Società Civile

Immigrazione, la società civile al Governo: «Basta con l’approccio emergenziale»

È dagli anni Settanta che l’Italia conosce l’immigrazione. «Il quadro normativo non è più adeguato», spiegano le organizzazioni di Link 2007. «La modifica della Bossi-Fini diventa indifferibile, così come quella del testo unico sull’immigrazione. Chiediamo alla Presidenza del Consiglio di convocare una conferenza nazionale»

di Redazione

Per dare risposte concrete al fenomeno dell’immigrazione è necessaria un’analisi scevra da ideologie e interessi di parte, che consenta di elaborare linee guida condivise e strategie efficaci per una gestione dei flussi ordinata, regolare e sicura. Per questo, Link 2007 chiede alla Presidenza del Consiglio di superare l’approccio emergenziale e di convocare una Conferenza nazionale che metta a frutto le competenze e le esperienze maturate sul campo, con l’obiettivo di formulare proposte adeguate sui tanti problemi aperti. Solo grazie al confronto e all’ascolto, infatti, è possibile elaborare solide strategie e normative a livello italiano, europeo e internazionale e affrontare la complessità della realtà migratoria del XXI secolo. Per l’elaborazione di risposte più immediate rimangono indispensabili regolari tavoli di concertazione tra le istituzioni nazionali e territoriali e i soggetti sociali interessati.

«L’immigrazione», si legge nella. nota, «è un fatto strutturale e come tale deve essere affrontata. Da tempo, ormai, questo tema viene invece affrontato in chiave nazionalistica, focalizzando gli interventi sulla sicurezza e debilitando il sistema di accoglienza e integrazione. Occorre pertanto sancire una tregua politica che coinvolga tutti gli schieramenti per cambiare radicalmente impostazione. Mentre l’immigrazione in Italia sembra essere fuori controllo, gli slogan elettorali contrastano con l’esigenza di governarla in modo efficace di fronte ai continui nuovi arrivi dal Mediterraneo o dalla rotta balcanica. Il quadro che ne risulta è quello di un Paese sempre più diviso: crescono le contrapposizioni non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche tra governo e regioni, prefetti e sindaci, decisori politici e operatori sociali. L’attuale crisi, tuttavia, può anche essere un’occasione per ricercare proposte serie, abbandonando una volta per tutte l’approccio elettoralistico, securitario ed emergenziale di breve termine».

«Nel passato», continua la nota, «non sono mancati confronti proficui a livello multilaterale che hanno dato vita a proposte valide, come quelle del Patto globale sulla migrazione e del Patto globale sui rifugiati. Sulla scena internazionale, tuttavia, la condotta del nostro Paese si è rivelata incoerente. A questo riguardo va ricordato che nel dicembre 2018 il governo italiano ha rifiutato di partecipare alla Conferenza Onu di Marrakech che ha adottato il Patto globale sulla migrazione, alla cui elaborazione la stessa Italia aveva peraltro contribuito. Per tornare a rivestire un ruolo da protagonista l’Italia è chiamata a cambiare rotta promuovendo iniziative significative, come per esempio quella di una Conferenza internazionale sull’immigrazione e l’asilo, con ampi confronti di alto livello, da convocare con cadenza regolare. È dagli anni Settanta che l’Italia conosce l’immigrazione. Nel frattempo, il mondo è stato attraversato da profondi cambiamenti che hanno influenzato anche le dinamiche migratorie: le crescenti povertà, le insicurezze provocate da carestie, guerre, jihadismi e persecuzioni moltiplicano le legittime richieste di protezione e asilo. Alla luce di questi fenomeni, il quadro normativo non è più adeguato. La modifica della legge 189/2002 (Bossi-Fini), in vigore da più di vent’anni, diventa indifferibile, così come quella del testo unico sull’immigrazione. Per riuscirci serve una chiara visone politica, così come una responsabilità condivisa a livello europeo, concedendo più ampie deleghe all’Ue».

«L’immigrazione non è tutta uguale, anche se devono esserlo il riconoscimento della dignità di ogni persona umana. I decreti sicurezza hanno invece limitato tale riconoscimento abolendo la protezione umanitaria, insensata decisione che sarà necessario correggere. Come accade in altri stati europei, essa completava lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria. Un concetto ribadito sia dalla Corte Costituzionale che dalla Corte di Cassazione, che inseriscono la protezione umanitaria nel diritto costituzionale di asilo. Tra le proposte già sul tavolo per la gestione delle migrazioni, Link 2007 ricorda alcune delle più significative: istituzione del Ministro della migrazione, l’asilo e l’integrazione per coordinare le competenze frazionate in più ministeri; ampliamento e semplificazione degli ingressi regolari per contrastare il traffico di esseri umani; accoglienza diffusa sul territorio, rafforzando il Sistema di accoglienza e integrazione – Sai; valorizzazione del Terzo Settore, degli enti religiosi e delle diaspore organizzate; introduzione di meccanismi di regolarizzazione su base individuale per coloro che sono già stabilmente inseriti in Italia; rispetto del principio di non discriminazione e contrasto a ogni forma di razzismo e odio; tutela delle vittime di tratta, violenza e sfruttamento; accordi di partenariato con i Paesi di provenienza e di transito per definire programmi pluriennali di sviluppo sostenibile; ampliamento delle competenze comunitarie in materia migratoria. Sarà inoltre importante valorizzare le nuove generazioni discendenti da immigrati, attuando le proposte di cittadinanza basate sullo ius culturae o ius scholae o ius communitatis, e prevedere l’elettorato attivo e passivo nelle elezioni comunali per gli stranieri regolarmente residenti. Uscire dall’approccio emergenziale degli ultimi anni richiede anche una riflessione sulla narrazione e sul discorso pubblico, che rimane parziale e lacunoso. Potrebbe essere un errore abolire ogni distinzione tra i rifugiati in fuga da guerre e violenze – portatori di bisogni specifici protetti dalle convenzioni internazionali – e chiunque si muova spinto dal naturale desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita. Ne deriverebbe un’inevitabile svalutazione delle convenzioni stesse, sulla cui base rimane comunque indubbio che chiunque cerchi protezione deve avere diritto ad un esame imparziale della propria richiesta. Le percezioni e le paure dei cittadini, infine, anche quando non corrispondono alla realtà dei fatti, non sono da sottovalutare, ma devono essere prese in seria considerazione per fornire risposte per il loro superamento, avversando così la propaganda interessata ad alimentare e gestire strumentalmente la paura». 

Credit foto apertura Lapresse


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