Animali

Trentino, il giudice salva l’orsa F36. Per ora

Il Tar di Trento accoglie il ricorso di Lav, Lndc e Wwf. Purtroppo, però, allo stesso tempo il presidente del Tar, Fulvio Rocco, dispone che l’animale possa essere catturato e rinchiuso al Casteller, in attesa della decisione che sarà presa nella Camera di Consiglio prevista per il prossimo 12 ottobre. Per gli animalisti «finalmente il Tar introduce come elemento di valutazione dell'accaduto il comportamento delle persone coinvolte, non piu’ solo quello dell’orso»

di Antonietta Nembri

L’orsa F36 non può essere uccisa ed è salva fino alla prossima decisione del Tar collegiale. È stato infatti accolto il ricorso presentato da Lav, Lndc Animal Protection e Wwf. «Siamo estremamente felici di aver salvato F36 dall’esecuzione», dichiarano Lav, Lndc Animal Protection e Wwf «anche se riteniamo non giustificato il ricorso alla sua cattura e traduzione nel carcere del Casteller, soprattutto leggendo le motivazioni addotte dallo stesso Tar».

Cosa dice il decreto del Tar

Il Decreto del presidente del Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa di Trento rappresenta in effetti una vera e propria svolta nella valutazione del rapporto tra umani e orsi in quella Provincia.  

Al punto 2.2 si legge infatti testualmente che “secondo la stessa ricostruzione dei fatti proposta agli agenti del Corpo Forestale Provinciale da parte delle due persone coinvolte, le stesse non si sono attenute alle regole ampiamente diffuse dalla stessa Amministrazione Provinciale in caso di incontri con orsi”.

Si guarda al comportamento degli umani

In una nota Lav sottolinea che in questo modo vengono finalmente introdotti elementi di valutazione di quanto accaduto che non riguardano solo ed esclusivamente il comportamento dell’orso, come invece sempre fatto dalla provincia di Trento fino a oggi. I

l Tar ha acceso un faro anche sui comportamenti adottati dalle persone coinvolte, che in effetti avrebbero reagito alla presenza dell’orsa accompagnata dal suo piccolo, in maniera errata perché, “anziché arretrare lentamente, si sono messi a correre, all’evidenza dimentichi che la velocità dell’orso è di gran lunga superiore a quella umana e che anche l’orso può agilmente arrampicarsi sugli alberi”. 


Un “falso attacco”

Alla luce di queste evidenze il Tar di Trento deduce che anche il primo incidente deve essere derubricato a falso attacco, come dimostrato dal comportamento dell’orsa che, una volta che la persona rifugiatasi sull’albero è caduta, si è allontanata senza aggredirla. 

Ulteriore elemento che si ricava dalla lettura del Decreto Presidenziale è l’utilizzo non corretto che il Presidente Fugatti fa della documentazione scientifica, come il documento Ispra che analizza la popolazione di orsi trentini, per sostenere le sue ordinanze “ammazza-orsi” attraverso “l’artato travisamento di determinate circostanze fattuali e l’arbitraria interpretazione delle norme contenute nel Pacobace in modo da sostanzialmente ricondurre qualsivoglia incontro casuale tra uomo ed orso ad un’ipotesi ex se legittimante l’abbattimento di quest’ultimo”. 

L’orsa va lasciata in libertà

Si legge in una nota che: «Viene così sostanzialmente smascherata – se ancora ce ne fosse bisogno – la tattica di Fugatti finalizzata ad utilizzare strumentalmente la questione legata alla sicurezza dei cittadini al solo scopo di ottenere consenso». 

«Non possiamo comunque accettare che l’orsa F36, che ora è radiocollarata e della quale se ne può quindi conoscere la posizione in ogni istante, venga catturata e rinchiusa al Casteller» insistono le associazioni, «per questo motivo e con l’assistenza dei nostri legali Michele Pezone e Paolo Latrari stiamo già lavorando a una diffida perché l’orsa sia lasciata in libertà». 

«La cattura con captivazione, stante anche l’interpretazione del giudice, non ha molto senso di essere applicata, anche considerate tutte le conseguenze del caso. Infatti, anche se si trattasse di una cattura con captivazione temporanea fino al 12 ottobre (data in cui il Tar si esprimerà in merito), le conseguenze sul benessere psico-fisico dell’animale e le conseguenti difficoltà per un reinserimento in natura dovrebbero essere tenute fortemente da conto. Un animale che viene rinchiuso un mese o più in un piccolo recinto rischia di sviluppare comportamenti stereotipati a causa dello stress» concludono sottolineando inoltre che a tutte le altre va aggiunta «la questione “cucciolo”. Infatti, F36 ha con sé un cucciolo dell’anno. La scomparsa temporanea o definitiva della madre può avere le stesse conseguenze che andiamo ipotizzando per i cuccioli di Amarena».

In apertura photo by Ben Owen on Unsplash

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