Denunce
Nel 2023 uccisi almeno 38 bambini palestinesi, più di uno a settimana
«Cinque dei minori palestinesi uccisi quest'anno avevano meno di 12 anni e tre meno di otto, il più piccolo aveva solo due anni», denuncia l'organizzazione Save the Childeren
di Redazione
Ad oggi, almeno 38 bambine e bambini palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata: il 2023 è l’anno più letale mai registrato, ha dichiarato Save the Children.
Questo drammatico record è stato raggiunto questo mese in seguito alla morte di due ragazzi di 16 anni in due diversi momenti. In media, equivale a più di un minore palestinese ucciso a settimana. Quest’anno sono stati uccisi anche almeno sei bambini israeliani. Si tratta del secondo anno consecutivo in cui si registra il record di vittime tra i minori in Cisgiordania, e questo rende evidente il peggioramento della sicurezza dei bambini in tutti i Territori palestinesi occupati.
Uno dei bambini uccisi questo mese era stato intervistato da Save the Children l’anno scorso: le sue parole esprimono le paure che i piccoli palestinesi affrontano quotidianamente. «Il mio sogno è poter guardare qualsiasi cosa mentre vado a scuola, come gli uccelli e la natura», aveva raccontato Yousef*. «Voglio vedere le cose che ho sempre immaginato. Non voglio sentire l’odore del gas o vedere soldati ovunque. Non voglio avere paura di uscire. Non voglio che mia madre abbia paura che io mi faccia male o che vaghi per le strade a cercarmi, temendo che io sia stato ferito dai soldati israeliani».
Ad oggi, il bilancio dei bambini morti in tutti i territori palestinesi occupati (Cisgiordania e Gaza) è già di almeno 44 vittime, tra cui almeno sei uccisi a Gaza. Questa cifra è di poco inferiore ai 45 bambini palestinesi uccisi in tutti i territori palestinesi occupati nel 2022. L’anno scorso sono stati uccisi anche due bambini israeliani.
Cinque dei minori palestinesi uccisi quest’anno avevano meno di 12 anni e tre meno di otto, il più piccolo aveva solo due anni. A luglio, almeno quattro bambini palestinesi sono stati uccisi a Jenin durante la più grande operazione militare israeliana in Cisgiordania degli ultimi 20 anni, che ha comportato un pesante uso della forza, compresi gli attacchi aerei.
«Ogni tanto mi siedo da sola nella stanza e inizio a piangere. Piango per tutto quello che ci è successo. Sogno ogni giorno quello che è successo. Non dormo fino all’alba, finché non mi assicuro che non tornino a prenderci», ha raccontato Amina*,15 anni, che ha vissuto l’operazione militare di Jenin.
«Le mie figlie non sono più le stesse, la mia bambina di sette anni ora si rifiuta di uscire di casa da sola. E quando le bambine sentono che i soldati stanno entrando nel campo, iniziano a piangere, vorrebbero scappare», ha detto la mamma di Amina.
«Stiamo affrontando l’anno più letale in Cisgiordania, ancora una volta, e mancano ancora diversi mesi alla fine dell’anno. Si tratta di una tendenza allarmante. Quest’anno è stato segnato da un uso senza precedenti della forza e da un numero record di morti di bambine e bambini da quando questo dato viene rilevato. Le menomazioni e le uccisioni di minori devono finire», ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children per i Paesi Bassi.
Save the Children esorta la fine immediata dell’uso eccessivo della forza contro i bambini da parte delle forze israeliane. Allo stesso tempo, l’Organizzazione chiede un’indagine immediata e indipendente sull’uccisione di tutte le bambine e i bambini e che si prenda consapevolezza della situazione. Finché persisterà una cultura dell’impunità, è probabile che i cicli di violenza continueranno. Senza un immediato cambio di rotta, i bambini continueranno a pagarne il prezzo con le loro vite. Il governo di Israele deve proteggere i bambini e limitare l’uso della forza in linea, con i suoi obblighi di diritto internazionale.
Save the Children lavora con i bambini palestinesi fin dagli anni Cinquanta, con una presenza permanente nei Territori palestinesi occupati dal 1973. I team dell’organizzazione lavorano in tutto il territorio palestinese, con oltre 30 partner, per garantire che i bambini sopravvivano, abbiano la possibilità di imparare, siano protetti da ogni tipo di abuso e che tutti gli attori si impegnino a rispettare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia.
Foto apertura: Palestina, colline a Sud di Hebron. Credit Anna Spena
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