Le sfide del back to school/2

Giovani e violenza, come parlarne a scuola

Dopo le violenze di gruppo di Palermo e Caivano, dal capoluogo siciliano sino a Bologna e Genova la scuola si interroga su come aiutare i ragazzi e le ragazze a prendere coscienza del proprio corpo, della propria sessualità, come entrare in relazione con i propri coetanei senza i filtri del web che fanno credere la pornografia un set di vita reale

di Gilda Sciortino

Abitavano in via Montalbo i ragazzi protagonisti della violenza consumata a Palermo lo scorso luglio. Un quartiere nel quale per i giovani non c’è nulla, non ci sono servizi, spazi di aggregazione, luoghi in cui crescere attraverso stimoli positivi e prospettive di un futuro che non debba necessariamente incrociare gli ambienti della criminalità organizzata. Ed è in questo territorio, umanamente e socialmente deprivato, che il liceo linguistico statale “Ninni Cassarà” fa giornalmente un grande lavoro. Non a caso è polo regionale per il bullismo.

Qui Palermo

«I ragazzi protagonisti della violenza dello scorso luglio abitavano nel quartiere, ma non frequentavano il nostro istituto. Grazie al Pnrr lavoriamo sulla dispersione cercando di offrire una serie di strumenti che vanno dall’ambiente scolastico consono alle loro esigenze ai percorsi di inclusione, dal supporto ai bisogni educativi speciali al sostegno psicologico, dal contrasto al bullismo e al cyber-bullismo all’ orientamento. Tutto per fornire ai giovani allievi degli strumenti che possano aiutarli a crescere sviluppando le proprie potenzialità», afferma la dirigente scolastica, Daniela Crimi. «Il tema dell’affettività ci sta da sempre a cuore e, accelerando i tempi a causa di quanto è accaduto, a breve partiremo con un percorso sull’educazione sentimentale e affettiva che coinvolgerà anche i genitori. Lo porteremo avanti per tutto l’anno. Crediamo che tutti gli attori debbano essere presenti e attivi per rispondere alle nuove emergenze. Non a caso “Qui si piantano querce” è il titolo del progetto finanziato con le risorse del Pnrr: gli strumenti che daremo ai nostri ragazzi dovranno servire a farli crescere più sicuri, forti e determinati. Certo, il quartiere non aiuta, ma noi siamo qui, avamposto di legalità».

Ci vuole un cambio di passo, una rivoluzione che deve essere culturale e non presentarsi, come spesso accade, una chiamata alle armi che sa solo di emergenzialità.

«I cambiamenti non avvengono dall’oggi al domani», dice Domenico Di Fatta, dirigente scolastico del liceo magistrale “Regina Margherita”, nel cuore del centro storico, a pochi passi dalla movida palermitana, «ma hanno bisogno di tempo. Soprattutto quando ancora in certi ambienti la cultura dominante è quella maschilista. Ci sono periferie abbandonate in cui le ragazze stanno a casa perché la madre va a lavorare e loro devono accudire il padre e qualche fratellino. Dobbiamo ripartire da questo, facendo il lavaggio del cervello ai maschi. Dobbiamo parallelamente avviare un piano di educazione sessuale, del quale si parla sempre ma che non si mette mai seriamente in atto. Spesso sia questa materia sia l’approccio psicologico vengono affidati alla buona volontà di qualche insegnante che possiede nozioni di base o è particolarmente portato, ma non possiamo e non dobbiamo più improvvisarci».

Dobbiamo avviare un piano di educazione sessuale, del quale si parla sempre ma che non si mette mai seriamente in atto.

– Domenico Di Fatta , dirigente liceo magistrale “Regina Margherita”, Palermo

La consapevolezza del proprio corpo, l’affettività, la sessualità non possono essere temi marginali che la scuola affronta solo in occasione di episodi come quelli accaduti a Palermo e Caivano. Non più.

