Non profit

Parla Riccardo Petrella. I miei 200 litri ogni giorno

Intervista al professore che anima la campagna italiana.

di Carlotta Jesi

Riccardo Petrella è uno dei 4 miliardi e mezzo di uomini che accede tranquillamente all?acqua potabile. Però da 10 anni si batte perché il suo non sia un lusso da ricchi. In qualità di scrittore, con libri come I limiti della competitività. In qualità di attivista del Comitato mondiale dell?acqua. In qualità di professore universitario e anche di consumatore: “Bevo solo acqua del rubinetto filtrata ed evito di farmi tre docce al giorno. Che comunque preferisco a un bagno in vasca: la doccia fa risparmiare tempo e acqua”.
Vita: Quanti litri ne consuma al giorno?
Riccardo Petrella: Tra 130 e 220. Non ho mai fatto il calcolo ma credo di essere nella media. Ci sto attento. Mia moglie pure. E sono allergici agli sprechi anche due dei miei tre figli. Però intendiamoci: non sono uno che si accanisce contro i consumi domestici, rappresentano appena il 10% dei prelievi di acqua. A devastare le risorse idriche sono le industrie e l?agricoltura ad alta intensità: i consumatori devono reagire a questo.
Vita: Come?
Petrella: Lottando contro questa agricoltura. Boicottandone i prodotti.
Vita: Pagherebbe più tasse per garantire accesso a tutti?
Petrella: Sì, la water tax in discussione al Forum di Firenze, secondo me, ha una funzione pedagogica: un sistema di imposizione fiscale che garantisca i diritti di tutti è un ingrediente essenziale del progresso civile.
Vita: Progresso che, secondo l?Onu e la Banca mondiale, oggi passa per partnership tra pubblico e privato…
Petrella: Le famose PPP, public private partnership. Una forma di privatizzazione avanzata in cui il pubblico crea il quadro regolatore generale delle partnership e il privato gestisce il bene. Ma è un?illusione, come dimostra il caso della Francia che ha perso il controllo sull?acqua.
Vita: Di privatizzazione, e liberalizzazione, oggi parla anche l?Europa. Che ne pensa?
Petrella: Fa parte del suo processo di unificazione. Per costruire il suo mercato unico integrato, di tutto, sta smantellando i monopoli pubblici nazionali. Il problema è che non sta ricostruendo un servizio pubblico europeo che garantisca l?accesso dei beni a tutti. D?altra parte chi ha più interessi dell?Unione a costruire una liberalizzazione dei servizi idrici a livello mondiale? Nove delle più grandi imprese dell?acqua sono europee.
Vita: C?è modo di fermare la liberalizzazione?
Petrella: Sì, con un parlamento mondiale dell?acqua che gestirebbe le risorse con partnership pubblico-pubblico.

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