Comitato editoriale WeWorld

Perché un nuovo tempo scuola non è più rimandabile

L'organizzazione WeWorld e il duo Mammadimerda lanciano la petizione “Ristudiamo il calendario. Un nuovo tempo scuola non è più rimandabile”. Le richieste principali: apertura delle scuole anche nei mesi di giugno e luglio con attività extra scolastiche e introduzione obbligatoria e generalizzata del tempo pieno dai tre ai 14 anni in tutte le scuole

di Redazione

La scuola non va in vacanza. O, almeno, non dovrebbe. Invece, in Italia milioni di studenti e studentesse sono stati lontani dai banchi di scuola per 14 settimane, la pausa estiva più lunga in Europa, che comporta perdita di competenze, aumento di disuguaglianze e casi di abbandono scolastico, soprattutto per chi viene da contesti più svantaggiati a livello socioeconomico e culturale, e un aggravio pesante per le famiglie, costrette a districarsi tra cura, lavoro e i costi di campus estivi, con grande difficoltà nel conciliare i tempi di vita e lavoro, che pesa soprattutto sulle madri.

Per questo WeWorld, organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in Italia e in 27 Paesi nel Mondo, e il duo Mammadimerda, in occasione del “Back to school” lanciano una petizioneRistudiamo il calendario. Un nuovo tempo scuola non è più rimandabile”, per una scuola che tenga finalmente al centro i bisogni dei bambini, delle bambine e delle loro famiglie a partire dalla rimodulazione del calendario scolastico.

L’invito alle famiglie è di raccontare le loro “estati piene rase” per far sentire al mondo della politica e delle Istituzioni cosa significa bilanciare in 14 settimane di pausa scolastica vita lavorativa, lavoro di cura e bisogni educativi di bambini e bambini.

«Sapete perché abbiamo questo calendario scolastico, con 3 mesi e più di pausa estiva? Perché seguiamo il ciclo del grano. Proprio così, in Italia i nostri figli smettono di andare a scuola i primi di giugno e riprendono verso metà settembre per venire ad aiutarci a raccogliere il grano nei campi», dichiara Francesca Fiore, fondatrice di Mammadimerda. «Sappiamo che intervenire sul calendario scolastico è complesso e che sono tanti i dubbi su questa questione, ma crediamo che per i bambini e le bambine e per le loro famiglie oggi sia fondamentale iniziare a parlarne e farlo seriamente. perché il nostro sistema scolastico non solo è l’unico, insieme a Malta e Lettonia, ad avere una pausa estiva così lunga, ma è anche uno dei più stressanti del mondo. Gli eccessivi carichi di lavoro concentrati nello stesso periodo di tempo, comportano effetti negativi non solo sul rendimento scolastico, ma anche sul benessere psicofisico: bambini/e e ragazzi/e fanno fatica a trovare tempo per riposare, sono sotto pressione e possono arrivare a percepire la scuola come un peso, soprattutto se partono da condizioni di maggiore difficoltà socioeconomica».

«Una pausa estiva così lunga si trasforma di fatto in un enorme moltiplicatore di disuguaglianze: non tutti i bambini e le bambine hanno, infatti, la possibilità di partecipare ad attività ricreative e di socializzazione, al contrario di altri e di altre che durante la pausa praticano sport, coding, imparano nuove lingue…», commenta Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld. «Lo stesso si può dire delle vacanze, che non solo rappresentano un’occasione di svago, ma anche un’esperienza educativa a tutto tondo, e che nel nostro Paese quasi la metà delle famiglie con più di un figlio non può più permettersi. Durante l’anno scolastico, al contrario, studenti e studentesse possono attingere alle risorse che il “rubinetto” della scuola mette a disposizione, a prescindere dal loro contesto di provenienza. Ma quando la scuola chiude, al pomeriggio o in estate, le cose cambiano. Pensiamo solo al servizio mensa, fondamentale nel garantire un pasto completo e nutriente e nell’offrire occasioni di socialità. In Italia quasi 6 studenti su 10 (58%) delle scuole primarie statali non beneficiano di alcun servizio mensa (al Sud arriviamo a 8 su 10). Rimodulare il calendario scolastico è fondamentale per poter garantire a bambini e bambine le stesse opportunità».

Non da ultimo, questa pausa significa una maggiore difficoltà nel conciliare i tempi di vita e lavoro, attività che spesso grava esclusivamente sulle madri. Allo stato attuale delle cose, infatti, il calendario penalizza soprattutto le donne. Le nostre società ed economie dipendono da sempre, e ancor più negli ultimi decenni, dal lavoro di cura, che si tratti di vere e proprie professioni o di quelle attività che afferiscono alla gestione della casa e della famiglia. Lavoro ancora oggi appannaggio delle donne.

Due le richieste concrete: Apertura delle scuole anche nei mesi di giugno e luglio con attività extra scolastiche, e conseguente rimodulazione delle pause durante l’anno; introduzione obbligatoria e generalizzata del tempo pieno dai tre ai 14 anni in tutte le scuole (meno di 4 studenti della scuola primaria su 10 frequentano il tempo pieno. Al Sud, solo il 18% accede al tempo pieno a scuola, rispetto al 48% del Centro-Nord).

La petizione non è un’azione isolata ma, all’opposto, fa parte di un insieme di proposte che vogliono agire su più fronti in parallelo per creare una scuola al passo con i tempi in cui viviamo, una scuola in grado anche di conciliarsi con le esigenze delle famiglie. 

Infatti, oltre alla riforma del calendario scolastico, è necessario ripensare tutto il comparto dell’istruzione, rimodulando gli orari di ingresso e di uscita dalla scuola e armonizzandoli con quelli degli uffici; è essenziale garantire il tempo pieno nelle scuole alle famiglie che ne facciano richiesta; è imprescindibile modificare le politiche di conciliazione dei tempi-vita lavoro anche tramite la riforma dei congedi parentali, di paternità e di maternità che, a oggi, non consentono una divisione paritaria del carico di cura e domestico, penalizzando principalmente le donne.

Non si può più agire a compartimenti stagni e dobbiamo adottare strumenti sinergici che promuovano, allo stesso tempo, l’inclusione di bambini/e e giovani, l’empowerment femminile e le necessità delle famiglie di oggi. 


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