«Sono temi importanti sui quali riflettere tutti», sottolinea Antonella Di Bartolo, preside dell’ICS “Sperone Pertini” di Brancaccio, «ma avverto anche un altro grande pericolo, legato all’ uso non adeguato del web. Noi ce ne siamo occupati sin da quando avvennero i primi casi di “blue whale”, una specie di gara a tappe che vedeva gli adolescenti partecipare a performance pericolosissime che portavano anche al suicidio. Da noi emerse con una bambina che frequentava la quinta elementare, agganciata attraverso il cellulare della nonna. Grazie a alcuni compagni che avevano colto quel che stava accadendo e che ne parlarono con  la maestra, dopo mezz’ora la polizia postale fu a casa della bambina. Era già al 23° giorno del gioco e gli stessi genitori si erano accorti, non comprendendo però di cosa si trattava, di strani movimenti. Questo episodio e ciò che è accaduto alla ragazza abusata, secondo me, non sono molto lontani, nel senso che il tema è anche quello dell’uso e dell’abuso indiscriminato dei cellulari, di internet, dei siti pornografici che alterano la percezione dei rapporti con l’altro sesso. I genitori pensano che, stando chiusi nelle loro stanze, i figli non corrano pericoli: tutt’altro. Ecco perché dobbiamo lavorare su tanti fronti: sull’educazione sentimentale, sui valori, sui rapporti umani, sulla fiducia reciproca, sulla parità dei sessi».

Stiamo crescendo dei leoni in gabbia, chiusi nel buio delle loro stanze

Antonella Di Bartolo, dirigente ICS Sperone Pertini, Palermo

«Dobbiamo essere più coraggiosi nell’affrontare certe tematiche. Purtroppo le nostre città, Palermo in primis, non sono città per bambini né per adolescenti» prosegue Di Bartolo, «quindi, nel momento in cui mancano le occasioni di intrattenimento e svago, ci si rifugia nel chiuso della stanza o nelle gang. Stiamo crescendo dei leoni in gabbia, che non hanno contezza della gravità di quel che fanno. Lo dimostrano le dichiarazioni dei sette ragazzi protagonisti dello stupro. Dobbiamo lavorare su questi temi sin dalla scuola dell’infanzia, senza replicare quegli stereotipi di genere che ancora in alcune sacche del Paese sono forti. Alla base c’è il poco rispetto della donna, che colpisce qualsiasi persona concepita come debole. Ecco perché il lavoro sulla sessualità è fondamentale per fare in modo che i nostri ragazzi, avendo una deviata percezione di ciò di cui bisogna andare orgogliosi, non percepiscano che abusare del corpo significhi essere forti. E lo dico sia dei ragazzi sia delle ragazze, che oggi hanno immagini inadeguate e anche distorte della realtà. Lavoriamo insieme per essere punti di riferimento, perché i nostri ragazzi non ne hanno. Facciamo capire loro che una cosa è la fiction, un’altra la vita reale».

Foto Cecilia Fabiano /LaPresse

Qui Bologna

Il web, i cellulari, la pornografia, tutto sembra avere reso meno poetica anche quella fase della adolescenza che, seppure conflittuale, piena di dubbi, un po’ apatica e un po’ alla ricerca di come cambiare il mondo, una volta manteneva un candore particolare. Rimanda, infatti, ad altri tempi l’immagine della purezza dello sguardo che, secondo Marco Ferrari, preside liceo Malpighi di Bologna, dobbiamo oggi ricercare nei nostri ragazzi. In un momento in cui il cambio di paradigma ci chiama alla responsabilità di capire profondamente i nostri ragazzi, alla scuola viene chiesto di educare ai sentimenti, all’affettività. A maggior ragione e in conseguenza dei gravi atti di violenza avvenuti recentemente a Palermo e Caivano.

«È il momento di cercare di curare la purezza dello sguardo della persona. Di fronte a tante fatiche e alle difficoltà date anche dalle nuove esperienze, le situazioni che i ragazzi ci presentano sono personali e familiari e dobbiamo aiutarli a conoscersi in profondità per affrontarle senza venirne schiacciati. Noi lo facciamo usando Dante, Manzoni, Platone con tutta la strumentazione che le discipline scientifiche e umanistiche ci permettono. E questo soprattutto nella relazione didattica. Nel nostro lavoro in classe curiamo molto il dialogo con ragazzi; io poi come preside ho uno sportello di ascolto dove i ragazzi vengono a parlare con me. Mi serve per capire tante cose».

