Governo
Benvenuta Agenda Sud, che smaschera la finzione per cui le scuole sono tutte uguali
Nelle scuole superiori di Caivano la dispersione scolastica è del 33%, contro una media nazionale del 18,6%. Alle medie su 1.300 alunni, solo 87 frequentano il tempo prolungato. Il piano Agenda Sud, di cui il ministro Valditara ha firmato il decreto, porterà più risorse in territori come questo, anche se i numeri delle scuole coinvolte sono ancora poco chiari: 240 o 2mila? E proprio Caivano sarà la "cartina tornasole" di una scommessa che potrà essere vinta solo se saprà costruire delle comunità educanti
C’è voluta Caivano perché Agenda Sud diventasse qualcosa più di qualche dichiarazione stringata e una serie di slide: dopo mesi che se ne parla, senza però che nessuno avesse mai visto un testo, ecco la notizia che ieri sera il ministro Valditara ha firmato il decreto. Sarebbe arrivato comunque, non c’è dubbio. Ed è del tutto normale che un episodio così grave come lo stupro ripetuto delle due cugine tredicenni, che porta alla ribalta una situazione così inaccettabile (per quanto non nuova), sparigli li cronoprogrammi e porti ad un’accelerazione su un progetto che a Caivano trova oggi il suo approdo simbolico. Tanto che i numeri, che fino a settimana scorsa parlavano di 240 scuole coinvolte, oggi lievitano a 2mila.
Cos’è c’è dietro Agenda Sud
Agenda Sud nasce esattamente per territori così. Per smettere di fingere che territori così non esistano. Per smettere di illudersi che tutte le scuole siano uguali, qualunque contesto abbiano attorno. Un’ipotesi fasulla, che palesemente esiste solo sulla carta, ma a cui fino ad oggi siamo rigidamente restati ancorati. «Il Pnrr prevede già importanti investimenti destinati alle regioni del Mezzogiorno, anche con altre prossime azioni, tuttavia Agenda Sud intende andare oltre in quanto introduce una visione nuova per superare i divari negli apprendimenti, caratterizzata da percorsi di crescita e di accompagnamento mirato delle scuole», si legge nelle slide ministeriali del 9 giugno 2023 che presentavano Agenda Sud.
Nel sottotitolo c’è il claim «più apprendimenti, meno divari» e nel testo si parla di un piano per 150 scuole, per poi specificare che «il piano ha durata di due anni scolastici (2023/24 e 2024/25) e stiamo lavorando per aumentare il numero di scuole coinvolte».
Bene quindi che il ministro Giuseppe Valditara abbia voluto scegliere delle scuole su cui investire in via prioritaria: mettere di più dove c’è meno, creare punti ad alta intensità educativa proprio dove è più grave la povertà educativa, era d’altronde da tempo una richiesta di tutta la società civile che con la scuola e con la povertà educativa lavora. Un discorso di equità. Non è una prima volta in assoluto, ma una delle prime sì, diciamocelo: la stessa scelta fu fatta un anno fa con la prima tranche da mezzo miliardo dei fondi del Pnrr per il contrasto della dispersione scolastica e la riduzione dei divari territoriali, sul miliardo e mezzo a disposizione per questo obiettivo: andarono a 3.198 scuole, dei cui progetti, ad oggi, dopo un avvio estremamente faticoso, non si nulla.
Una prima concretizzazione del ragionamento, che sparigliava decenni di fondi distribuiti a pioggia in tutte le scuole d’Italia, con l’unico criterio degli alunni iscritti, arrivò con la legge di bilancio 2018, quando l’Istat venne incaricata di definire i parametri per individuare le aree a più alta povertà educativa, per avviarvi poi interventi prioritari e concentrati: l’esito di quel lavoro non ha mai visto la luce.
