Non profit

«Diversi dal profit? Questione di leadership»

Era un dirigente sindacale, oggi guida una cooperativa sociale all’avanguardia, la Koiné. La nostra abilità? Connettere saperi diversi in una visione d’insieme

di Ida Cappiello

Diplomato, per un anno operaio in fabbrica, per 10 anni dirigente sindacale. Dal 1989 in Koiné, cooperativa specializzata nei servizi alla persona e in particolare all?infanzia e alla terza età. Ruolo: direttore, inquadramento al decimo livello del contratto delle coop sociali, retribuzione lorda di 2mila euro mensili, straordinari a forfait. Vita: Dal sindacato all?impresa sociale… Paolo Peruzzi: No, un percorso professionale lineare. Per me ha significato trasferire sul piano gestionale l?idea di lavoro liberato e responsabile che è sempre stata al centro della mia attività. C?è in questo una componente ideologica, che fa parte della mia storia, ma che comunque funziona, visti i risultati. Vita: Si sente più manager o più ?militante? ? Peruzzi: Cooperatore sociale. Anche perché non mi riconosco assolutamente nella categoria dei manager. Li trovo tristi, a essere sincero. Vita:Cosa fa la vera differenza tra i due profili? Peruzzi: La promozione all?interno delle imprese sociali di un modello di lavoro fondato sulla responsabilità collettiva. È un aspetto interno che però si riverbera fortemente sulla qualità delle prestazioni erogate, visto che alza di molto il livello di motivazione e di consapevolezza di chi gestisce i servizi. Se manca questo, la differenza rischia di ridursi al gap retributivo. Vita: Si dice che i bassi salari del non profit scoraggino i migliori. Il suo è adeguato? Peruzzi:Sono soddisfatto perché valuto il compenso con un metro non soltanto monetario. Sapere di lavorare tutto il giorno per qualcosa di più dei soldi o del potere, per contribuire alla crescita della comunità locale, in un contesto lavorativo che mi piace perché ne condivido i valori, per me fa parte a tutti gli effetti della retribuzione. Ci guadagno in salute… Vita: Quali competenze per i manager sociali? Peruzzi: Le abilità tecniche sono le stesse, ma è necessario avere in più la capacità di ?connettere?, di mettere insieme i diversi saperi specialistici in una visione che va oltre, comprendendo il senso complessivo della propria attività, il suo incidere sulla realtà degli utenti e di tutti gli stakeholder. Vita: Sente il bisogno di formazione? Peruzzi: A livello individuale no. Penso invece a interventi normativi, che diano un?identità più forte alle imprese sociali. Rendere obbligatorio il bilancio sociale, ad esempio, favorirebbe la crescita delle professionalità della struttura.


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