Accoglienza
Migranti, associazioni al Governo: «Non trasformate i rifugiati in senza fissa dimora»
Il Tavolo Asilo e Immigrazione lancia un appello alle istituzioni perché si arresti la deriva del sistema e si favorisca un approccio più ponderato e che comporti il coinvolgimento dei territori e del Terzo settore
di Alessio Nisi
Dopo avere trasformato in poco tempo i Centri di Accoglienza Straordinaria – Cas «in meri parcheggi per richiedenti asilo», eliminando servizi primari come l’informativa legale e l’assistenza psicologica, il 7 agosto, il Ministero dell’interno ha emanato una circolare con cui ha dato indicazioni alle prefetture di disporre la cessazione immediata delle misure di accoglienza per coloro che sono riconosciuti titolari di protezione internazionale e speciale, senza aspettare il rilascio del permesso di soggiorno e senza provvedere al loro trasferimento nel Sistema Accoglienza Integrazione – Sai. L’ennesima e ultima in termini di tempo misura emergenziale predisposta dal Governo, che ha il solo scopo di alimentare «la retorica dell’invasione». A segnalarlo il Tavolo asilo e immigrazione – Tai, sigla che riunisce diverse organizzazioni impegnate nel campo della protezione internazionale, del diritto dell’immigrazione e delle politiche migratorie. Fra queste anche ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, Cgil, Fondazione Migrantes, Medici Senza Frontiere, Oxfam Italia.
La necessità di programmare gli interventi
Il Tavolo Asilo e Immigrazione ricorda che ha chiesto all’attuale governo di programmare gli interventi di accoglienza, come previsto dalla normativa. «Il Tavolo di coordinamento presso il Viminale si è riunito però solo il 4 agosto, dopo ripetute richieste e sollecitazioni del Tai, non potendo di fatto contribuire ad alcuna programmazione e limitandosi dunque sostanzialmente a prendere atto di misure emergenziali già assunte dal governo senza il coinvolgimento dei territori e del terzo settore», precisa.
Appello alle istituzioni
Il Tai fa appello al Presidente della Repubblica, al Governo, alle Istituzioni italiane ed europee, ai e alle parlamentari, alla società civile, perché «si arresti immediatamente la deriva del sistema dell’accoglienza e l’intervento istituzionale venga riportato dentro il quadro previsto dalle direttive europee e perché non si rinnovi una stagione di ghetti e di produzione di disagio sociale estremo, scaricato sui territori». È necessario, si chiede, «invertire subito la marcia, non solo impedendo che migliaia di persone titolari di diritti fondamentali e inviolabili vengano trasformate in “senza fissa dimora” e abbandonate per strada, ma anche attivando strutture Cas solo ove strettamente necessario e assicurando comunque standard adeguati e dignitosi della persona umana, investendo da subito la maggior parte delle risorse per un forte e veloce ampliamento del sistema di accoglienza Sai, sia per adulti e famiglie che per i minori non accompagnati».
Espulsi e mandati in strada
Nel dettaglio, la circolare del ministero, secondo il Tai, produrrà questi effetti. «Migliaia di titolari di protezione internazionale o speciale stanno per essere espulsi dai Cas mandati per strada: in questa direzione si stanno muovendo le prefetture. Tale prassi risulta del tutto illegale in quanto i titolari di protezione internazionale e speciale hanno diritto di essere collocati tempestivamente dai Centri di Accoglienza Straordinaria verso il sistema Sai, e non abbandonati nel giro di pochi giorni».
Sui Comuni il carico di questa scelta
Tai spiega inoltre che «una così clamorosa violazione di legge è altresì generatrice di enormi problematiche sociali nei diversi territori, dal momento che migliaia di rifugiati privi di mezzi e senza accoglienza si troveranno allo sbando in strada e dunque a carico del welfare locale. In questo modo, oltre a violare il diritto all’accoglienza dei e delle titolari di protezione internazionale e speciale, il Ministero dell’interno si pone in netto antagonismo con i Comuni, delegando a loro la questione e senza dotazione di risorse».
Senza servizi
La soppressione dei servizi nei Cas «non solo contrasta con la normativa europea e italiana in quanto si concretizza in un’elusione dell’accesso ai diritti, ma esclude nei fatti la possibilità di riscontrare la vulnerabilità dei richiedenti asilo, specie di coloro che sono sottoposti alla procedura accelerata». Molte vulnerabilità infatti, sottolinea il Tai, «non possono infatti essere rilevate all’arrivo senza personale competente né tanto meno ciò può avvenire dopo il trasferimento nei Cas, nei quali vengono cancellati anche servizi fondamentali».
La foto in apertura è di Ximena Borrazas / SOPA Images/Sipa USA) Sipa Usa/LaPresse
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