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Le iniziative della società civile. La water tax ci può salvare

Un piccolo prelievo fiscale per costituire un fondo per i paesi poveri: è l’idea del Cipsi.

di Carlotta Jesi

Caraffe d?acqua di fonte invece che bottiglie di minerale. La differenza tra il primo Forum alternativo mondiale dell?acqua e quello di Kyoto, comincia sul buffet e sui tavoli dei relatori. L?acqua per i 2mila speaker, politici e attivisti di Firenze arriva dritta dall?acquedotto fiorentino.
“In segno di protesta”, spiega Paolo Rizzi del Contratto mondiale dell?acqua, “contro una grave ingiustizia: nel mondo ci sono 1 miliardo e 500 milioni di persone che non hanno da bere e in Italia consumiamo 9 miliardi di litri di minerale l?anno per un giro d?affari di 500 miliardi di vecchie lire”. Per non parlare del fatto che le imprese private dell?acqua sono tra gli organizzatori del forum in corso a Kyoto insieme alla Banca mondiale e alle agenzie dell?Onu favorevoli a una gestione pubblico-privata delle risorse idriche. Gestione che la società civile combatte.

Accesso all?acqua
Da qui la rottura con Kyoto e la creazione di un controvertice da cui, spiegano a Firenze, “usciranno misure concrete per permettere a tutti gli abitanti di avere accesso all?acqua nello spazio di 20 anni”. Qualche esempio? “Innanzitutto partnership pubblico-pubblico che garantiscano un utilizzo etico delle risorse idriche”, spiega Rosario Lembo del Cipsi. “Iniziative di solidarietà come quella su cui sta lavorando la Regione Toscana: prelevare un centesimo di euro al metrocubo dai ricavati della distribuzione dell?acqua da destinare a un Fondo per i Paesi poveri”.
Ma per garantire al Sud del mondo i 40 litri di acqua potabile indispensabili alla sopravvivenza di ogni essere umano, a Firenze si parla anche di una water tax, a carico dei titolari delle concessioni di acque minerali, da destinare a progetti di cooperazione coi Paesi bisognosi, di contribuiti volontari dei cittadini occidentali e di sistemi di tariffe differenziate sull?acqua.
L?idea alla base di tutto ciò è semplice: salvaguardare il diritto alla salute con un sistema di partecipazione responsabile sul piano della fiscalità. Senza dimenticare forme più tradizionali di solidarietà come quella dell?Mlfm – Movimento per la lotta contro la fame nel mondo. Una raccolta fondi per riabilitare 150 sorgenti che garantirebbero accesso all?acqua potabile a 40mila persone nella regione dei grandi laghi del Congo. Il denaro necessario a riabilitare una sorgente? “900 euro”, spiega Simona Mori, dell?Mlfm “ma ne bastano 50 per aiutarci ad acquistare i materiali necessari alla riabilitazione”.

Acquedotti di tutti
Dalla solidarietà alla promozione di progetti di gestione partecipata dell?acqua. L?alternativa sostenibile alla privatizzazione che il Cefa – Comitato europeo per la formazione e l?agricoltura sta sperimentando con successo a Kirua, in Kenya, con la costruzione di un acquedotto principale e di 16 acquedotti di villaggio. “La popolazione ha partecipato alle opere di bonifica e di scavo necessarie per portare l?acqua nei villaggi e contribuisce per il 49% alle spese di costruzione degli impianti locali”, spiega Marco Benassi del Cefa. “Stesso principio per la gestione degli acquedotti. Quelli di villaggio sono amministrati da 16 comitati che si occupano della manutenzione e della vendita. L?acquedotto principale è invece gestito da una partnership tra il Cefa, la diocesi locale e i rappresentati dei 16 comitati”.

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