A Spazio Pitta si cresce tutti insieme generando bellezza
— Lorenzo Ciulla
Per raccontare Spazio Pitta si dovrebbero usare alcune parole. Prima tutto sogno perché è quello che è riuscito a realizzare Lorenzo Maria Ciulla, giovane trentasettenne che, dopo avere sperimentato tante strade così come succede oggi a numerosi giovani, ha capito che quella giusta da percorrere era proprio la strada di casa sua. Lo capiremo tra poco.
Poi famiglia perché a consentirgli di esaudire i suoi desideri sono stati prima di tutto i genitori che non hanno mai messo in dubbio la bontà dell’idea di Lorenzo; quindi comunità, come quella che gli si è unita attorno, ricompattandosi attorno a un progetto appartenuto sin da subito a tutti. Infine, resilienza, appartenente a chi non vuole darla vinta, certo delle proprie decisioni.
«Tutto parte da molto lontano», – racconta Lorenzo che, da mercoledì 23 agosto, vestirà nuovamente i panni di padrone di casa riaprendo le porte ai visitatori dopo la pausa estiva»,- «da quel qualcosa di sopito che a un certo punto ha preso corpo. Ho avuto per dieci anni una band che ni ha consentito di esprimere la mia vena musicale, ma l’arte è sempre stato il mio punto di riferimento, quel qualcosa che ti arde dentro e che deve necessariamente trovare come essere placato. A un certo punto ho capito che potevo fare qualcosa a casa mia».
Era il 2019 e il progetto di Lorenzo Ciulla, per tutti pittastorie, comincia a prendere vita.
«Non ho avuto la necessità di dire più di quanto era necessario. Mio padre Michele ha capito che per me non era un capriccio e, concorde tutta la famiglia, mi ha messo a disposizione una casa di famiglia che sorge sui terreni di campagna dei miei nonni ed è cominciata questa avventura».
Non è stato, però, un semplice consegnare le chiavi al figlio, perché per Michele Ciulla quello è stato anche un sogno che ha realizzato lui stesso, interagendo attraverso l’arte e la cultura con la sua comunità
«Abbiamo trovato un linguaggio comune e ci siamo messi all’opera. Lui è sempre stato un gran lavoratore, sa fare di tutto ed è stato sempre prezioso per me. Anche mia madre è stato il mio sostegno morale, restandomi accanto in tutte le fasi del progetto. È stato bellissimo anche perché, oltre agli oggetti appartenenti alla tradizione contadina portati da mio padre, la gente del quartiere ci ha donato quello che aveva riposto in soffitta, nelle cantine, consentendoci di raccontare un altro pezzo di storia della nostra città».
Arte, natura e tradizione, dunque, a Spazio Pitta sono interconnessi e in sintonia tra di loro, espressione di una delle zone più antiche del Comune di Caltanissetta. Un luogo magico che ha anche cambiato il modo di vivere questo quartiere, nella parte più antica della città, proprio dove nasce Caltanissetta.
«Nel quartiere Angeli abbiamo il Castello di Pietrarossa, c’è una ciminiera che nell’800 dava luce alla città, c’è anche la prima chiesa della città che è “Santa Maria degli Angeli”. Qui la natura è incontaminata e lavoriamo in sinergia tra tante realtà. Stiamo, per esempio, pensando a un progetto legato alla figura di Adelasia, la principessa del castello che muore nel 1100 e che la leggenda vuole il suo fantasma aggirarsi ancora nel quartiere. Abbiamo anche creato uno spettacolo teatrale e proposto ai bambini un murale firmato da Giulio Rosk, autore di un’altra opera su Falcone e Borsellino a Palermo. Quando parlavo di arte, tradizione e natura mi riferivo a progetti del genere che recuperano la storia e la ricompongono attraverso nuovi strumenti e linguaggi».
Se, poi, tutto questo avviene in un luogo come il quartiere Angeli, anche Spazio Pitta diventa ancora più magico.
«Volevo che questo fosse un borgo nel quale la vita scorresse attraverso tanti saperi». – prosegue Ciulla – «Per curiosità sono andato a cercare in Internet il termine borgo e ho scoperto che è quella cosa che si trova tra una chiesa e un castello. Neanche lo avessimo pensato. Ha preso vita naturalmente, pezzo dopo pezzo, una città nella città generando una comunità con un nuovo mondo di vedere e dialogare. A parte i venti artisti che sono ormai stabilmente presenti e ai quali se ne aggiungeranno altri, in questo luogo incontaminato in cui dominano due elementi secolari naturali come una vigna e un albero di ulivo, a Spazio Pitta l’arte si riconosce nelle persone e le persone nell’arte, ponendo le basi per nuovi percorsi di vita».
Un risultato che non si sarebbe raggiunto senza la caparbietà di Lorenzo, grazie al quale oggi nel quartiere Angeli c’è una casa-museo, un luogo in cui si sperimentano il buon cibo e il buon bere, lo spazio ideale per performance artistiche e musicali di sperimentazione. In cantiere anche un B&B per residenze d’artista, ma anche per quei turisti che cercano alternative alla solita vacanza.
«Del resto cosa avrei dovuto fare? Chi avrei dovuto aspettare? Mi sono rimboccato le maniche» conclude il pittastorie nisseno – «e ho deciso che volevo dei risultati non solo per me. Uno dei nostri scopi è anche quello di creare esperienze culturali e di impresa sociale. Oggi siamo un borgo, una comunità, siamo persone che credono nella bellezza e che, per questo, la generano. Il futuro è il risultato di quello che sapremo costruire. Ovviamente tutti insieme».
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