Mondo

“Cara mamma, vedo cose tremende”. Angosce di una pacifista

Le lettere di Rachel Corrie, uccisa a Gaza. Era in Palestina da un mese. Difendeva il diritto dei profughi all’acqua. Un bulldozer israeliano l’ha travolta (di Rachel Corrie).

di Redazione

Ciao amici e famiglia, e altri, sono in Palestina da due settimane e un?ora, ma continuo a non trovare le parole per raccontare quello che vedo. Non so dire se i bambini di qui abbiano mai vissuto senza buchi di cannone sui muri e torrette di un esercito d?occupazione che li sorvegliano continuamente dal vicino orizzonte. Penso, anche se potrei sbagliarmi, che anche il più piccolo di questi bambini capisca che la vita non è così ovunque. I bambini si divertono a sentire il mio arabo stentato chiedendomi: “Kaif Sharon? Kaif Bush?”, e ridono quando rispondo “Bush Majnoon, Sharon Majnoon” (Com?è Sharon, com?è Bush? Bush è pazzo, Sharon è pazzo). 20 febbraio 2003 Mamma, adesso l?armata israeliana ha effettivamente bloccato la strada per Gaza, i maggiori checkpoint sono chiusi. Ciò significa che i palestinesi che vogliono andare a iscriversi al secondo semestre all?Università non possono. La gente non può andare a lavorare, e chi è bloccato dall?altra parte non può tornare a casa. Ho un po? di influenza, la curo con una specie di limonata. La donna che ha le chiavi del posto in cui dormiamo, continua a chiedermi di te. Non sa una parola di inglese, ma chiede sempre della mia mamma. 27 febbraio 2003 (a sua mamma) Ti voglio bene, mi manchi. Ho avuto degli incubi con carri armati e bulldozer fuori dalla nostra casa e noi due dentro. A volte l?adrenalina funziona da anestetico per settimane e poi alla sera, o di notte, la realtà di questa situazione mi colpisce. Sono terrorizzata per la gente di qui. Ho pensato molto a quello che hai detto al telefono sul fatto che la violenza palestinese non migliora la situazione. Seimila persone di Rafah lavoravano in Israele due anni fa. Adesso solo 600 possono andarci per lavoro. Molti di questi 600 si sono trasferiti perché i tre checkpoint tra qui e Shkelon, la città israeliana più vicina, hanno tramutato un trasferimento di 40 minuti in un viaggio di 12 ore. Se qualcuno di noi avesse e la sua vita e il suo benessere completamente distrutti, pensi che dovrebbe usare qualche forma di violenza per proteggere quello che gli rimane? Penso a tutto questo soprattutto quando vedo orti e alberi da frutta distrutti, penso a te e a quanto tempo ti ci vuole per farli crescere. Penso davvero che, in una simile situazione, la maggior parte delle persone cercherebbero di difendersi come meglio può. Penso che zio Craig lo farebbe, che la nonna lo farebbe e che lo farei anch?io. Mi chiedi della resistenza nonviolenta. Non riesco davvero a credere che tutto questo accada senza che il mondo s?indegni. Mi fa male. Questo è quello che vedo da qui: gli attacchi e le uccisioni di bambini sono un?atrocità. Ma sono terrorizzata di perdere la visione complessiva delle cose focalizzandomi su queste atrocità? Voglio solo scrivere a mia mamma e dirle che sono testimone di questo cronico e insidioso genocidio e che ho paura e che metto in dubbio la mia fiducia nella bontà della natura umana. Tutto questo deve finire, penso che sia una buona idea per ognuno di noi lasciare tutto e dedicare la nostra vita a fermare tutto questo. Non penso più che sia una cosa estrema da fare. Voglio continuare a ballare, ad avere fidanzati e a scherzare con i miei colleghi. Ma voglio anche fermare tutto questo. Quando tornerò dalla Palestina, probabilmente avrò degli incubi e mi sentirò continuamente in colpa per non essere più qui, ma trasformerò tutto questo in più lavoro per questa causa. Venire qui è una delle cose migliori che abbia mai fatto. Così quando vi sembro matta, o se l?armata israeliana interrompesse la sua strategia razzista di non fare del male ai bianchi, per favore attribuitelo al fatto che sono nel mezzo di un genocidio che in maniera indiretta supporto e di cui il mio governo è in gran parte responsabile. 28 febbraio 2003 Grazie, mamma, per la tua risposta. Mi aiuta molto ricevere i tuoi messaggi e quelli di chi mi vuole bene. Qui senti sempre carri armati e bulldozer che ti passano vicino. Quando sono con amici palestinesi mi sento meno sconvolta di quando cerco di comportarmi come un osservatore dei diritti umani, uno che deve documentare o fare resistenza diretta. Devo dire che sto scoprendo una certa forza e abilità degli uomini di rimanere umani anche nelle peggiori circostanze di cui non mi ero mai accorta. Penso che la parola giusta per definirla sia dignità. di Rachel Corrie


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