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Iraq: Ue, ridare centralità all’Onu
E riaffermazione dell'amicizia con gli Usa. Ecco il documento dei 15
di Paul Ricard
L’ Europa supera l’ostacolo piu’ difficile, trovando un compromesso strategico, in uno dei vertici piu’ difficili e drammatici della sua lunga storia. I Quindici sono riusciti a mettere la sordina – senza superarle – alle profonde divisioni che in queste settimane l’ hanno profondamente divisa sulla guerra all’ Iraq, trovando invece una nuova e insperata unita’ di intenti sul futuro, sull’atteggiamento da tenere nel dopo-guerra. Mentre le bombe anglo-americane cadevano su Baghdad, i leader dell’ Ue, stasera a Bruxelles, hanno scelto di percorre l’unica strada che poteva permettere loro di uscire dal quel pantano diplomatico in cui si erano cacciati, in queste settimane, con le divergenze e le diversita’ di posizione sull’approccio alla crisi irachena: non hanno guardato al passato, ne’ al presente, hanno deciso di guardare al futuro e di provare a trovare nei progetti sul futuro dell’ Iraq quell’ unita’ di intenti che e’ clamorosamente mancata nei giorni passati. Cosi’ i Quindici hanno oggi ribadito il ruolo centrale dell’ Onu nel futuro dell’ Iraq, hanno confermato che le relazioni transatlantiche sono una ”priorita” strategica, hanno chiesto che l’ integrita’ territoriale irachena non sia toccata, hanno detto che l’ Ue vuole contribuire concretamente alla ricostruzione dell’ Iraq, hanno promesso che daranno il loro contributo per alleviare le emergenze umanitarie, hanno voluto dare una nuova speranza al processo di pace in Medio Oriente. Su questo c’e’ stata piena concordia, perche’ tutti, ha riferito il ministro degli esteri Franco Frattini, hanno voluto sottolineare quello che ”ci unisce”, con uno sguardo deciso al ”futuro”. Sul passato, invece, i Quindici hanno deciso di non dilungarsi troppo. Solo un breve accenno in cui auspicano che la guerra in Iraq non produca troppe vittime. Ma, d’altra parte, non c’era scelta. Mettersi a discutere sulla guerra e su Saddam Hussein al vertice di oggi avrebbe voluto dire certificare , con tutta probabilita’, il fallimento del summit, in un momento decisivo e strategico per la storia di questi anni. Le divergenze sulla guerra c’erano e rimangono, ha sintetizzato il primo ministro greco Costa Simitis (Atene ha la presidenza di turno dell’ Ue). ”Non possiamo fare sparire le divergenze ne superarle in questo momento – ha osservato ancora Simitis – perche’ sono il prodotto di un’ evoluzione che e’ durata fino ad oggi. Il problema e’ guardare verso il futuro per capire come avanzare insieme”. I Quindici hanno capito che in gioco c’era qualcosa di piu’ importante: il senso e il futuro stesso dell’ Unione europea che non poteva permettersi un naufragio diplomatico, con una guerra in corso. Oggi era il giorno in cui bisognava mostrarsi uniti, anche se per farlo e’ stato necessario glissare sui punti di divisione, mettere in un angolo le divergenze. Come ha detto il presidente della Commissione europea, Romano Prodi era importante dimostrare di aver appreso la ”lezione” di questi giorni e farne tesoro per il futuro. Sembra che sia andata cosi’, a giudicare dal risultato del vertice. Oggi e’ stata messa alle spalle una pagina nera della storia europea, una pagina fatta di divisioni e rancori. I Quindici guardano al futuro, ma dovranno avere un approccio diverso con una visione piu’ globale e meno individuale, con uno sguardo piu’ proiettato agli interessi comuni piu’ che a quelli nazionali, altrimenti le divisioni di ieri potrebbero essere quelle di domani.
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