti coinvolte, governi inclusi, per risolvere problemi a livello internazionale?

R: Io credo che ICANN abbia stabilito un buon avvio con il Comitato di Consiglio Governativo ma per le strutture legali a sostegno dell’e-commerce, sembra siano verosimilmente necessari dei seri tentativi di trattative.

Vint Cerf
Chairman, ICANN

*Nota al testo
ccTLD, cioè?
Il mondo di Internet è gerarchico, cioè basato su di una struttura ad albero molto complessa. Esistono dei Top Level Domains (TLD) fondamentalmente divisi in due categorie: gTLD (TLD generici) e ccTLD (TLD Country Code).
I ccTLD sono legati alla propria nazione (.it per l’Italia, .es per la Spagna, ecc.); gli altri sono adatti all’attività svolta dall’azienda proprietaria del sito. Per esempio, il suffisso .com indica un sito a carattere commerciale, .net le aziende proprietarie di reti, .edu le istituzioni accademiche e .org le organizzazioni e le associazioni in genere. Esistono altri suffissi particolari e riservati (per esempio .gov, riservato al Governo degli Stati Uniti) e sono state introdotte nuove estensioni: .aero, .biz, .coop, .info, .museum, .name, .pro. Al di sotto di questi TLD si possono registrare dei nomi univoci (ad esempio proprionome.it), detti appunto Nomi a Dominio di Secondo Livello (SLD).

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