Post alluvione
La Romagna ha bisogno di risposte certe, l’appello di Legacoop al governo
A 100 giorni dal disastro non c’è ancora certezza su procedure e risorse per i ristori. I presidenti di Legacoop nazionale di Legacoop Romagna, Simone Gamberini e Paolo Lucchi rilanciano il grido d’allarme del presidente di Cab Terra che facendo allagare le terre della cooperativa salvò dall’inondazione il centro di Ravenna
di Redazione
I presidenti di Legacoop nazionale, Simone Gamberini e Legacoop Romagna, Paolo Lucchi raccolgono il “drammatico grido di dolore” del presidente della cooperativa Cab Terra di Ravenna, lanciato nella mattina del 1 settembre dalla stampa nazionale. Un grido che, scrivono Gamberini e Lucchi, “non può essere ignorato. Per questo abbiamo deciso di appellarci pubblicamente al Governo”.
Come Galavotti – si ricorda – sono tantissimi gli agricoltori, gli imprenditori, i commercianti e gli artigiani della Romagna che si sentono abbandonati dalle istituzioni nazionali. Rischiano di perdere per sempre la fiducia nei confronti di un Paese a cui hanno dato e continuano a dare tanto, non solo sotto forma di imposte e contributo al Pil.
L’appello
Nell’appello firmato dai presidenti di Legacoop nazionale e Romagna che si chiude con l’invito alla mobilitazione di “Tutti coloro che hanno a cuore le sorti di questo Paese” si legge: «Ci sono migliaia di ettari di campi che devono essere bonificati in tempi brevi, per tornare ad essere coltivabili. Le spese straordinarie per salvare la fertilità dei terreni vengono vissute, giustamente, come l’ennesimo affronto.
Questa regione, che è sempre stata un fiore all’occhiello del settore ortofrutticolo italiano, rischia di diventare un deserto produttivo. Quando Galavotti dice che il Presidente della Repubblica è rimasto l’unico di cui si fida, e che è tempo di finirla con le chiacchiere, lancia un messaggio che riguarda tutti coloro che hanno a cuore l’Italia».
Gli argini rotti per salvare il centro di Ravenna
«Quando i soci della cooperativa Cab Terra, di fronte a una situazione terribile, acconsentirono a rompere gli argini per evitare che il centro di Ravenna fosse allagato – si ricorda -, non pensarono né alle drammatiche conseguenze per la loro attività, né al colore politico di chi sarebbe stato salvato dal loro gesto. Fecero semplicemente quel che era giusto fare, rispondendo a una chiamata del rappresentante del Governo nel loro territorio».
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«Ora che sarebbe il loro turno di ricevere il sacrosanto aiuto da parte dello Stato, devono subire da più di cento giorni l’onta di non avere certezze sulle risorse che saranno disponibili per la ripresa. I problemi sono ancora gli stessi che solleviamo da tempo», insistono Gamberini e Lucchi.
I ristori che non arrivano
«A parte quanto è stato anticipato dalla Regione e dalle Camere di Commercio, i ristori non sono ancora stati erogati alle famiglie e alle imprese colpite. A fronte di 1 miliardo di euro di danni per l’agricoltura regionale, i 225 milioni di euro ad oggi stanziati non sono assolutamente sufficienti a coprire il 100% promesso e arriveranno, con tutta probabilità, nel 2024, mentre proprio in questi giorni molte aziende agricole colpite stanno affrontando una drammatica crisi finanziaria, esacerbata da pesanti rialzi dei tassi» sottolineano.
Non c’è una procedura chiara
«Non esiste una procedura chiara per richiedere i risarcimenti e mancano le strutture tecniche per gestire le richieste in modo efficiente. Il Commissario straordinario Figliuolo, nonostante il continuo impegno e le capacità personali, ha a disposizione una struttura del tutto insufficiente per gestire le richieste di aiuto. I 4,5 miliardi messi a disposizione dal Governo sono del tutto virtuali e insufficienti. Ad oggi non sono chiare neppure le modalità con cui si potrebbero ricevere».
L’appello si conclude con un’amara riflessione: «Non possiamo non chiederci perché, per la prima volta, di fronte a una catastrofe di questa portata, le azioni e il supporto da parte del Governo continuino ad essere così inadeguate.
Se gli emiliano-romagnoli cominciano a perdere la fiducia per le istituzioni, vuol dire che si sta giocando con un valore che non riguarda un partito, una fazione politica o il risultato delle prossime elezioni».
In apertura i campi allagati a Ravenna in occasione dell’alluvione dello scorso maggio foto La Presse/Sara Sonnessa
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