Le sfide del back to school
A che banco siede l’intelligenza artificiale?
Si torna in classe, ma quali sono le sfide del back to school 2023? Una sicuramente è quella posta dagli algoritmi di machine learning. A noi scegliere se vivere questo cambio di paradigma nell'approccio alla conoscenza come catastrofe o come opportunità. In dialogo con Aluisi Tosolini, filosofo dell'educazione e dirigente scolastico
di Alessio Nisi
Ametà del Quattrocento l’introduzione della stampa a caratteri mobili sconvolse il mondo. Se la verità era vergata a mano, libro per libro, che ne sarà dell’autenticità della parola? Che succederà all’autore, il depositario della verità? Da quel terremoto nacque la filologia, disciplina che studia i testi (le fonti e la loro interpretazione).
L’intelligenza artificiale generativa è un terremoto analogo. Un sisma che coinvolge l’intero territorio della conoscenza e la scuola. Una sfida. Una provocazione a cui i docenti devono dare una risposta, secondo Aluisi Tosolini, filosofo dell’educazione, per 20 anni dirigente scolastico: ha insegnato didattica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università di Parma, è coordinatore della Rete Nazionale delle scuole per la pace e del comitato scientifico di Casco Learning, un centro di formazione. La premessa? L’intelligenza artificiale generativa è già tra noi. Anche a scuola. Nei fogli di lavoro, nel registro elettronico, nei sistemi di valutazione. Conoscerla e controllarne gli esiti comporta un cambio di paradigma faticosissimo. Una capovolta concettuale che alla fine riconsegna a chi insegna il compito originario della scuola: decostruire, ricostruire e aiutare le persone a diventare da spettatori ad attori.
Se dico intelligenza artificiale a scuola, lei a cosa pensa?
Penso: back to school con un nuovo compagno di classe. Parliamo ovviamente di intelligenza artificiale generativa, quella diventata popolare dal novembre scorso con la diffusione di Chatgpt.
Un passaggio che forse definire “sconvolgente” non è errato e che ha destato allarme.
Quando l’intelligenza artificiale da matematica si è trasformata in linguaggio è diventata preoccupante. Io preferisco fare riferimento al filosofo Cosimo Accoto, uno uno dei più acuti analisti delle sfide contemporanee (è research affiliate e fellow al Mit di Boston e culture innovation advisor, docente di cultura digitale in corsi universitari e master). A proposito di intelligenza artificiale e delle sfide che lancia, lui usa due parole: catastrofare e orizzontare.
Ci spieghi meglio.
Possiamo gridare alla catastrofe oppure metterci a lavorare per costruire nuovi orizzonti. Ecco, la scuola per definizione costruisce insieme agli studenti nuovi orizzonti. Quella dell’ai è una grandissima sfida, scaravoltante per i docenti perché impone un cambio di paradigma.
A proposito di intelligenza artificiale possiamo “catastrofare” o “orizzontare”: gridare alla catastrofe oppure metterci a lavorare per costruire nuovi orizzonti. la scuola per definizione costruisce orizzonti
Aluisi Tosolini
Lei si occupa anche di formazione per i docenti: come le sembrano?
C’è una parte della scuola che “sbatterà la testa contro il muro”, un’altra che si è già messa in ascolto.
C’è un punto fermo da cui ogni riflessione deve partire: l’intelligenza artificiale è già entrata a scuola: è un dato di fatto.
Tutti i dati della scuola sono già gestiti secondo algoritmi di machine learning. Anche quelli del registro elettronico, per essere più chiari. In questa direzione ci sono due miliardi di euro dentro il progetto il Progetto Scuola 4.0. Oggi lavorare sull’Intelligenza Artificiale significa poi mettersi anche nell’ottica di un ambiente di lavoro che sta cambiando. Il fatto è che dobbiamo capire che l’ai è un copilot, un assistente alla nostra creatività, non la sua sostituzione.
Certo, una rivoluzione in termini di approccio alla conoscenza.
Si deve passare dall’ars rispondendi all’ars interrogandi, per citare una battuta del rettore della Luiss. Dobbiamo essere capace di interrogare l’intelligenza artificiale.
È il prompt engineering.
Sì, noi insegniamo ai docenti anche come si interroga un prompt: come posso farmi aiutare ad esempio per fare una prova di verifica personalizzata.
D’accordo, impariamo a interrogare l’intelligenza artificiale, ma i bias? I pregiudizi?
L’intelligenza artificiale generativa non genera nulla di nuovo: è un insieme di numeri gestiti in maniera stocastica. Bisogna essere consapevoli che dietro qualunque posizione e qualunque rielaborazione culturale ci sono dei pregiudizi noti o ignoti, dei bias che tu devi imparare a smontare.
Come la mettiamo quindi con concezioni sessiste, cliché, marginalizzazione delle culture altre e minoranze?
Il ruolo della scuola è da sempre è quello di decostruire l’immaginario e i processi di elaborazione culturale. Decostruire, ricostruire e aiutare le persone, per dirla con Comenio, a diventare da spettatori ad attori.
C’è un esempio dal passato: l’invenzione dei caratteri mobili fu uno sconvolgimento.
Allora la domanda era: chi garantisce la verità di quello che è scritto? Nacque la filologia, scienza che è andata a indagare ciò che era vero e ciò che non era vero, ciò che era falso e ciò che non era falso. Oggi siamo chiamati a dare una risposta alle provocazioni dell’intelligenza artificiale.
I docenti che pensano di frenare l’uso dell’intelligenza artificiale a scuola verranno travolti dalla realtà. Come quelli che pensano si possa vietare il cellulare in classe
Aluisi Tosolini
Ma i timori dei docenti possono costituire un freno all’utilizzo dell’ai a scuola?
Certo che sì, alcuni perché sono impreparati, altri per un pregiudizio tardo umanistico, altri ancora perché non vogliono rimettersi in discussione. Ma verranno travolti dalla realtà. Come quelli che pensano si possa vietare il cellulare in classe.
La serie “Back to school – Le sfide”
Questo articolo è il primo di una serie di riflessioni sulle sfide che attendono la scuola nell’anno scolastico che sta per iniziare. Le prossime puntate sono:
– L’orientamento, con Luigi Ballerini
– L’educazione all’affettività e alle relazioni, con Enrico Galiano
– La dispersione scolastica, con Marco Rossi-Doria
– La qualità dell’inclusione scolastica, con Roberto Speziale
– Giovani e violenze, le parole per dirlo, con Paolo Fasce, Marco Ferrari, Domenico Di Fatta, Daniela Crimi, Antonella Di Bartolo
Foto da Aluisi Tosolini. In apertura immagine di Jeswin Thomas per Unsplash
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