Emergono chiari indizi di una difficoltà, da parte della scuola, a rimediare agli svantaggi accumulati dagli studenti nel loro percorso formativo precedente
Roberto Ricci, presidente di Invalsi
L’Invalsi intanto, ancora poche settimane fa, ci ha raccontato di come crescano le differenze negli esiti degli studenti non solo tra i territori, a partire dal classico divario tra Nord e Sud ma anche (novità preoccupante) tra le scuole di un singolo territorio e persino tra le singole classi della medesima scuola. «La differenza dei risultati tra scuole e tra classi è più accentuata nelle regioni meridionali (Sud e Sud e Isole), soprattutto per quanto riguarda la matematica e la prova di inglese listening», ha annotato Invalsi: «Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi». Si tratta di un sintomo preoccupante di come la scuola sia sempre più assediata dalla tentazione (o forse dovremmo dire di come cada sempre più nella tentazione) di abdicare al proprio ruolo costituzionale di ridurre le diseguaglianze che i bambini, affacciandosi ad essa, portano con sé: le disuguaglianze legate alla famiglia in cui si nasce, al suo reddito, al suo livello di istruzione.
E invece la scuola ormai non fa altro – dati alla mano – che mantenere (se non amplificare) quelle differenze con cui i ragazzini a scuola entrano. «Emergono pertanto chiari indizi di una difficoltà, da parte della scuola, a rimediare agli svantaggi accumulati dagli studenti nel loro percorso formativo precedente», ha detto a inizio luglio il presidente dell’Invalsi, Roberto Ricci. Sui social un dirigente l’ha fatta anche più chiara, confrontando gli esiti del tutto sovrapponibili della stessa coorte di studenti alle prove Invalsi di terza media e poi di quinta superiore: «I ragazzi alle scuole superiori come entrano, così escono».
Caivano rappresenterà un progetto pilota di Agenda Sud e sarà supportato e monitorato costantemente dal Ministero; io stesso tornerò fra un mese a verificare i progressi di questo cambiamento, nel segno della “grande alleanza” tra istituzioni, scuola, famiglie e studenti
Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito
240 scuole o 2mila: il mistero dei numeri di Agenda Sud
Detto questo, c’è voluto Caivano forse anche per moltiplicare le scuole. Per Agenda Sud infatti finora si era sempre parlato di molte meno scuole, 150/240 scuole a seconda delle volte e del passare delle settimane (basta scorrere i titoli delle news online, da giugno a ieri), mentre ecco che oggi nelle parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni le scuole coinvolte diventano addirittura 2mila.
Lo stesso ministro Giuseppe Valditara nemmeno una settimana fa, al Meeting di Rimini, aveva parlato di 240 scuole coinvolte (vedi il video qui sotto dal minuto 1:09:26). «Ho lanciato Agenda Sud, una piccola rivoluzione. Dobbiamo essere chiari, l’Italia è drammaticamente spaccata in due ed è moralmente inaccettabile un paese spaccato in due sulla scuola. Se nella scuola non si offrono pari opportunità formative, noi abbiamo ragazzi che non hanno un futuro lavorativo degno di questo nome. Come fare? Agenda Sud cosa vuol dire? D’intesa con Invalsi e con Indire abbiamo individuato 240 scuole, cominciamo con queste. Invalsi le ha individuate sulla base di alcuni indicatori importanti: la dispersione scolastica, le assenze in corso d’anno, la fragilità negli apprendimenti, la fragilità del contesto economico sociale… In queste scuole faremo dieci azioni significative, veramente rivoluzionarie: non solo la personalizzazione ma più docenti, la scuola aperta, l’estensione del tempo pieno, il coinvolgimento dei genitori che devono diventare parte attiva, il fatto che Indire e Invalsi seguiranno, risorse per le attività extracurrricolare, più sport, progetti per il territorio. Se l’esperimento funziona le aumenteremo in modo significativo. E tra l’altro, contrariamente a quanto avevamo pensato in un primo momento (80 scuole per ogni grado, elementari, medie e superiori, scusate ma si fa prima a chiamarle così) abbiamo deciso di investire su 120 scuole primarie e poi 60 e 60: perché? Perché i dati Invalsi purtroppo sono preoccupanti, la scuola elementare sta iniziando ad arrancare».
