Mondo

Iraq: oggi più di 80 manigestazioni per la pace

Spegnere le tv e andare in piazza

di Redazione

Avevamo ragione, dicono i pacifisti. Spengono la televisione: Bagdad in fiamme e nel fumo, bombardamenti massicci. Ma non mollano: la loro protesta anzi continua, nelle strade e dentro le piazze italiane, addirittura con maggior vigore. Oggi sarà un altro giorno di cortei e manifestazioni. A Roma, dove ieri hanno già sfilato oltre trecentomila agricoltori, ne sono state annunciate due: c?è stata discussione, l?inutile tentativo di marciare insieme. Poi però l?Ulivo ha dato appuntamento ai suoi militanti in piazza del Popolo, alle 15, mentre il movimento «Fermiamo la guerra» si radunerà in piazza della Repubblica, un?ora più tardi. Da lì, in marcia, fino a piazza Navona, dove saranno accese fiaccole e dove verrà spiegato l?andamento delle altre iniziative. Sull?intero territorio nazionale ce ne saranno oltre ottanta. Cortei a Milano, Torino, Genova, Savona, Bologna, Firenze, Palermo. Attese migliaia di persone, gli studenti con i pensionati, i centri sociali con i cattolici: «Ciò che abbiamo visto dimostra che non esistono bombardamenti “chirurgici”. Non osiamo nemmeno immaginare quanti morti, quanti poveri innocenti siano rimasti sepolti sotto quelle macerie», dice Cristiano Lucchi, di Lilliput. Per questo, Francesco Caruso, grande capo dei Disobbedienti napoletani, guiderà il sit-in alla base Nato di Bagnoli. «Davanti alle immagini che ci giungono dall?Iraq, davanti a tanta inaudita violenza, abbiamo il dovere morale e civile di non far più entrare né uscire un solo mezzo militare da quella base yankee». Altri sit- in sono previsti ad Aviano e a Sigonella. Paolo Cento, dei verdi: «Presto, in compagnia di altri parlamentari, tornerò lì dentro per ispezionare hangar e depositi e capire quanto stretto sia il legame fra quelle basi e la guerra in Iraq». Toni duri. Come quello di Luca Casarini, leader riconosciuto degli antagonisti del Nord-Est: «È chiaro che, a questo punto, il nostro atteggiamento cambia. L?assedio agli uffici del consolato inglese di Venezia diventa una faccenda seria. Saremo migliaia, e molto decisi». Erano tanti, e seppur bambini, non meno convinti, anche gli alunni delle scuole medie ed elementari che ieri pomeriggio hanno manifestato tenendosi per mano alle loro mamme e alle loro maestre. «La protesta, nelle scuole di ogni ordine e grado – spiegava una di loro – è destinata ad aumentare». Ieri, occupate le facoltà di Sociologia all?università di Roma La Sapienza e quella di Scienze politiche a Messina. Blocco della didattica annunciato a Siena. Poi c?è quello che sta accadendo nelle parrocchie. Sono ormai parecchi i sacerdoti che nel corso delle loro prediche invitano «a non accettare la guerra». Si prega per la pace, ci sono gruppi di boy scout che hanno deciso di sfilare nei cortei in divisa. C?erano tre boy scout anche ieri pomeriggio, in via Veneto, in uno dei tanti sit-in di protesta che si formano e subito sciolgono davanti ai cancelli dell?ambasciata americana. Perché la protesta pacifista dilaga, nasce improvvisa, si sposta. Ieri, a Roma, in via Appia, una stazione di servizio della Esso è stata bloccata per mezz?ora da dieci studenti del liceo classico Augusto. A Bologna, ce n?erano altri che son saliti su un bus, distribuendo volantini. A Napoli si sono messi a ballare in piazza Municipio: una tarantella triste, senza sorrisi.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA