Anziani
Rsa, accordo tra gestori e Regione Toscana
Dopo mesi di trattative è stata raggiunta l’intesa che prevede un aumento dei fondi per la non autosufficienza, come l’istituzione di un Osservatorio permanente. Per Federsolidarietà si tratta di un: «Passo importante» mentre per Legacoop «apre la stagione di collaborazione pubblico/privato»
di Redazione
Un aumento dei fondi per la non autosufficienza, una migliore programmazione del fabbisogno, attenzione alla formazione degli operatori e l’istituzione di un Osservatorio permanente. Sono i principali punti dell‘intesa raggiunta venerdì 1 settembre tra Regione Toscana e i gestori delle Rsa toscane, dopo mesi di trattative.
«Le Rsa stanno affrontando da anni diverse criticità, che la pandemia prima e l’aumento dei costi e dei prezzi poi, hanno ulteriormente aggravato, mettendo a rischio la sopravvivenza delle strutture e quindi di tutto il sistema assistenziale toscano per la non autosufficienza», dice Alberto Grilli, presidente di Confcooperative-Federsolidarietà Toscana. «Questo accordo che chiediamo da tempo con forza non risolve tutte le problematiche ma certamente è un passo importante per aiutare le Rsa toscane a continuare il loro lavoro mantenendo gli standard di qualità che le hanno sempre caratterizzate».
«L’intesa raggiunta oggi con la Regione Toscana non esaurisce certo i problemi ma rappresenta un passaggio importante, perché dà una boccata di ossigeno e ci consente di programmare con maggiore serenità il lavoro futuro. Per noi l’obiettivo è quello di poter continuare a garantire il livello di servizi offerti agli utenti e la qualità del lavoro dei soci delle nostre cooperative» dice Assunta Astorino, responsabile del Dipartimento Welfare di Legacoop Toscana. Che aggiunge: «L’impegno del protocollo va oltre l’accordo economico apre ad una stagione di collaborazione pubblico/privato sui temi più caldi come la revisione dei moduli assistenziali, la formazione del personale, l’offerta di un modello di servizi di qualità ed attento ai bisogni delle persone».
L’accordo prevede che la Giunta regionale si impegni: ad aumentare la quota sanitaria con il conseguente aumento dei fondi per la non autosufficienza ( 2 euro dal 1° luglio 2023; 1,50 euro dal 1° gennaio 2024; 1,60 euro dal 1° gennaio 2025 per complessivi 5,10 euro).
Tra gli impegni – ricorda una nota di Federsolidarietà – l’appoggio della Regione Toscana alla Proposta di Legge “Sostegni” della Terza Commissione del Consiglio regionale della Toscana per bloccare il fiorire di maxi-Rsa, che aggirano la normativa regionale e creano forti sperequazioni nel sistema, e realizzare una migliore programmazione del fabbisogno rafforzando la governance pubblica e rendendo più cogenti i criteri previsti dal procedimento valutativo e autorizzativo da seguire per la realizzazione di nuove Rsa, in un’ottica di omogeneizzazione e sostenibilità complessiva del sistema regionale.
E ancora la revisione del modello assistenziale con la possibilità di far evolvere e differenziare il sistema di offerta residenziale delle Rsa, in toto o in parte (dalle cure intermedie agli ospedali di comunità). L’impegno ad avviare un percorso con Anci Toscana e le Società della Salute per rivedere il limite di compartecipazione di parte pubblica alla quota sociale (attualmente pari a 53,50 euro).
Tra gli impegni inoltre l’apertura dei percorsi di formazione professionale abilitanti alle funzioni di Operatori socio-sanitari anche agli attori accreditati del sistema di formazione professionale della regione e l’istituzione di un osservatorio permanente aperto alle rappresentanze dei gestori per una migliore programmazione del fabbisogno formativo complessivo.
Infine, la convocazione di un tavolo con i più importanti istituti bancari al fine di verificare le opportunità finanziarie che possono essere offerte ai gestori delle strutture.
I gestori delle Rsa si impegnano a condividere con la Giunta regionale un percorso di approfondimento tecnico per valutare l’attuale struttura dei costi delle residenze e per individuare il livello di sostenibilità economica nel medio periodo che non pregiudichi la qualità e l’appropriatezza assistenziale né la sicurezza degli operatori e si impegnano congiuntamente a valorizzare il sistema della “libera scelta”.
In apertura immagine da Unsplash
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