Un piccolo “giallo”, solo parzialmente risolto verso sera dal comunicato del ministero dell’Istruzione e del Merito, che dice che «il decreto ministeriale firmato ieri si propone di attuare un piano complessivo per la riduzione dei divari territoriali e negli apprendimenti, coinvolge oltre 2mila scuole del Mezzogiorno e sarà finanziato con 265,5 milioni di euro, per realizzare attività di contrasto alla dispersione e riduzione dei divari negli apprendimenti; potenziamento delle competenze di base e trasversali; retribuzione delle ore aggiuntive al personale scolastico impegnato nell’attuazione dei progetti didattici; attività laboratoriali (sport, teatro, musica, educazione alla cittadinanza e al rispetto, ecc.) per l’apertura delle scuole oltre l’orario scolastico; apertura della scuola al territorio; prolungamento del tempo scuola al pomeriggio».
Le 240 (circa) scuole tornano poche righe più avanti, quando si dice che «verrà dedicata particolare attenzione a 245 scuole (incluse le 4 scuole del primo ciclo di Caivano) individuate da Invalsi sulla base delle rilevazioni nazionali, per le quali sono previste ulteriori misure: docenti aggiuntivi per le secondarie di I e II grado (per circa 4/5 docenti per ogni scuola); accompagnamento e supporto costante da parte del Ministero tramite Indire e Invalsi; formazione specifica dei docenti; coinvolgimento delle famiglie; didattica innovativa e laboratoriale; potenziamento delle attività sportive».
Ora, fra 240 scuole e 2mila scuole c’è una bella differenza, anche in termini di risorse necessarie, che fra parentesi nel comunicato non si dice da dove provengano (anche se dai loghi sulle slide lo intuiamo). Ma evidentemente finché restiamo sul piano delle slide e della comunicazione, vale tutto. Anche a Caivano, d’altronde il punto stampa della presidente Meloni non ha previsto domande, ma solo comunicazioni. Aspettiamo quindi con ansia di leggere il decreto.
Caivano, progetto pilota di comunità educante
«Caivano rappresenterà un progetto pilota di Agenda Sud e sarà supportato e monitorato costantemente dal Ministero; io stesso tornerò fra un mese a verificare i progressi di questo cambiamento, nel segno della Grande Alleanza tra istituzioni, scuola, famiglie e studenti»: questa è la promessa del ministro Giuseppe Valditara dopo la visita a Caivano, che ha fatto tappa anche all’Istituto “Francesco Morano”.
Agenda Sud infatti «prevede anche un fondo speciale per finanziare progetti di rete per aree e contesti con maggior disagio educativo: il progetto pilota di Caivano sarà finanziato specificamente con 1 milione di euro e coinvolgerà le quattro scuole del primo ciclo: IC2 De Gasperi, IC Cilea-Mameli, IC3 Parco Verde e IC Milani, prevedendo anche docenti aggiuntivi in queste scuole. Altri 560mila euro saranno destinati alla lotta contro l’abbandono scolastico e i divari territoriali. Verrà anche firmata una convenzione con il centro polifunzionale Delphinia in collaborazione con il Ministro dello Sport, affinché la struttura sia messa a disposizione anche delle scuole».
Una spinta – ci pare di poter dire – per la nascita a Caivano di una comunità educante. Tant’è che il ministro Valditara diversamente dalla presidente Meloni il Terzo settore per Caivano lo cita: sa che la scuola non può farne a meno. «La nostra volontà è di rendere le scuole degli efficaci poli e hub educativi, presìdi di sviluppo dei territori connessi con altre scuole, enti, istituzioni, associazioni del Terzo settore: una vera e propria rete grazie alla quale sarà possibile attivare, anche grazie a docenti aggiuntivi nelle aree più a rischio e a un maggior supporto anche nelle ore curricolari, azioni di sostegno psicologico e socio-educativo durante tutto il percorso di studi, percorsi formativi personalizzati, di orientamento e di accompagnamento. In particolare si finanzieranno azioni di supporto sociale e psicologico per quei ragazzi provenienti da contesti di particolare fragilità più a rischio dispersione. Inoltre, verrà messa in atto un’azione di sensibilizzazione sui temi della parità di genere, anche attraverso l’adozione di una specifica circolare ministeriale», ha precisato il ministro.