Il tema della purezza dello sguardo è fondamentale in un’epoca pornografica

Marco Ferrari, dirigente liceo Malpighi, Bologna

Palermo e Caivano sono due esempi tragici che chiedono un cambio di passo da parte della scuola. «Paradossalmente l’investimento più grande da fare con i ragazzi», aggiunge il preside del Malpighi, «è creare comunità, luoghi virtuosi, “nuovi monasteri” intesi come luoghi di bellezza, di coltivazione della persona, aperti a tutte le situazioni, agli insegnamenti e alle culture. Questo coinvolge anche i genitori.  Ho visto che, attraverso incontri, serate, momenti di approfondimento, si crea quel villaggio in cui credere; diversamente si lascia tutto alla barbarie della pornografia, dell’istinto, della droga, della violenza. Oppure alla barbarie del borghesismo: c’è anche quello in città con una ricchezza diffusa. Noi non abbiamo problemi di bullismo come quelli che ci ha riportato la cronaca, ma il rischio che diversamente si corre è il narcisismo, l’essere soddisfatti di sé e il non andare incontro all’altro. Il tema della purezza dello sguardo è fondamentale in un’epoca pornografica. Siamo anche la scuola che ha proposto a tutti gli studenti e ai professori di lasciare i cellulari nei cassetti la mattina e riprenderli quando finiscono le lezioni.  Un esperimento che ha avuto meno casi di bullismo. Dobbiamo tornare a essere villaggio dove tutti si stimano e costruiscono insieme bene comune».

Qui Genova

Raccontare di sessualità e di riappropriazione del proprio corpo anche in istituti a maggiore presenza di studenti: che funzioni lo dimostra l’Istituto Nautico di Genova dove le studentesse sono solo il 12% del totale. L’episodio di violenza di Palermo ha fatto pensare al dirigente, Paolo Fasce, alla necessità di una circolare dal titolo emblematico: “La carne è carne solo se sei complice della violenza”.

«Ho ritenuto utile pubblicare stralci delle chat e degli audio di alcuni dei ragazzi che hanno preso parte allo stupro di gruppo», scrive Fasce, «perché non è escluso che nelle chat dei nostri figli appaiano commenti o considerazioni che, pur non essendo generati a valle da eventi del genere, possono essere bestialità equivalenti, espresse in contesti non degni di attenzione penale. Il salto in quella direzione, però, è solo questione di casualità e occasioni. Ciò che mi aspetto dagli studenti dell’Istituto Nautico è che svolgano attivamente il delicato ruolo di bonificatori. Sminare il terreno dai discorsi che poi possono degenerare in atti depravati è molto più facile che opporsi quando queste situazioni si sono accese. Le silenziose azioni di prevenzione della degenerazione non consentono di raggiungere visibilità, like e approvazione collettiva perché, spesso, restano un atto privato invisibile. Restano, però, indelebili e senza prezzo nella coscienza di chi le compie. Essere coinvolti in questo genere di situazione e poi recriminare perché ci si è accodati ad altri è una mera scusa psicologica, che ignora il fatto che nelle dinamiche di gruppo si è trascinati e si trascina e sottrarsi è questione di adultità. In altre parole, parafrasando uno degli stralci riportati dalle chat di quei poveri degenerati e dovendo essere chiari per non dare adito ad alcun equivoco: la carne è carne, solo se consideri il corpo di una donna come un oggetto o una “cosa” di cui disporre e se sei complice della violenza».

«Personalmente», conclude il dirigente del Nautico, «sono consapevole che, essendo la nostra scuola prevalentemente maschile, è necessario fare un lavoro ancora più importante perché prepariamo i maschi di domani. Da un lato, quindi, lavoriamo su di loro, dall’altro sulle ragazze. In una lettera inviata tempo fa alle studentesse scrivevo che emancipazione vuol dire indipendenza economica, scegliere un mestiere che sembrerebbe maschile, anche se di maschile non c’è più nulla. La scuola ha bisogno di rimuovere gli ostacoli, per questo non dobbiamo arrenderci, attivando una piena collaborazione con le famiglie in quanto entrambe agenzie educative legittimate. Se andiamo tutti nella stessa direzione bene, perché in tal modo potremo dare reali opportunità ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze».

La serie “Back to school – Le sfide”

Questo articolo fa parte di una serie di riflessioni sulle sfide che attendono la scuola nell’anno scolastico che sta per iniziare. Abbiamo già affrontato il tema dell’intelligenza artificiale con Aluisi Tosolini. Le prossime puntate sono:
– L’orientamento, con Luigi Ballerini
– L’educazione all’affettività e alle relazioni, con Enrico Galiano
– La dispersione scolastica, con Marco Rossi-Doria
– La qualità dell’inclusione scolastica, con Roberto Speziale

In apertura foto Rossella Papetti/LaPresseaPresse


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