Non profit

La guerra, gli affari, gli umanitari e il fattore M

Anticipazione da VITA magazine in edicola. L'intervento di Riccardo Bonacina: il fattore M, ovvero l'ideologia di chi vuol far della pace motivo di guerra

di Riccardo Bonacina

La guerra illegittima, con il suo carico di dolore e di incertezze per milioni di persone, è quindi iniziata. La protervia di un tale atto di guerra, l?irresponsabilità di un atto che manda gambe all?aria quel che resta dell?Onu e del futuro della legalità internazionale è testimoniato dal totale menefreghismo con si arriva a questo tragico appuntamento rispetto al tema dell?emergenza umanitaria. Non si sa ancora cosa succederà nell?immediato dopoguerra, se a gestirlo sarà un esercito aggressore e d?occupazione o se una nuova risoluzione darà uno specifico mandato all?Onu, come chiede Blair ad un Bush distratto sull?argomento. Le principali agenzie umanitarie delle Nazioni Unite (Wfp, Unhcr, Unocha), che avevano quantificato in 180 milioni di dollari il costo del primo impatto umanitario, hanno in queste ore confessato che nei loro salvadanai gli Stati hanno sino ad oggi versato solo 53 milioni di dollari di cui una quarantina già spesi nel solo primo approvvigionamento di cibo e materiali logistici. Uno scandalo se paragonato alla puntualità con cui fioccano le prime commesse legate alla guerra: veberdì 7 marzo, per esempio, la Halliburton Company (già guidata da Dick Cheney), società specializzata nei servizi all?industria petrolifera, ha ottenuto (ma va?) dalla Casa Bianca l?appalto per bonificare e ricostruire le infrastrutture petrolifere in Iraq. L?affare è di circa 20 milioni di dollari, al netto di un volo in Borsa da 8 dollari per azione ad oltre 20. Per quanto riguarda il nostro Paese, ci sono le promesse di Berlusconi e di Frattini sull?impegno italiano nell?intervento umanitario, ma non ci è dato sapere né i modi né il quantum. Di fronte ad uno scandalo così enorme, insopportabile, sarebbe stato lecito attendersi dalle organizzazioni non governative italiane e dal popolo dell?umanitario una vera incazzatura, una protesta, azioni capaci di incalzare governo e parlamento sino all?assunzione di una qualche responsabilità dinnanzi al disastro umanitario prossimo e venturo. E invece no, presidenti e personale delle ong italiane stanno consumando tutte le loro energie nella costituzione di ?Un tavolo di solidarietà per le popolazioni irachene? che consuma le prime settimane della sua esistenza a cercare il consenso su tre discriminanti: no alla guerra, e sin qui è una facile ovvietà (almeno speriamo); no all?utilizzo di fondi governativi italiani, no ad ogni collaborazione con personale militare. Insomma un prologo ideologico che snatura il comandamento primo di ogni operatore umanitario: aiutare e soccorrere qualsiasi uomo bisognoso e vittima di violenza senza discriminazione alcuna e con tutti i mezzi disponibili al soccorso. Come ogni ideologia anche questa ha bisogno d?ideologhi. E l?ideologia di chi vuol far della pace motivo di guerra ha il suo profeta massimo in Giulio Marcon, presidente dell?Ics, Consorzio italiano di solidarietà, che da un po? di tempo in qua a colpi di phamplet, articoli e interviste anche a giornali rosa, ha deciso di conquistarsi un posto al sole. Marcon ha un vero incubo la Missione Arcobaleno e la gestione che dei 133 miliardi di lire raccolti dagli italiani (un vero must: la gestione, la distribuzione e il monitoraggio degli interventi finanziati con i 133 miliardi di lire raccolti dai cittadini, costò 790 milioni, lo 0,6%!). Probabilmente per una sola ragione: perché il finanziamento dei progetti delle ong era fatto non sulla scorta di criteri politici o di cordata partitica ma su piani di intervento, di rendicontazione e di monitoraggio improntati all?assoluta trasparenza. Infatti, non si capirebbe altrimenti perché Marcon ritennne lecito chiedere un finanziamento di 150 milioni di lire al ministro Livia Turco, allorché il Commissario straordinario non era ancora insediato, e i progetti erano decisi da un ?Tavolo di coordinamento per l?aiuto delle popolazioni dei balcani?. Ma come non era lo stesso governo? Lo stesso Paese che bombardava? Del resto, spesso l?ideologia copre vergogne, copre criteri di non trasparenza. Provate voi a cercare il bilancio dell?Ics sul suo sito, provate a cercare il rendiconto dei progetti e l?uso dei finanziamenti ricevuti. Persino dalla Missione Arcobaleno, allorché Ics chiese a Roberto Morassut, segretario Ds a Roma (sempre del partito di D?Alema) e a Progetto Sviluppo della Cgil di girare loro la richiesta a Missione Arcobaleno. Sotto le ipocrisie, caro Marcon, la sostanza non cambia, anzi! Spesso la sostanza si corrompe. Marcon dovrebbe anche spiegare perché non fu lecito prendere i soldi direttamente da Missione Arcobaleno, e invece sì se essi transitavano da Unhcr e Unmik, per il campo d?accoglienza rom ashkalia a Plementina, o da Unops (filiazione dell’ONU) praticamente controllata dal nostro governo, dallo stesso Stato che aveva bombardato colonne di profughi e complessi petrolchimici. Un punto sostanziale, eppure dimenticato dal preambolo ideologico del nuovo Tavolo. Così come dimenticati sono i criteri di rendicontazione e di impiego dei soldi raccolti per i progetti in Iraq. E ancora, Marcon dovrà pur spiegare ai commensali del Tavolo perché qualche mese fa l?Ics ha chiesto l?idoneità come ong allo schifoso ministero degli esteri dello schifoso governo Berlusconi, per accedere ai finanziamenti pubblici, un?idonietà che è stata pure concessa il mese scorso. Cari presidenti delle ong italiane, continuando così, con questi profeti e con tanta ideologia, l?umanitario made in Italy servirà tuttalpiù a costruire qualche carriera politica di serie B, e… a Berlusconi di continuare a fare i propri affari. Il servizio integrale sul numero di VITA non profit magazine in edicola


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