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Sulla comunità educante come chiave di volta per cambiare la scuola, renderla capace di rispondere alle sfide attuali, di includere e valorizzare tutti, di arginare la dispersione scolastica punta da diversi anni il fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, uno straordinario esempio di collaborazione tra pubblico e privato: l’impresa sociale Con i Bambini, il suo soggetto attuatore, con i suoi bandi e un contribuito di oltre 380 milioni di euro, ha finanziato ormai più di 600 progetti in tutta Italia, che coinvolgono oltre mezzo milione di bambini e ragazzi insieme alle loro famiglie. Subito dopo la pandemia, nel settembre 2020, l’allora ministro Patrizio Bianchi indicò i “Patti educativi di comunità” come perno della “nuova scuola”. In questi anni la comunità educante è diventato un passpartout, la parola giusta da spendere nel contesto scuola: ma realizzarla davvero non è facile e il ministero finora non ci ha creduto davvero fino in fondo.
Caivano: aiutateci a cambiare o aiutateci a scappare?
Anna Spena ci ha raccontato benissimo ieri cos’è Caivano, dal punto di vista del tessuto sociale, con Carlo Borgomeo che ha detto con forza che qui «si vive la situazione peggiore che esiste nel Sud. Un contesto al limite dell’immaginazione» Non per nulla, l’aiuto chiesto allo Stato dalla mamma di una delle due ragazzine violentate non è un aiuto per restare e cambiare, ma per andarsene. Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, aveva ricordato che l’ambito territoriale di Caivano «conta 36mila abitanti e tre assistenti sociali, l’ultima delle quali assunta una settimana fa: dovrebbero essere sette per legge. Un ambito territoriale che comprende Afragola e altre zone non proprio tranquille dove le piazze dello spaccio prendono il posto di servizi assenti: scuole, asili, centri di aggregazione».
Tuttoscuola oggi ci racconta bene cos’è Caivano, dal punto di vista della scuola. A Caivano ci sono 29 scuole, tra statali e paritarie. Il tempo pieno nelle scuole primarie di Caivano è più diffuso che nel resto della Campania (27% degli alunni contro il 21% della Campania, ma molto sotto la media nazionale del 41%, che arriva oltre il 90% a Milano). Nelle quattro scuole medie di Caivano invece la storia cambia: su oltre 1.300 alunni complessivi, soltanto 87 frequentano il tempo prolungato. Significa – esplicita Tuttoscuola – che «oltre 1.200 adolescenti dispongono, pertanto, di interi pomeriggi liberi da impegni scolastici e senza occupazioni formative nel tempo libero, in un’età fragile ed esposta anche, in taluni casi, alle prime devianze».
A Caivano il tasso di dispersione scolastica è quasi il doppio della media nazionale. Sono tre gli istituti statali di II grado: un liceo scientifico, un istituto alberghiero e un tecnico che registrano storicamente una percentuale media di dispersione molto elevata. Quest’anno la dispersione scolastica ha raggiunto – secondo le elaborazioni di Tuttoscuola – il 33,6%: uno studente su tre a a Caivano ha abbandonato la scuola. Una percentuale paurosamente lontana dalla media nazionale del 18,6%. Il picco fu addirittura del 44% nel 2017-18. Tuttoscuola ha contato i ragazzi che erano iscritti al primo anno di questi tre istituti cinque anni fa: erano complessivamente 494 studenti. A giugno 2023, in quinta, risultavano iscritti solo in 328: 166 mancavano all’appello.
Foto in CC dal sito ww.governo.it
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