Turismo solidale

Tutti al mare in Albania ma con rispetto

Andate sulle spiagge di Valona e dintorni, ma con il cervello acceso. Sapendo che è un Paese con le sue fragilità e che non va consumato solo perché costa poco. È l’interessante punto di vista dell’antropologo Francesco Vietti, grande esperto del Paese, che in questa intervista spiega i rischi di uno sviluppo non maturo del turismo

di Nicola Varcasia

Se il rapper Caparezza avesse scritto quest’anno la sua hit Vieni a ballare in Puglia, probabilmente l’avrebbe intitolata… Vieni a ballare in Albania. I dati ufficiali si sono spinti a parlare di nove milioni di arrivi in un solo anno. Un vero boom. Ma con qualche ombra. Ne parliamo con Francesco Vietti, antropologo, insegnante all’università di Torino, che si occupa di turismo in Albania fin dal 2005, quando iniziava a manifestarsi un intreccio tra migrazioni, rientri dei migranti e nascita di un turismo pionieristico.

Il discorso pubblico di questi giorni racconta invece degli italiani che si spostano dalla Puglia, troppo cara, e scoprono l’Albania. Com’è la situazione?

In questa narrazione solo positiva, che promuove l’Albania come meta turistica degli italiani nell’estate 2023, c’è un aspetto che, da sostenitore di forme di turismo responsabile e attento alle fragilità dei luoghi, è un po’ pericoloso.

Quale?

Si sta promuovendo un turismo di massa, ad agosto, tutto balneare, all’insegna del low cost, come a dire: andate tutti in Albania, potrete approfittare di un mare bellissimo con spiagge e ombrelloni a pochissimi euro.

Di che numeri si parla?

Lo stesso Ministero del turismo albanese ha sottolineato, forse con qualche punta di propaganda, che quest’anno ci sarebbero stati già nove milioni di turisti, con una crescita di circa il 33% rispetto al 2022, che era già stato un anno di crescita molto forte. Nell’epoca di post covid le ricerche internazionali dicono che l’Albania è stato il Paese in assoluto con la maggior crescita di arrivo di turisti. Per un Paese con tre milioni di abitanti, sono numeri clamorosi.

Qual è il problema?

Conoscendo la realtà albanese, questo fenomeno comporta due grossi problemi. Il primo è l’impatto devastante che un turismo balneare di massa può avere su una linea di costa già molto compromessa in questi anni dalla cementificazione e da devastazioni ambientali. Situazioni che non potranno che peggiorare, in un Paese che avrebbe bisogno di un turismo responsabile.

Quali sono le caratteristiche di un turismo responsabile?

Parliamo di un turismo il più possibile destagionalizzato, capace di toccare anche le località dell’entroterra e che sia di beneficio delle popolazioni locali e non di sovra utilizzo delle risorse disponibili. L’Albania misura circa 30mila km quadrati, dispone di una linea costiere limitata, già sovraccarica del turismo delle annate scorse.

L’altro problema?

Nel sottolineare l’economicità al di là della qualità del servizio, si sta rinforzando l’immagine di una meta di seconda scelta, all’insegna non della ricchezza, della qualità culturale, artistica, storica e naturalistica di un Paese che, invece, ha ben altro da offrire a un viaggiatore attento. Un turista curioso che non va semplicemente ad ammassarsi nelle discoteche sul lungomare di Saranda o di Valona, come emerge dai ritratti di questi giorni.

Cosa si potrebbe fare?

Nel momento in cui gli italiani scoprono, non più a livello di nicchia, ma di numeri significativi, l’Albania come meta turistica, non bisognerebbe lasciarsi scappare l’occasione di rilanciare il fatto che è un Paese da scoprire con rispetto, attenzione e curiosità per la sua storia culturale, artistica e naturalistica. Facendo attenzione a muoversi non proprio come un elefante in cristalleria e lasciando il tempo perché le professionalità necessarie si sviluppino adeguatamente.

Lei si aspettava uno sviluppo del genere?

Sono rimasto stupito, dopo tanti anni in cui non si parlava di Albania come meta turistica, di trovarla così scelta e pubblicizzata sui mezzi di comunicazione. Questo è un fatto positivo, che non intendo trascurare. Dall’altra parte, per chi ha a cuore il Paese, ricordare che l’importanza di un turismo etico e responsabile è quanto mai prezioso, come testimoniano anche vari operatori locali con cui sono in contatto.

Foto d’apertura: Centro Albanese/Viaggi Solidali


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